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Politica - L'azione del Governo
La Finanziaria 2007 e le tasche degli Italiani Stampa E-mail
Scopriamo i contenuti di una manovra priva di trasparenza: più tasse per tutti
      Scritto da Domenico Martino
24/01/07

tasse.jpgFinalmente ci è possibile analizzare la Legge Finanziaria per il 2007 (L. n.296 del 27-12-2006), per capire quali saranno le conseguenze nella nostra vita di tutti i giorni.

I commenti sulla manovra del Governo sono piovuti sin dalla sua presentazione, lo scorso settembre. Ma le divisioni interne alla maggioranza hanno creato un quadro di confusione, con i provvedimenti concreti che mutavano ogni giorno. Pertanto, volendo offrirvi - com’è nello stile di Europa Oggi – un’informazione accurata, abbiamo preferito aspettare il testo finale

Se avessimo voluto dare una valutazione della manovra nel suo insieme, sotto il profilo politico-economico, ciò sarebbe stato possibile già al momento della sua presentazione, essendo le linee guida chiare sin da allora: niente tagli alle spese improduttive, niente riforme, aumento delle imposte dirette e indirette. L’aumento del carico fiscale colpisce – come vedremo – non solo le categorie più produttive, ma tutte le famiglie, con conseguente depressione della capacità di spesa e – come spieghiamo in un altro articolo - rallentamento della crescita appena iniziata.
Un profilo totalmente diverso dal DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) approvato pochi mesi prima!

I commenti degli osservatori, inevitabilmente, sono stati negativi.

Il successivo iter parlamentare della Finanziaria non ha migliorato la situazione, anzi.
Il documento economico è via via cresciuto, per cercare di soddisfare le numerose esigenze dei vari partiti, gruppi e singoli parlamentari. Esigenze fatte valere, però, dietro le quinte. Perché in aula si è verificato un preoccupante deficit di democrazia.

Per la prima volta, sia alla Camera dei Deputati sia al Senato è stata posta la fiducia sull’intero provvedimento, ovvero sul “maxiemendamento” presentato dal Governo. Insomma, non si è potuto votare separatamente nessuna norma!
Il risultato è un mostro illeggibile, composto da un unico articolo con 1364 commi, record assoluto. I rimandi ad altre leggi sono ben 1880. Insomma, è stato partorito quello che il presidente della Repubblica Napolitano ha giustamente definito un "testo abnorme".

Un anno fa, nella Finanziaria per il 2006 del Governo Berlusconi, i commi erano ‘solo’ 612, e la fiducia era stata chiesta solo alla Camera. Quanto bastava per far ritenere a Piero Fassino che si trattasse di "una degenerazione istituzionale che la dice lunga sul senso delle istituzioni della maggioranza".
Intendiamoci: già quel modo di procedere meritava un giudizio severo. Ma quest’anno il centro-sinistra, col suo “senso delle istituzioni”, ha pensato bene di rilanciare. Niente votazione dei singoli provvedimenti in entrambi i rami del Parlamento. Ed eliminazione anche del dibattito. Infatti, la discussione in Commissione Bilancio della Camera non è stata consentita; e in aula sono stati discussi pochi articoli …

Orbene, dipanare una simile matassa è quasi impossibile. E ciò deve preoccuparci: il fatto che i cittadini non siano messi in condizione di leggere e comprendere con chiarezza le leggi dello Stato (presupposto necessario per poterle applicare correttamente, e per poterle giudicare al momento di esercitare la sovranità politica) è un altro campanello d’allarme sullo stato della nostra democrazia.

Noi vogliamo provare ugualmente a fornirvi un quadro chiaro e comprensibile, richiamando di seguito i provvedimenti più significativi: aumento delle imposte statali (IRPEF) e locali, nuovi ticket sanitari, rincari tariffari.

Il provvedimento più rilevante è sicuramente l’aumento delle aliquote IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche).

Dobbiamo subito sottolineare che la Finanziaria è contorta e poco trasparente non solo nella sua formulazione, ma anche nei suoi contenuti. Infatti, l’aumento delle aliquote è stato parzialmente compensato dall’introduzione di alcune detrazioni d’imposta (per carichi familiari, da lavoro dipendente, da pensione, da reddito autonomo, ecc.), che sostituiscono le deduzioni sull'imponibile, e dall’aumento degli assegni al nucleo familiare (v. anche il nostro articolo che spiega la differenza tra deduzioni e detrazioni). Il risultato, però, è che il peso fiscale reale varia da persona a persona, e ciascuno lo può conoscere solo a seguito di calcoli complicati (chi si volesse cimentare può scaricare lo ‘speciale’ de Il Sole 24 Ore).
Inoltre, mentre l’aumento delle aliquote è generalizzato, le detrazioni interessano soltanto alcune categorie di contribuenti, e spesso non sono cumulabili; gli assegni al nucleo familiare, poi, incidono significativamente solo dal terzo figlio, e riguardano solo lavoratori dipendenti e parasubordinati (per i lavoratori autonomi, evidentemente, i figli sono un lusso due volte...).

