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Bioetica
Cattolici e "laici" Stampa E-mail
Le posizioni sui temi bioetici della Chiesa, nel mondo cattolico, nel mondo "laico"
      Scritto da Domenico Martino
05/06/05
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 Camillo Ruini Jűrgen Habermas

Negli ultimi decenni tra i cattolici impegnati nella vita politica e sociale spesso sono emerse scelte diverse.

A volte si è trattato di una legittima pluralità di posizioni su temi che non impegnano direttamente la Fede. Altre volte, invece, è emerso il problema di una scarsa consapevolezza culturale di molti cattolici, di una confusione sui valori, che li ha resi facilmente suggestionabili da quanti sostenevano che “laicità” significherebbe andar contro il Magistero della Chiesa per partito preso…

Di recente, però, sul tema della fecondazione artificiale, il mondo cattolico ha ritrovato un’impensata compattezza. Non solo sulla scelta di principio, in occasione dei referendum, di difendere la legge 40/2004 quale strumento necessario – seppur imperfetto - per garantire il diritto alla vita, alla salute, alla tutela dei soggetti deboli. Ma anche sulla scelta concreta dell’astensionismo. Esponenti di tutti i movimenti cattolici, anche quelli più “progressisti” o “di base”, si sono espressi per l’astensione: Azione Cattolica, Focolarini, Comunità di S. Egidio, Comunione e Liberazione, ACLI, MCL, Rinnovamento nello Spirito, Cammino neocatecumenale, FUCI, Agesci,... Cos’è successo? Si tratta di una compattezza “forzata”, imposta dalle gerarchie?

Chi conosce appena (e non per sentito dire) gli umori del mondo cattolico sa che imporre scelte politiche è difficile oggi come lo era ieri. E’ vero che i fedeli prestano normalmente grande attenzione alle indicazioni dei loro Pastori: altrimenti che “fedeli” sarebbero? (E non si capisce come questa attenzione susciti scandalo negli anticlericali che ritengono più ‘autorevole’ il parere di un Veronesi o di una Ferilli …). Ma è anche vero che in quest’occasione i vescovi italiani non hanno dovuto fare particolari sforzi per evidenziare l’importanza della posta in palio.

Infatti non si trattava di imporre nella vita pubblica un precetto religioso. La "procreazione assistita", di per sé, non è ammessa dalla Chiesa, che guarda con favore solo a quegli interventi medici che sostengano la fecondazione naturale all'interno di coppie sposate. Per cui non potrebbe in nessun modo essere considerata ‘cattolica’ una legge – la legge 40, oggetto dell’attacco referendario – che disciplina la fecondazione artificiale e che, per di più, vi ammette anche le coppie conviventi. Il fatto è che i cattolici hanno partecipato al lungo dibattito – durato anni, in Parlamento, nella comunità scientifica, nella società civile – che ha portato all’approvazione della legge. E hanno accettato tale regolamentazione come “male minore”, come ragionevole compromesso con posizioni diverse di non credenti, che però avevano l’obiettivo comune di salvaguardare diritti laici di tutti: alla vita, alla salute, al rispetto e alla cura dei malati e dei soggetti deboli. Diritti aggrediti radicalmente con i referendum, i quali - se approvati - avrebbero minato le fondamenta stesse della nostra civiltà.

Su questi temi parole chiare e forti aveva pronunciato il magistero di Giovanni Paolo II con la grande enciclica Evangelium vitae. Il card. Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, apprezzando la costituzione del Comitato “Scienza & vita”, ha spiegato che  "il Comitato dà voce alla grandissima e altamente significativa unità che i molteplici organismi cattolici hanno saputo raggiungere su questo tema tanto importante e delicato, ma esprime anche e anzitutto una posizione razionalmente fondata che va nettamente al di là delle appartenenze religiose e partitiche riunendo molte personalità del mondo scientifico, culturale, professionale e politico. È chiaro il senso dell’indicazione di non partecipare al voto: non si tratta in alcun modo di una scelta di disimpegno, ma di opporsi nella maniera più forte ed efficace ai contenuti dei referendum e alla stessa applicazione dello strumento referendario in materie di tale complessità". Una posizione che ha avuto infine il sostegno – attentamente calibrato – di Papa Benedetto XVI. Sin da subito, quindi, è stata inevitabile e spontanea la mobilitazione dei cattolici laici (cioè non appartenenti al clero), anche più di quella dei sacerdoti e dei parroci, più prudenti.

La compattezza dei cattolici, dunque, non significa che sia in corso uno scontro tra laici e cattolici. Lo dimostra anche il fatto che la divisione che non c’è stata tra i cattolici, c’è stata invece tra i “laici” (intesi come non credenti). Molti "laici" hanno partecipato alla larga maggioranza trasversale che in Parlamento ha consentito l'approvazione della legge 40 e nelle urne dei referendum l'ha difesa.

E' vero che nel mondo "laico" la corrente prevalente sembra essere quella del radicalismo di massa (ognuno è giudice a sé stesso), del neosecolarismo (ogni riferimento religioso è “superstizione”, ogni pronuncia della Chiesa è “ingerenza”), del relativismo nichilista (non esistono verità e valori comuni da rispettare, tanto vale seguire desideri e interessi personali). Ma è anche vero che negli ultimi anni si sono levate voci autorevolissime a denunciare che il pensiero “laico” non può rinunciare all’uso della ragione, alla ricerca di valori sociali condivisi, all’impegno per i diritti umani; la lotta per le libertà non deve degenerare nell’impotenza verso arbìtrî e soprusi.

