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Fecondazione artificiale
La posta in palio sulla fecondazione artificiale Stampa E-mail
In gioco diritti fondamentali e una visione della societą: siamo persone o prodotti di fabbrica?
      Scritto da Giovanni Martino
28/02/05
Ultimo Aggiornamento: 23/07/11

"Ci sono cose che hanno un prezzo, e altre che hanno una dignità"
(Immanuel Kant)

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vignetta di Vincino, da Il Foglio

L’argomento fecondazione artificiale non coinvolge solo i ‘tecnici’ e le coppie con difficoltà ad aver figli, ma riguarda tutti noi.

Sono in gioco la visione che la nostra società ha della vita umana, il rispetto dei soggetti deboli.

Sgombriamo innanzitutto il campo da un equivoco maliziosamente creato dagli oppositori della legge 40/2004 (che regola una materia sino ad allora priva di regole), bollata (addirittura!) come “oscurantista e medievale, contraria alla laicità dello Stato”. Costoro sostengono che la legge era - e resta (perseverano...) - da abrogare, perché sarebbe una legge cattolica, che "alza nuovi steccati tra laici e cattolici" (?); affermano che è ingiusto imporre a tutti, anche a chi non crede, convinzioni morali e religiose che dovrebbero restare personali.

Tralasciamo la questione se davvero ‘laicità’ significhi espulsione dalla vita pubblica dei valori di ispirazione religiosa (ne parliamo nell'articolo Che cosa significa 'laicità'?). Qui dobbiamo evidenziare che definire la legge sulla fecondazione artificiale come una legge cattolica è falso. È falso per il semplice fatto che la Chiesa è contraria ad ogni tipo di fecondazione “artificiale”, in provetta (mentre ammette i tipi di fecondazione assistita che preservino il carattere “naturale” del concepimento: approfondiamo il discorso in un altro articolo).

In parlamento la legge è stata difesa da molti cattolici come male minore, o come espressione di un punto di vista condivisibile da tutti sui valori cardine della difesa della dignità della persona. La legge è già il frutto di una mediazione ed è stata approvata con una larga maggioranza trasversale, che comprendeva laici e cattolici, partiti che sostengono il Governo e parlamentari dell’opposizione. Coloro che la avversano sono gli irriducibili sostenitori del “tutto è permesso”; quelli che credono - loro sì con una buona dose di superstizione... - che la Scienza (con la S maiuscola, naturalmente) possa offrire risposte miracolistiche a ogni bisogno dell'uomo se svincolata da ogni limite.

Chi è contro la legge - e ha promosso i referendum - la presenta come una legge proibizionista, che impedisce il ricorso alle tecniche di fecondazione artificiale o la ricerca scientifica. Ciò non è vero: la legge regola la materia, ponendo semplicemente fine all'anarchia precedente, cercando un equilibrio tra interessi e diritti coinvolti.

I critici della legge sostengono che essa conculcherebbe la “libertà” di ricerca scientifica, il “diritto” (solo delle coppie? O di chi altro?) ad avere figli. Ma non spiegano se si tratti di "libertà" e "diritti" assoluti, o solo di interessi e desiderî che debbono confrontarsi con altre libertà e altri diritti:

I diritti dell’embrione: è solo un mucchio di cellule da manipolare, distruggere, vendere? O è il primo momento di sviluppo di ogni uomo, con un codice genetico nuovo e unico, con una sua dignità, un suo diritto ad esistere?

I diritti del bambino che nascerà: dovrà essere figlio di una banca del seme o dovrà poter conoscere sia il padre sia la madre? Dovrà rispondere agli standard fissati da un’accurata selezione (salute, sesso, caratteristiche psico-fisiche), o dovrà poter crescere sereno, accettato per i suoi pregi e i suoi difetti? Dovrà essere un oggetto di appropriazione, di un "diritto" dei genitori ad avere il figlio (ma ricordiamoci che i diritti si hanno sulle cose, non sulle persone), il mezzo per soddisfare aspirazioni, un magazzino di ricambio di tessuti ed organi, oppure un soggetto, frutto di un dono d’amore dei proprî genitori?

