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La tentazione di spiegare gli eventi - e il fallimento delle proprie utopie - con manovre oscure
      Scritto da Giovanni Martino
22/09/08
Il "N.1" della Spectre, la misteriosa organizzazione che nei film di 007 vuole dominare il mondo...

L'esperienza ci vaccina presto dall'ingenuità, ci insegna che le apparenze spesso ingannano, che alcune persone cercano di ottenere i loro scopi per via obliqua.

Esistono "manovre" semplici, quotidiane, ordite da persone comuni (a volte un po' bizzarre).
Esistono manovre di potere più complesse, ordite da personaggi che manovrano leve importanti, e sono in grado di produrre conseguenze di vasta portata. A volte, veri e proprî "complotti".
Ed esistono vere e proprie organizzazioni (come la massoneria) che, rappresentando gli interessi di pochi, preferiscono agire nell'ombra.

Non accontentarsi delle verità ufficiali, andare oltre la superficie, del resto, è proprio una delle ragioni ispiratrici del nostro magazine. Bisogna però che questa consapevolezza venga da uno spirito di osservazione e di riflessione attento, per evitare di generalizzare e di ingigantire questa realtà.

Chi si attiene ai fatti e alla ragionevolezza concreta (e non alle ipotesi o alla razionalità astratta) sa che alcune (molte?) persone ricorrono all'inganno; ma non sempre, e non tutte. Sa che i "complotti" esistono; ma spesso non hanno la capacità di influire in modo predeterminato sul corso degli eventi. Magari il risultato c'è, ma è opposto agli obiettivi iniziali; oppure si riduce ad un più piccolo - e più prosaico - guadagno personale (economico o di potere).

Eppure, la tentazione di vedere 'complotti' dappertutto è sempre stata diffusa. Umberto Eco, in quello che forse è il suo migliore romanzo - Il pendolo di Foucault -, ha ben descritto i paradossi cui conduce la passione per i complotti. Molti li vedono nella loro vita quotidiana (sul lavoro, nel condominio…). O nei grandi scenarî storici e politici.


Complotti plausibili e complotti immaginarî

Gli studiosi che hanno analizzato con più attenzione le "teorie del complotto" - Michael Barkun, Zeffiro Ciuffoletti, Massimo Introvigne - hanno utilmente introdotto la distinzione tra "microcomplotti" e "macrocomplotti".

I primi sarebbero progetti segreti organizzati in momenti storici ben circoscritti, con finalità politiche definite.
Quasi sempre sono progetti destinati a fallire, o a condizionare solo parzialmente gli eventi.
Più raramente i microcomplotti sono capaci di una riuscita (anche solo parziale), magari perché hanno saputo cavalcare un particolare momento socio-culturale. È il caso, ad esempio, di eventi come la Rivoluzione Francese, il Risorgimento italiano, la Rivoluzione d'Ottobre, ecc., innescati da azioni coordinate ben definite (anche se con conseguenze storiche durature).
In ogni caso, si tratta di "complotti" che lasciano tracce evidenti, ricostruibili dagli storici avveduti.

Appartengono invece al campo della fantastoria i "macrocomplotti", cioè i progetti costruiti da presunti grandi burattinai che avrebbero la capacità di influenzare il corso degli eventi storici con un'azione costante e durevole.
La realtà di questi macrocomplotti non è mai dimostrabile (l'ovvia conseguenza è che è difficilmente "dimostrabile" anche la loro falsità: e proprio questa difficoltà alimenta, con singolare inversione dell'onere della prova, la diffusione delle più fantasiose "teorie del complotto"...).

I prìncipi che aderirono alla Riforma protestante, e in seguito molti simpatizzanti dell'illuminismo, per contenere l'influenza politica e spirituale della Chiesa cattolica misero in circolazione numerosi libelli polemici: in essi si alimentavano le cosiddette "leggende nere" (ossia la mistificazione di numerosi eventi storici controversi: crociate, Inquisizione, caccia alle streghe, conquista delle Americhe, ecc.) e si diffondeva l'idea di oscure trame dei "papisti" (in particolare dei gesuiti, che furono espulsi da molte nazioni).

Tra Ottocento e Novecento è stata molto diffusa l'idea di un complotto ebraico-sionista mirante al dominio del mondo. Un'idea che ha attraversato la Russia zarista come la Germania nazista, con le conseguenze tragiche che ben conosciamo. Il gusto di credere al complotto induceva (e induce tutt'ora taluni fanatici islamisti) a dare affidamento anche a libelli palesemente falsi come i famigerati Protocolli dei savi di Sion.