Precursore fu Norberto Bobbio, il “papa laico”, che già ai tempi del referendum sull’aborto in una sua celebre intervista guardava preoccupato agli schieramenti che si erano creati: “mi stupisco che i 'laici' lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere”. E con lui Pier Paolo Pasolini.
Negli ultimi anni ha preso posizione uno dei più autorevoli filosofi europei, l’agnostico e neomarxista della scuola di Francoforte Jürgen Habermas, che nel suo
Il futuro della natura umana (Einaudi) denuncia “l’eugenetica positiva liberale”. Secondo Habermas “non è compatibile con la dignità umana l’essere generato con riserva e giudicato degno di vita e sviluppo in base all’esito di un test genetico”; “l’autostrumentalizzazione che l’uomo intraprende a partire dai fondamenti biologici della sua esistenza” conduce “all’erosione del senso categorico degli imperativi morali” e alla schiavitù dei figli prescelti per la nascita: “si fissa l’interessato ad un determinato piano di vita, che limita la libertà di scelta”. Anche in Italia, su questa scia, si sono schierati quei non credenti (che a volte si autodefinscono “atei devoti”) che hanno invocato un’alleanza con i credenti in difesa dei diritti dell’uomo: Marcello Pera, Ernesto Galli Della Loggia, Giuliano Ferrara, Ferdinando Adornato, Oriana Fallaci.

Tornando al mondo cattolico: non è esistito davvero nessun “dissenso”, sia pure nella generale compattezza che abbiamo visto? Per trovare qualche voce discorde (sempre ambita da radicali e promotori dei referendum, che amano la retorica del “popolo cattolico contrapposto alla gerarchia vaticana”) bisogna utilizzare il lanternino: tale Tombolini, ex esponente dell’Azione cattolica confluito nei radicali; o tale don Gallo, prete genovese vicino ai “no global”.

Un caso a parte sono i cattolici attivi in politica in alcuni partiti di sinistra che hanno sposato apertamente i referendum, come i DS. Qui la possibilità di “deviare” dalla linea del partito era limitata, e il massimo di “libertà di coscienza” consentito era votare “no”; in questo modo si esprimeva una posizione di principio per non dispiacere troppo alla Chiesa, ma al tempo stesso si strizzava l’occhio ai compagni di strada politica: “tranquilli, votando ‘no’ aiutiamo i ‘sì’ a raggiungere il quorum e a vincere”. Concretamente, tra l’obbedienza alla Chiesa e quella al partito, si è finito con lo scegliere la seconda. Un caso simile è quello di esponenti politici che, pur non essendo diessini o comunisti, per essere rieletti devono candidarsi in collegi nei quali hanno bisogno di quei voti. La Bindi, tanto per non far nomi; e soprattutto il leader dell’Unione, Romano Prodi.

Prodi ha inizialmente dichiarato che, in quanto “cattolico adulto”, si sarebbe recato a votare. Un’espressione che ha fatto scalpore, perché sottintende che chi non si reca alle urne non sia “adulto”…

Qualcuno, in modo malevolo, potrebbe pensare che l’affermazione di Prodi sia dipesa da un mero calcolo politico: poiché i referendum erano sostenuti da molti partiti ed esponenti di sinistra, se il professore si fosse schierato per farli fallire la sua candidatura a capo della coalizione avrebbe vacillato. Lungi da noi però il pensare che, di fronte a questioni inerenti la vita umana, il professore possa aver effettuato un basso calcolo d’interesse personale e politico!

Allora, però, ci sorge un dubbio amletico su cotal “cattolico adulto”: o non è poi così “cattolico”, non condividendo affatto le posizioni della Chiesa e del mondo cattolico, e quindi ha votato “sì”; o non è poi così “adulto”, non avendo capito come funziona il meccanismo referendario, e quindi ha votato “no”, rischiando di aiutare i “sì” a vincere (spieghiamo perché nell'articolo su La dignità dell'astensione). O, forse, non è né l’uno né l’altro…

Bisogna anche aggiungere che il professore, capendo di averla sparata grossa, ha successivamente fatto una mezza marcia indietro in un’intervista a Famiglia cristiana, dicendo che “è adulto anche chi si asterrà ai referendum”. Di fronte a certi 'adulti'… “Sinite pargulos venire ad me


P.S.: C'è un altro professor Prodi che ci piace: è Paolo, il fratello di Romano. Paolo Prodi, con molta nettezza, ha dichiarato: “Quello con cui dobbiamo confrontarci sono le novità del presente. La clonazione, l’uomo in provetta, ordinare i figli su misura e quello che sta dietro a tutto questo, le radici più profonde di questo agire: un uomo che non è più responsabile delle proprie azioni. Non si tratta di contrapporre modernismo e antimodernismo, è il mondo che si sta disintegrando, è l’umanità nelle sue radici.”

P.P.S.: Sul tema della famiglia (tentativi di legalizzazione coppie di fatto e matrimoni gay) il gruppetto dei "cattolici adulti" impegnati in politica, seppure isolato dall'associazionismo, si è compattato sino ad arrivare allo scontro col Papa e con i vescovi...



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