I diritti dei soggetti deboli: se si stabilisce che embrioni e bambini non hanno diritti incomprimibili (perché non hanno peso politico, non sono una lobby portatrice di interessi), potremo poi aspettarci tutela e rispetto per l’anziano, per il portatore di handicap, per il malato terminale, per tutte le persone non autosufficienti o non pienamente efficienti (potenzialmente: per ciascuno di noi), che possono essere “di peso” alla società?

I diritti dell'intero genere umano: il legittimo desiderio dei genitori di avere figli si può tradurre in “diritto a fabbricare” figli? L’uomo può essere oggetto di esperimenti scientifici, sia pure “a fin di bene”? Alcuni uomini possono eleggersi, novelli Faust, a padroni della vita e della morte? La scienza, la tecnica, il desiderio, sono onnipotenti, privi di ogni etica ed ogni controllo? Oppure trovano un limite nella dignità di ogni persona? La specie umana merita minori precauzioni di quelle dedicate ai vegetali, per i quali è regolamentata la produzione di OGM (Organismi Geneticamente Modificati)?

Gli avversari della legge si offendono, con alti lai, se qualcuno ricorda che l'eugenetica (cioè la selezione della razza) e gli esperimenti sull’uomo erano stati esaltati dal nazismo. Anche se non erano nati e non sono finiti con esso: la presa di distanza dall'eugenetica è solo della maggioranza - per ora - dei referendari: alcuni già sostengono apertamente l'opportunità di creare un uomo "migliore". Ordinandolo su internet, o recandosi sulla nave (che gira il mondo) della più grande banca del seme danese, è possibile acquistare il seme con le caratteristiche "ideali". I "progettisti" di bambini sono già al lavoro...

Non vogliamo fare banali equiparazioni. Ma ci domandiamo in tutta umiltà: siamo sicuri che sia così diversa la strada che si vuole imboccare? E' un caso che proprio i Paesi che hanno conosciuto l'eugenetica nazista - Germania ed Austria - abbiano vietato anch'essi la diagnosi-selezione preimpianto degli embrioni? Non vediamo i pericoli per la democrazia, per il principio di uguaglianza tra gli individui, che vengono dall'aspirazione a creare uomini "sani" e perfetti, di serie A? (Noi ci iscriviamo subito alla categoria degli uomini di serie B...). Chi stabilisce cosa è "sano"? Quanti scienziati, artisti, santi, statisti, nella storia dell'umanità, avevano difetti fisici genetici e sarebbero stati "scartati" con questa logica? Non ci accorgiamo che l'importantissimo sforzo di curare le malattie è cosa ben diversa dall'eliminare i malati? La "qualità" della vita è divenuta più importante della vita stessa? La fitness è il nuovo orizzonte della nostra esistenza? Non vediamo i legami con quella "cultura della morte" che si manifesta anche con l'eutanasia o l'aborto?

