PRIMA PAGINA
faq
Mappa del sito
Temi caldi
Temi caldi
Notizie
Attualità
Politica
Economia
In Europa
Nel Mondo
Contrappunti
Intorno a noi
Città e Quartieri
La Regione
Religione
Notizie e commenti
Cattolici e politica
Documenti ecclesiali
Link utili
Cultura
Libri
Cinema
Musica
Fumetti e Cartoni
Teatro
Arte ed eventi
Storia
Scienze e natura
Rubriche
Focus TV
Sport
Mangiar bene
Salute
Amore e Psiche
Soldi
Diritti
Viaggi e motori
Tecnologia
Buonumore
Login Utente
Username

Password

Ricordami
Dimenticata la password?
Indicizzazione
Convenzioni


Politica - Notizie e Commenti
Elezioni senza programmi elettorali? Stampa E-mail
Il “programma” di partiti e coalizioni è sempre più evanescente
      Scritto da Francesco Cassani
18/02/13
I programmi elettorali sono sempre più... sfumati
I programmi elettorali sono sempre più... sfumati
La cosiddetta “Seconda Repubblica” celebrò il suo avvento con la retorica del “programma elettorale”: non dovevano esistere più i partititi-identitari, di cui sia chiaro il progetto politico complessivo (e quindi le proposte portate avanti con coerenza nel tempo); piuttosto, coalizioni di governo che si presentano al giudizio dell’elettore con un programma e un leader.

La retorica del programma si è via via sganciata dalla realtà, diventando mitologia.

Abbiamo avuto i programmi enciclopedici come quello dell’Ulivo nel 2006: 281 pagine fumose e contorte, frutto di estenuanti trattative per mettere d’accordo una coalizione di tredici partiti divisi su tutto.

Un programma che nelle intenzioni voleva essere facile da rispettare, perché... affrontava tutti i temi senza nessun impegno concreto! (Ovviamente la coalizione dell’Ulivo franò ugualmente.)

Abbiamo avuto poi i programmi in pillole, come quello del Popolo della Libertà nel 2008: 13 paginette con “sette missioni”.  Questo programma prendeva impegni concreti su pochi temi , quelli che potessero fare presa sugli elettori (sugli altri, mani libere). Un programma appena appena più difficile da rispettare; tanto che... non è stato rispettato!

Andare a rileggersi un programma elettorale alla fine di un mandato è un po’ come rileggersi, il 31 dicembre, gli oroscopi di inizio anno... sconfortante.

Viste le passate esperienze, che cosa hanno deciso i partiti politici per queste elezioni?

Forse hanno deciso che era meglio abbandonare la retorica del bipolarismo basato su partiti-contenitore privi di identità, tenuti insieme apparentemente dai “programmi” (in realtà dalla conquista del potere)?
Non l’hanno pensata così Pdl e Pd, strenui difensori della legge elettorale che blinda questo sistema.

Oppure i partiti hanno deciso che bisognava finalmente imboccare la strada di programmi completi, chiari, seri (cioè concretamente realizzabili)?
Neanche questa strada è stata ritenuta “praticabile”. Perché presentare programmi che rischiano di essere disattesi? Non li presentiamo affatto, o al massimo poche righe pro forma.

Le elezioni del 2013, quindi, potranno essere ricordate come quelle in cui un assetto politico, costruito a parole sui programmi di governo, in realtà... ne ha fatto a meno! (Con lodevoli eccezioni, come vedremo.)


La sinistra
Pd e Sel, partiti con la speranza di essere la coalizione vincente, hanno presentato un “documento allegato alle liste della coalizione dei democratici e dei progressisti, che riprende la Carta d’intenti (delle primarie, ndr) e che rappresenta le linee guida della proposta di governo del Paese”.

Questo documento, però, è poco più di un volantino pubblicitario: 5 paginette (4 se togliamo la copertina) di propositi vacui e generalissimi.
Come se non bastasse, è presente solo sul sito internet del Pd... Sel, nel suo sito, mette in bella mostra un proprio programma.