Quello che possiamo dare è un giudizio complessivo sul peso fiscale derivante dalla manovra, riprendendo le simulazioni e le analisi già effettuate da alcuni centri studi ed organi di stampa.

Se guardiamo solo alla nuova modulazione dell’IRPEF statale (combinazione di aliquote, detrazioni e assegni), abbiamo:
- per i redditi più bassi, che già erano esenti da imposte (no tax area), non c’è nessun beneficio (se non in caso di carichi familiari);
- per i redditi medio-bassi (fino ai 32.000 euro per gli autonomi, fino ai 38.000 per dipendenti e pensionati) si avrà un beneficio nominale che va dai venti ai trecento euro l’anno, in funzione dei carichi familiari;
- per i redditi medio-alti c’è un aggravio via via più consistente.

Ma attenzione: esistono altri fattori che annullano il beneficio (che abbiamo infatti definito nominale) di cui godono alcune fasce di reddito! (I calcoli di Luca Ricolfi dimostrano che, anche tra i lavoratori dipendenti, a goderne sono un'esigua minoranza di contribuenti; anche il segretario della CGIL Epifani ha constatato che già "con 1.200, 1.300 euro netti al mese si pagano più tasse di prima").

In primo luogo, la Banca d’Italia ha evidenziato che l’aumento delle aliquote e la sostituzione delle deduzioni sull’imponibilie con le detrazioni d’imposta accentuano il cosiddetto fiscal drag: cioè, a parità di reddito, è ora più facile trovarsi in uno scaglione più alto (e quindi pagare più tasse che in passato).

In secondo luogo, il reddito derivante dalla casa di abitazione ora incide sull’IRPEF, mentre finora era neutrale. Infatti, facendo salire il reddito complessivo, il reddito della prima casa fa diminuire le detrazioni (che sono calcolate sul reddito), e questo nuovo aumento non è compensato (come accadeva prima) dalla corrispondente deduzione forfettaria. (Attenzione: i dipendenti non troveranno questo aggravio - calcolato in media sui 40 € l'anno - nella busta paga di gennaio, ma dovranno pagarlo tutto insieme in sede di conguaglio, a luglio se presentano il 730.)

In terzo luogo, aumentano i contributi previdenziali per tutti: dipendenti, autonomi, co.co.co. (E, naturalmente, sono risulati esigui per i lavoratori dipendenti i vantaggi promessi per il taglio del "cuneo fiscale"; taglio che si è rivelato molto più magro anche per le aziende, visto che non è cumulabile con altri benefici già esistenti).

Ma, soprattutto, aumenta l’IRPEF di competenza degli enti locali (sin qui abbiamo parlato solo dell’IRPEF statale).
Infatti, anche se le aliquote delle addizionali IRPEF determinate dai singoli enti locali restassero uguali, l'importo dell'imposta pagata aumenterà ugualmente, perché ora si applica a un reddito che non è più diminuito dalle deduzioni!
Ma non basta, perché le addizionali aumenteranno, e l'incremento dell'imposta sarà moltiplicato. Infatti la Finanziaria, tagliando pesantemente i trasferimenti agli enti locali, ha contemporaneamente autorizzato gli enti con capacità impositiva ad aumentare la loro addizionale IRPEF (che normalmente colpisce nella stessa misura redditi bassi ed alti…).
Le Regioni possono ora andare oltre il tetto dell’1,4% - per un ulteriore 0,5% - in caso di deficit. I Comuni possono arrivare sino allo 0,8%, e fino all’1,1% in caso di deficit. Quasi tutti gli enti locali, anziché tagliare le spese, hanno prontamente utilizzato questa possibilità (tra le lodevoli eccezioni, il Comune di Milano). Ogni contribuente – si badi bene – paga quasi sempre sia l’addizionale regionale sia l’addizionale comunale: il totale può ora arrivare al 3%!
Se poi calcoliamo che il precedente meccanismo delle deduzioni teneva conto dei carichi familiari, il passaggio alle detrazioni fa sì che l'aumento delle addizionali penalizza le famiglie numerose!

