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Musica - Recensioni e Profili
"Imagine" (2) Stampa E-mail
Una canzone che non vuole cambiare il mondo, ma una metafora per riflettere
      Scritto da Davide Dose
04/02/05

lennon_ono_bedin.jpg

Imagine 
di John Lennon

 
  
Le mani buttate lì sul piano a sentire l’armonia che si propaga, i suoni, caldi, che si fondono. Accordo maggiore, per giunta di Do. La cosa più naturale del mondo. Appoggiato sui tasti sperimenta le sensazioni. Si muove poco intorno. Si ascolta, si pensa, si assapora. La classica alternanza tra destra e sinistra (le mani). Poco si muove; si alternano insieme alle mani primo e quarto grado. Praticamente nulla. Si pensa. Si immagina. Si vola sopra un tappeto. Quattro quarti. Poi una quartina sull’ultimo tempo, la la# si do… e così inizia una canzone... così nasce una canzone.

È un sogno. È una finzione. È una immaginazione, come dice il titolo stesso. È surreale quindi proprio in quanto tale. Non si può dire finta o superficiale, è l’immaginazione che si apre e si fa parole.

È soprattutto una canzone. Ricordiamocelo. Non cerchiamo di attribuirgli scopi o fini o doveri che non ha. È la produzione artistica di un grande autore; non vuole cambiare il mondo, non vuole descrivere il mondo, non vuole né insegnare né ordinare niente a nessuno. Come nessuna opera d’arte vuole né può farlo. È una canzone. È importante ricordarselo perché si rischia di non comprenderne appieno tutta la sua ricchezza.

John la scrive nel 1971. Dopo il decennio più strano dell’ultimo cinquantennio. John la scrive cercando di far entrare in una canzone tutto quel patrimonio di cambiamenti novità contraddizioni pensieri sogni utopie anche follie che hanno segnato gli anni sessanta. Pacifismo, figli dei fiori, beat generation, ’68, guerra del Vietnam, scontro generazionale, guerra fredda. Tante parole che abbiamo sentito tante volte. E ci riesce. Questa è una grande canzone perché riesce a racchiudere un mondo dentro di sé, senza neanche volerlo. Non dimentichiamoci il periodo in cui nasce ‘Immagine‘ per capirla meglio.

Il brano in seguito diventerà da sintesi di un mondo, il simbolo, la bandiera di una generazione stessa.

John la scrive nel secolo XX. La scrive dopo il cinquantennio più triste della storia dell’Uomo. La scrive regalandoci una strana e bella riflessione, se vogliamo provocatoria e “surreale” sicuramente.

Nel nome di grosse ideologie, di grosse propagande, di finte idee “per cui uccidere o  morire” l’uomo ha provocato tante atrocità. Immagina che non ci sia il Paradiso, né l’Inferno, né l’ideologia folle che supera la stessa dignità dell’individuo; ricorda invece che siamo uomini dopo tutto, oltre le nazioni, i possedimenti, i ricchi, i poveri, oltre le diversità religiose, siamo uomini e siamo fratelli, non possiamo che pensare così. Immagina un mondo così. Forse sembra un sogno, una follia, dice John. Ma non sono il solo a pensarlo. Non è il solo, non era il solo davvero in quel periodo. Ma questa deve esser la direzione, il limite verso il quale tendere. Dopo le guerre e tutto il resto di brutto che ha causato, l’Uomo non ha capito niente, o non lo vuole capire. Si continua invece a perseguire in queste follie, nella guerra, negli interessi sopra tutto, sopra la vita. Cosa ci ha insegnato tutto il male del passato? Tutti i morti, tutte le sofferenze, cosa ci hanno insegnato? Cosa facciamo noi perché questo non accada?

Immagina un mondo diverso, un modo perfetto. Forse sono un sognatore, ma siamo in tanti. È bello che siamo in tanti. Muoviamoci in questa direzione. È un limite verso il quale tendere, è un sogno, ma questo è un percorso corretto al quale dobbiamo aspirare. Dobbiamo sognare. Dobbiamo batterci per un mondo perfetto, non arrenderci perché impossibile. Anche se non lo raggiungeremo mai. Immagina questo mondo. Da te poi capirai..