Il Pd nell’area “Programma” del suo sito, oltre al “documento di coalizione” di cui si è detto (linkato come “I nostri valori” e denominato in copertina come “Programma”: idee chiare, eh?), inserisce anche i documenti elaborati nel corso degli ultimi anni dalle commissioni del partito. Documenti interessanti per conoscere gli esiti del dibattito interno, e che però – si badi bene – sono indicati come “proposte”, non come impegni elettorali veri e propri, perché “indicano le prospettive di fondo”.

Dagli equilibrismi programmatici della coalizione di sinistra, insomma, emergono le solite ipocrisie e divergenze. I due partiti hanno stabilito che ogni volta, durante la legislatura, si riuniranno per decidere a maggioranza sui singoli temi. Con buona pace dell’elettore “sovrano”.


Il centro
Mario Monti è “salito” in politica essenzialmente con l’obiettivo di perseguire un progetto di riforme, la famosa “Agenda Monti ”. Per la coalizione che si è aggregata intorno alla figura del premier uscente (Scelta civica, Udc, Fli), quindi, i contenuti rivestono un ruolo centrale.

L’Agenda Monti indica le riforme ritenute necessarie per il Paese ed è il documento di coalizione. Tali riforme sono prospettate in maniera abbastanza chiara e concreta, facendone emergere – anche senza troppi dettagli - il profilo fortemente innovatore. E consentendo, quindi, osservazioni e critiche.

Su aspetti più specifici le forze che fanno parte della coalizione sembrano essersi riservate margini di autonomia.
Scelta civica affianca all’Agenda Monti altre nove “agende” tematiche (crescita, lavoro, ecc.).
Quanto all’Udc, è uno dei pochi partiti “identitari”, e probabilmente confida che la coerenza del suo progetto politico sia chiara al di là dei programmi elettorali da riproporre ad ogni tornata. Non nuocerebbe, però, una maggiore attenzione comunicativa, se è vero che il suo programma elettorale è presentato in maniera frammentaria (parte per iscritto e parte in video tematici, con rimandi all’Agenda Monti e alla Dottrina sociale della Chiesa) e non è proposto nel sito istituzionale del partito, ma in un sito ad hoc (www.votoudc.it).
Fli, invece, attraversa difficoltà ormai non recuperabili, che si riflettono anche nella comunicazione: il dominio internet del partito reindirizza al sito di Fini, molto scarno e senza tracce di programma.


La destra
Pdl e Lega hanno elaborato un programma comune. Anche se, paradossalmente, sembrano aver pudore ad evidenziarlo: ciascuna delle due forze lo rende disponibile con i propri simboli, senza specificare che si tratta di impegni concordati. Se vogliamo “tradurre” il significato di questo pudore, si tratta del segno rivelatore di due forze che si sono rimesse insieme controvoglia, solo per poter ambire al premio di maggioranza in alcune Regioni del Nord e ridurre le proporzioni della sconfitta.

Parlando di un programma (che potrebbe essere perseguito anche dall’opposizione), però, non può essere eluso l’aspetto della sua (scarsa?) credibilità. Un aspetto che investe tutte le promesse elettorali, di ogni partito, luogo ed epoca; ma ancor più quelle di una coalizione che ha disatteso quasi tutti gli impegni assunti nella precedente tornata elettorale. E non a causa di “intralci” esterni: basti rilevare che nel nuovo programma è ripresentato l’impegno dell’abolizione delle province (!), sempre fieramente avversata dalla Lega...


Movimento 5 Stelle
Il programma del partito di Grillo è ricco di proposte di dettaglio su temi che ne costituiscono il tradizionale cavallo di battaglia (energia, informazione, costi della politica, ecc.), ma tace quasi completamente su molte altre tematiche.