Negli argomenti degli oppositori della legge ci sono alcune falsità e numerose omissioni:
- “dimenticano” di ricordare che gli stessi esperimenti che si intendono praticare sulle cellule staminali embrionali - per trovare nuove cure alle malattie - sono già praticati su altre cellule staminali (del cordone ombelicale o adulte), con migliori risultati e senza distruggere embrioni;
- "dimenticano" che i rischi per la salute della donna (trattamenti ormonali) non sono una conseguenza della legge che si vuole abrogare, bensì sono legati alla fecondazione artificiale in sé; anzi, la legge tutela le donne esigendo una gradualità delle terapie ed una corretta informazione sui rischi che corrono (mentre prima - nel 50% dei casi! - si praticava la fecondazione a chi poteva avere figli in maniera naturale, sottoponendo la donna a rischi inutili);
- "dimenticano" i rischi per la salute del bambino che nasce da un donatore di seme anonimo (di cui non si conosca il profilo sanitario), o i rischi di incesto tra figli di uno stesso donatore;
- “dimenticano” gli interessi miliardarî (parliamo di miliardi di euro e dollari...) che girano intorno ai centri di fecondazione artificiale (un ciclo di tentativi fecondativi costa dai 6.000 ai 90.000 Euro, lucrando sulle speranze di tante coppie); gli interessi intorno alla ricerca sugli embrioni (8-10 miliardi di euro solo in Europa, sottraendo risorse alla ricerca contro la sterilità); gli interessi intorno alla brevettazione delle scoperte genetiche;
- “dimenticano” i casi clamorosi che la cronaca ha già conosciuto nel Far West che ha preceduto la legge: le mamme-nonne, le mamme-vergini, i genitori gay, gli uteri in affitto, gli “incesti” in provetta, i feti contesi tra più madri, gli embrioni selezionati, i tentativi di clonazione, …
- creano un'artificiosa contrapposizione tra la donna e i suoi figli, quando invece lo sforzo dovrebbe essere quello di cercare un equilibrio tra diritti, interessi, desideri;
- manipolano persino il linguaggio, per anestetizzare il senso comune: la fecondazione artificiale diventa PMA ("Procreazione medicalmente assistita"), i titoli dei quesiti referendari sono il contrario del contenuto, ogni desiderio diventa "diritto", compaiono l' "ootide", il "pre-embrione" e il "ricciolo di materia", spuntano cervellotiche e vuote distinzioni tra uomo "in potenza" e "in atto";
- quando, durante la campagna referendaria, si accorgevano di non aver argomenti per sostenere i quesiti, cambiavano discorso e parlavano di una futura presunta minaccia alla legge sull'aborto (che convive, senza problemi, con la legge 40).

Su altri argomenti propagandistici dei fautori del "tutto è permesso" non varrebbe la pena dilungarsi, tanto sono pretestuosi. Ad esempio, dire che la legge "agevola i ricchi, i quali possono aggirare alcuni limiti recandosi all'estero" equivale a sostenere che, poiché tutte le regole sono aggirabili, lo Stato non dovrebbe porre regole! Da tutti i Paesi si "evade" per trovare un luogo ancora più permissivo... Con la stessa logica: alcuni evasori utilizzano paradisi fiscali esteri? Aboliamo le tasse! Non riusciamo ad eliminare la mafia? Legalizziamola! Senza contare che, con i costi che abbiamo visto, le pratiche fecondative non sono in ogni caso roba per poveri.

Inoltre non è vero che all'estero sia permesso tutto (per cui noi Italiani, secondo una vieta mentalità provinciale, saremmo "meno evoluti"). In realtà, esistono dappertutto regolamentazioni della materia, che variano da Paese a Paese: in alcuni casi meno restrittive della legge 40, ma sempre più restrittive della disciplina che avrebbero voluto i referendari. Senza dimenticare i principî posti dalla Carta di Nizza e dalla Convenzione di Oviedo. Né che in alcuni Stati (Svezia, Gran Bretagna) si sta persino facendo qualche passo indietro.

Si sente anche qualche affermazione un po' stramba (non sappiamo se sincera...), del tipo "io sono contrario a certe pratiche, ma non voglio imporre il mio punto di vista o la mia fede". Affermazione stramba perché, lo ripetiamo, non si tratta di problemi che riguardano la coscienza dei singoli o la religione, consentendoci pilatescamente di "lasciar fare". Si tratta di problemi che investono tutti noi, il nostro futuro, i diritti (quelli veri, quelli dei soggetti deboli) che richiedono di essere tutelati e non possono essere abbandonati ad una visione privatistica.

Poiché non amiamo gli slogan (anche se l’argomento suscita inevitabilmente passione), alle domande che ci siamo posti abbiamo cercato - durante la campagna referendaria - di dare risposta puntuale con una serie di articoli, analizzando il contenuto preciso dei referendum (per comprendere i nodi della materia), cercando di evidenziarne significato e conseguenze. Ma l’approfondimento delle singole questioni - che resta di grande attualità anche ora che i referendum sono stati sconfitti - non deve far dimenticare la posta in gioco complessiva, che è altissima, e che alcuni cercano di far passare in secondo piano: siamo persone o prodotti di fabbrica?



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