Le nuove imposte locali non finiscono qui.

È stata introdotta la possibilità, per finanziare opere pubbliche, di istituire la “tassa di scopo”, il cui ammontare sarà dell’ 0,5 per mille dell’ICI.
È stato previsto da settembre il trasferimento ai Comuni della gestione del catasto, con possibilità di rivedere gli estimi sui quali viene calcolata l’ICI. Il che, dove si aggiungerà anche l’aumento nominale dell’aliquota ICI, potrebbe significare una vera e propria moltiplicazione di questa imposta.

Inoltre: nelle regioni a più alto deficit sanitario (Campania, Lazio, Liguria, Sicilia, Abruzzo, Molise) è scattato l’aumento dell’IRAP. Molti comuni stanno aumentando la Tariffa sui rifiuti (a cui si applica anche l’IVA: per cui l’aumento si moltiplica!), il costo dei permessi d’accesso al centro storico, ecc.

Ogni giorno, poi, la Finanziaria ci riserva nuove sorprese.

Partiamo dai ticket sanitari.
La settimana scorsa mia moglie ha dovuto fare le analisi del sangue, e si è vista chiedere la ‘modica’ somma di € 10 come ticket per la prescrizione medica. Questo nuovo ticket, che si applica a tutte le prescrizioni di visite specialistiche e agli esami diagnostici, si aggiunge al ticket dovuto per la prestazione stessa. Insomma: doppio ticket! Anzi, anche triplo, quadruplo: se in una ricetta sono prescritte prestazioni relative a diverse branche (ad esempio un’analisi, una visita, una radiografia) si pagano 10 € per ogni branca!
E si arriva al paradosso che per molte prestazioni è conveniente recarsi presso un laboratorio o uno studio medico privato convenzionato!
(Questo ticket, contestatissimo, è stato poi abolito sul piano nazionale in sede di conversione in legge del cosiddetto "decreto milleproroghe", lasciando alle Regioni la decisione se mantenerlo. Le Regioni lo hanno mantenuto - ovviamente - quasi tutte... Il Governo ha poi deciso di abrogarlo completamente da luglio, tagliando i fondi alle famiglie per reperire i fondi necessari... il resto alla prossima puntata!)
Per fortuna non si è presentata la necessità di nessuna ‘visita’ al pronto soccorso. Ma sappiamo già che – se all’accettazione ci assegnano il “codice bianco” – fanno altri 25 €.

L’altro giorno ho pagato il bollo auto e ho scoperto un altro aumento: quasi € 10.
Sono aumentate anche le tariffe per le revisioni di auto e moto, nonché le pratiche svolte dalla Motorizzazione per targhe, passaggi di proprietà e immatricolazioni.

Bisognerebbe ricordare anche gli aumenti di tasse e tariffe già effettuati dal governo Prodi nei mesi scorsi (prima dell'approvazione della Finanziaria): imposte di bollo, multe, pedaggi autostradali, accise su gasolio e imposte regionali su benzina, imposte ipotecarie e catastali per successione o trasferimento di immobili, ecc.

La Finanziaria comprende anche una lunga serie di incentivi ed agevolazioni: per l’acquisto di pannelli solari o televisioni digitali, per le spese sportive dei minori, per le retribuzioni delle badanti, per la locazione di appartamenti a favore di studenti fuori sede, per la rottamazione di veicoli e motocicli inquinanti o di frigoriferi ad alto consumo, …
Ma si tratta di provvedimenti molto settoriali, per di più sottoposti ad una serie di limiti e condizioni. Utili, certo, ma insufficienti a incidere in senso positivo sulle finanze delle famiglie.

Insomma, se guardiamo al peso fiscale complessivo determinato dalla manovra (imposte dirette e indirette, statali e locali, tasse, tariffe, ecc.), il risultato è: più tasse per tutti! (E non solo per Totti…).
Un’associazione di consumatori come l’Adusbef ha calcolato in 280 € l’ammontare medio dell’aggravio di spese dovuto direttamente ai provvedimenti adottati con la Finanziaria.

Concludiamo con un’annotazione che forse aumenterà lo sconcerto di molti: questi sacrifici non erano necessari a coprire nessun "buco" di bilancio, come spieghiamo nell’articolo Il gioco dello scaricabarile.

Ognuno faccia le sue riflessioni.



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