Grillo ha sempre sostenuto che ciò non costituisce un problema, perché su tutti i temi si esprimeranno i cittadini con forme di democrazia diretta (internet, referendum, ecc.). Questa visione della partecipazione, però, oltre ad esprimere una visione distorta della democrazia partecipata,  può rappresentare semplicemente un alibi per la reticenze o le approssimazioni (proposte stravaganti e irrealizzabili) che emergono nel programma. Si è visto infatti com’è andata per le “parlamentarie”, le votazioni on line per la formazione delle liste elettorali: regole “blindate”, una partecipazione dichiarata di sole 20mila persone...
Anche in questo caso, la "sovranità" popolare è solo astratta: quelli che voteranno assiduamente su internet saranno solo una parte infinitesimale di quelli che avranno dato il loro consenso al movimento nelle urne.

Nel caso del programma di Grillo, però, vorremmo spendere una parola non solo sulla sua completezza/chiarezza/serietà, ma anche sul merito delle proposte: semplicemente inquietanti.  Grillo, Casaleggio, i seguaci più fedeli (che non vogliono essere derisi ed espulsi) hanno una visione della società oppressiva, giacobina e illiberale: tralasciando gli aspetti giustizialisti, vogliono affidare tutto allo Stato etico, diffidano delle istituzioni sociali libere (scuola, informazione, Chiesa, ecc.), sono contro lo sviluppo industriale (puntando tutto sul “piccolo e locale è bello”).

Insomma: questo partito raccoglie consensi sulla base della protesta verso corruzione e sprechi pubblici, ma propone un programma da partito comunista nordcoreano, rilanciando quel ruolo debordante dello Stato che è la causa prima di ogni spreco.


Fare per fermare il declino
Tra le liste e coalizioni minori, un cenno particolare ci sembra lo meriti quella di Oscar Giannino. Il suo programma è costituito da “10 proposte”, presentate sia con enunciazioni sintetiche sia con Approfondimenti accurati, completi di cifre e tempistiche di realizzazione (in alcuni casi con ulteriori “Approfondimenti tecnici”).

Di queste proposte si può discutere il merito (sono proposte di stampo marcatamente liberale, con i pregi e i limiti di tale impianto); si può evidenziare che molte si fondano su previsioni esageratamente ottimistiche; si possono sottolineare le lacune.
Ma non si può negare che questa nuova forza politica ha puntato tutto – davvero - sul programma.
Il desiderio di attirare il consenso di elettori che vogliono concretezza ha prevalso sul timore che alcune proposte di dettaglio possano spaventare determinati target elettorali. Si tratta di una scelta che è più facile per forze politiche molto piccole, che hanno meno pressante l’esigenza di coinvolgere fasce ampie di elettorato. In ogni caso, una scelta coraggiosa che meriterebbe di essere imitata.


Concludiamo con l’amara constatazione che i temi “eticamente sensibili” sembrano espulsi dai programmi, se non per rapidi cenni. I leader politici hanno preferito affrontare l’argomento, a grandi linee, nelle dichiarazioni di campagna elettorale.

Si tratta di temi per i quali l’elettore, in sostanza, è espropriato della decisione.

La speranza sarebbe che, in mancanza di proposte esplicite, se ne debba ricavare che un partito intenda conservare lo statu quo (il che sarebbe probabilmente la soluzione migliore, in questa fase storica).
Il timore, però, è che alcune “innovazioni” siano già scritte e trasversali agli schieramenti.


Giudizio Utente: / 6

ScarsoOttimo 




Ricerca Avanzata
Aggiungi questo sito ai tuoi preferitiPreferiti
Imposta questa pagina come la tua home pageHomepage
Agorà
Lettere e Forum
Segnalazioni
Associazionismo
Comunicati
Formazione
Dagli Atenei
Orientamento
Lavoro
Concorsi
Orientamento
Impresa oggi
Link utili
Informazione
Associazionismo
Tempo libero
Utilità varie
Link consigliati
Zenit.org
La nuova Bussola
   Quotidiana
Storia libera
Scienza e fede
Il Timone
Google
Bing
YouTube
meteo
mappe e itinerari
Google Maps e
  Street View
TuttoCittà Street
  View



Questo sito utilizza Mambo, un software libero rilasciato su licenza Gnu/Gpl.
© Miro International Pty Ltd 2000 - 2005