Nella sua metafora artistica John è paradossale è surreale. Ma vuole farlo di proposito, e superare tutti i logicismi e tutte le tentate giustificazioni che si danno a quello che continua a succedere. John ci fa sognare e immaginare, ma il messaggio, anche se tramite una produzione artistica, arriva chiaro e più toccante e forte di tante discorsi.

"La vita è ciò che ti succede mentre sei affaccendato a fare altro", cantava John Lennon in una canzone dedicata al figlio, nel 1980. John è l'Uomo Moderno per eccellenza, consapevole dell'improrogabile necessità di lavorare, ciascuno nel suo campo, per la pace.

"Sono violento, ma lo so", diceva... "offriamo una possibilità alla pace." Quindi, aggiungo io con l’occasione, che non dobbiamo prenderci in giro con assurde distinzioni “Pacificatori – pacifisti” e altre assurdità. Non prendiamoci in giro davvero. Che la violenza e la belligeranza fanno parte dello spirito umano questo purtroppo è chiaro, “lo so” dice John stesso. Ma dobbiamo esserne consapevoli, non giustificarlo nelle più varie modalità, magari per interesse, o per ignoranza. Pace non vuol dire un mondo senza violenza, che non può esistere. Vuol dire capire che non si può usare la guerra come strumento. Vuol dire capire dal passato, e non ripetere errori tragici, vuol dire cambiare modo, vuol dire non ingannare quando di mezzo c’è la vita della gente. I problemi ci sono. E sono tanti e la realtà è complessa. Questo John lo sapeva benissimo. Non è una canzone che ci dice cosa fare. Sono altri gli strumenti che ci segnano le strade concrete nella risoluzione dei problemi. Ma è una grande metafora che ci può far riflettere sulle nostre ipocrisie e assurdità. O se vogliamo sui nostri limiti. E ci può far sognare.

Non c'è messaggio più attuale.

Ruffiano? Credo proprio di no, io direi provocatorio. Sarebbe utile anche un’analisi di ciò che John viveva in prima persona in quel periodo, cosa ha significato per la sua esperienza individuale questa canzone.

John la scrive l'anno dopo lo scioglimento ufficiale dei Beatles.

Ma io mi fermo qua, sarebbe troppo lunga. Potrei anche dire qualcosa sulla piccola ma interessante particolarità letteraria del testo (una sorta di dialogo con l’uditorio), ma davvero sono al termine.

Aggiungo solo che la musica è come accennavo molto carina, si adatta perfettamente al tipo di canzone e crea un riuscito binomio con il testo. Armonia classica leggermente espansa  che crea quel minimo di indefinito (none, seste, settime maggiori), anche se rimane tutto il tempo sulla stessa scala senza modulazioni degne di nota. Sottofondo di archi molto lineare che esce fuori nelle strofe successive, a tratti parecchio grazioso. Non è assolutamente una perla della Musica mondiale, ma è una canzone molto bella nella sua semplicità. Il video non è dei migliori. Ma se lo trovate fa sicuramente piacere vederlo.

È una canzone che per la sua potenza, che vogliate o no, non morirà mai.

Forse perché deve ancora dirci molto. Cominciamo ad ascoltare. Immaginiamo.


(per altri giudizi - meno lusinghieri - sulla canzone, vai alle recensioni Imagine(1) e Imagine(3) )

Il testo della canzone: 

Immagina che non ci sia il Paradiso
è facile se ci provi
Nessun inferno sotto di noi
Sopra solo il cielo
Immagina tutta la gente
che vive per il presente...

Immagina che non ci siano nazioni
non è difficile
Niente per cui uccidere o morire
e neanche nessuna religione
Immagina che tutte le persone
vivano la loro vita in pace...

potresti dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...

Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o rabbia
la fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta la gente
condividere il mondo intero...

potresti dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...

 



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