Sempre nel secolo scorso una variazione sul tema era la tesi fascista di un complotto "demo-pluto-giudaico-massonico", che cioè avrebbe visto coalizzati gli Stati democratici, le "plutocrazie" (la grande finanza), ebrei e massoni.

I comunisti, senza cambiare di molto i fattori, denunciavano un governo mondiale dell'imperialismo capitalista, controllato da multinazionali, democrazie borghesi, sionismo. Gli Stati Uniti - la democrazia "borghese" e "capitalista" per eccellenza - sono sempre stati uno dei bersagli preferiti. E la CIA, naturalmente, si nascondeva dietro ogni trama.
L'antiamericanismo che resiste tutt'oggi si nutre di una buona dose di complottismo: lo stesso che ha portato a vedere nella tragedia dell'11 settembre 2001 una manovra ordita dagli Americani per giustificare il loro imperialismo (dimenticando che la tradizione statunitense è sempre stata isolazionista). Si pensi che in Francia è diventato best-seller un libro nel quale addirittura si nega che sia avvenuto l'attentato al Pentagono!

Restando sull'attualità, il Codice da Vinci - un romanzo di cassetta - viene visto niente di meno che come saggio storico rivelatore, nonostante siano stati abbondantemente documentati i suoi numerosi strafalcioni (derivanti da un palese intento denigratorio verso la Chiesa). L'idea che esistano sette di "illuminati" che attraversano il corso della storia, o eredi nascosti dei Templari, alimenta una sterminata pubblicistica priva di ogni rigore storico.

Anche le ripetute denunce di brogli elettorali, che si scambiano periodicamente le forze politiche, ricalcano le teorie del complotto.

Dicevamo che è molto difficile, anche per i più potenti "complottatori", riuscire a influire sugli eventi esattamente nella direzione desiderata. Difficile, ma non impossibile. La manovra che ha più possibilità di riuscita, forse, è proprio… quella che mira a diffondere l'idea che esista un complotto!


Come nascono le teorie del complotto

L'idea di un complotto, di solito, viene creata e alimentata da chi ha interesse a denigrare forze avverse. O da chi deve motivare i proprî insuccessi. E questo è tipico delle dittature, che giustificano le privazioni imposte ai cittadini come necessaria difesa da un "nemico esterno" (ancor oggi il regime di Cuba attribuisce i suoi mali all'embargo americano…).

L'idea di complotto può diffondersi anche per quella trappola logica, ricordata poc'anzi, che ne rende difficile "dimostrare" l'inesistenza.

Ma se l'idea del complotto può attecchire, è innanzitutto perché trova terreno fertile in una psicologia diffusa.

Molti sono portati a credere all'esistenza di trame oscure perché ciò li fa sentire meno ingenui. E invece possono rivelarsi i più ingenui: la "dietrologia", la passione di scovare ciò che è dietro le apparenze, può portare a ignorare… ciò che è davanti! Oppure si tratta di persone che vorrebbero darsi un tono di superiorità, dando almeno a vedere che i complotti - loro - li sanno riconoscere...

Accade anche che una visione razionalistica - e, conseguentemente, semplicistica - della vita e della storia induca a leggerla come un intrecciarsi di disegni nascosti. Chi ha questa visione elabora utopie che dovrebbero inevitabilmente realizzarsi (ignorando l'imprevedibile libertà umana). E se ciò non si verifica, l'unica spiegazione sarebbe nell'ostacolo posto da un altro gruppo di uomini, con un disegno sempre costruito a tavolino.

Il desiderio di giustificare gli insuccessi dell'ideologia in cui si è creduto può accompagnarsi al desiderio di giustificare gli insuccessi personali. E alla base di questo atteggiamento possiamo trovare anche un forte vittimismo, che a volte sconfina nella paranoia. 
Una persona matura e consapevole, invece, non addebita i proprî insuccessi all'ostilità che presume la circondi. Sa apprezzare ed imitare coloro che raggiungono grandi risultati utilizzando le "armi" della sincerità, del coraggio, della competenza, del sacrificio. Sa riconoscere i proprî limiti e fare alcune rinunce, perché il mondo non è fatto per realizzare tutti i desiderî.

Concludendo.
Molti "complotti" sono stati e vengono tentati, alcuni sono certamente anche riusciti.
Ma non ci sembra che esista una chiave di lettura facile ed univoca della storia. Certamente non la possediamo noi. Pensiamo solo che alla verità ci si possa accostare con la curiosità, la pazienza, l'umiltà.



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