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Economia - Notizie e Commenti
Scontro di potere 2: l'epilogo Stampa E-mail
"Bancopoli": gli arresti, l'indulto, le dimissioni di Fazio
      Scritto da Giovanni Martino
01/08/06
Ultimo Aggiornamento: 04/11/08
falchi_ricucci_dopocarcere.jpg
Anna Falchi riabbraccia Stefano Ricucci uscito dal carcere
Lo scontro di potere si è concluso con una chiara sconfitta dei finanzieri emergenti, travolti dall'inchiesta giudiziaria. È emersa un’alleanza di ampio respiro tra il banchiere Fiorani, il finanziere Gnutti, gli immobiliaristi Ricucci e Coppola, cioè i “concertisti” della scalata alla banca Antonveneta. Questi personaggi avevano solidi rapporti con Consorte, presidente di Unipol. Un’alleanza nata – pare – ai tempi della scalata alla Telecom da parte di Colannino, primo tentativo di un nuovo gruppo di imprenditori di entrare nel giro che conta, sino a quel momento riservato al club di Mediobanca.

Consorte e il suo vice Sacchetti sono indagati dalle Procure di Milano e di Roma per aggiotaggio, manipolazione del mercato e ostacolo alle autorità di vigilanza. Consorte anche per associazione a delinquere, appropriazione indebita, ricettazione. Sui suoi conti correnti personali  sono stati trovati oltre 50 milioni di euro (100 miliardi di lire) per misteriose “consulenze”. Consorte è indagato anche dalla Procura di Perugia per violazione del segreto istruttorio, insieme con il magistrato romano che conduceva l'inchiesta su BNL: tale magistrato è accusato di aver messo sull'avviso Consorte - tramite un altro magistrato milanese - delle indagini a suo carico.

Fiorani è stato addirittura arrestato per associazione a delinquere finalizzata all’aggiotaggio, appropriazione indebita ed altri reati. Sono emerse plusvalenze accumulate grazie ad informazioni riservate, soldi sottratti ai correntisti della Banca Popolare Italiana (ex di Lodi), fidi non garantiti. Si parla anche di finanziamenti ad alcuni parlamentari dell'attuale maggioranza.

Le accuse a Fiorani hanno investito, indirettamente, il Governatore della Banca d’Italia Fazio, che aveva autorizzato la scalata ad Antonveneta e che, soprattutto, con Fiorani aveva rapporti di consuetudine. Fazio è stato indotto a rassegnare le dimissioni.

Arrestato anche Ricucci, per aggiotaggio (cercava di far salire il valore delle azioni RCS in suo possesso... è un reato?), rivelazione di segreto d’ufficio, false fatturazioni e occultamento di scritture contabili.

Venute meno le esigenze di custodia cautelare (per chi è incappato nell'arresto) iniziano le scarcerazioni. Il 29 luglio, poi, le Camere hanno approvato definitivamente l'indulto che, garantendo tre anni di sconto di pena anche ai reati legati a "bancopoli", rischia di svuotare l'inchiesta.

Ma se l'esito giuidiziario è stato inglorioso, i poteri forti hanno raggiunto gli obiettivi politici ed economici che si proponevano: Banca Popolare Italiana e Banca Nazionale Italiana finiscono - con danno dei piccoli azionisti - in altre mani. Il Corriere della Sera rafforza l'attuale patto di sindacato. Fazio è costretto a dare le dimissioni.


Un commento sui protagonisti della vicenda


Fiorani e i "furbetti del quartierino".

Nei mesi scorsi, nell'osservare il grande fuoco di sbarramento levatosi sui principali media contro i nuovi protagonisti della scena economica, ci era sembrato di scorgere manovre poco limpide nella difesa degli attuali assetti di potere. Sbagliavamo?

In realtà, non ci eravamo espressi in favore di Fiorani & Co., che non ci stanno né più né meno simpatici di un Della Valle (anche se non portano la pochette con la stessa disinvoltura). Siamo contenti se la magistratura fa bene il suo lavoro e individua reati da perseguire.

Avevamo però sottolineato che quel fuoco di sbarramento si era levato prima che si avessero notizie di reato. Ci era sembrato che la campagna mediatica, lanciata da organi controllati da quegli stessi poteri che si sentivano assediati, “chiamasse” l’intervento dei magistrati. Avevamo rilevato l’anomalia della pubblicazione di intercettazioni che dovrebbero essere coperte dal segreto istruttorio, e che filtrano in maniera selettiva (alcune sì, altre no). Avevamo evidenziato che la stessa campagna mediatica non sembrava motivata da amore per la trasparenza e per la legalità, ma da più prosaica difesa di altri interessi particolari. Avevamo deprecato la volgarità di alcuni toni di quella campagna: “immobiliarista” sembrava divenuta una parolaccia, Ricucci era bollato come originario di Zagarolo, Fazio schernito per l’accento “ciociaro” e la fede religiosa.

Sono stati sì bloccati personaggi poco limpidi, che certo non avrebbero aiutato la crescita del nostro Paese. Ma i vincitori, quelli che conservano il potere economico (e, dietro le quinte, politico), non sono personaggi che dimostrano grandi scrupoli; si distinguono per i pochi soldi (che consentono di detenere grande potere grazie a patti di sindacato, scatole cinesi ed amicizie politiche), i molti debiti e la scarsa capacità di innovazione. Ciò di cui avremmo bisogno è di regole trasparenti valide per tutti; di un mercato aperto ai soggetti capaci di farsi strada per i loro meriti imprenditoriali, e non per cooptazione o per reti di protezione trasversali.


Consorte e Sacchetti

Rimandiamo all'articolo sulla vicenda Unipol.


Fazio.

Una considerazione a parte merita Fazio, su cui avevamo speso parole di difesa che, anche ora, non ci sembrano totalmente inopportune. Le accuse penalmente rilevanti a suo carico sono di scarso rilievo: insider trading, per aver anticipato di qualche ora a Fiorani il nulla osta alla sua Opa, ed abuso di ufficio. L’operato del Governatore nella vicenda delle scalate – lo hanno sentenziato il TAR del Lazio e la Banca Centrale Europea – ha rispettato la legge. La campagna denigratoria nei suoi confronti, partita prima che emergessero i reati di Fiorani, aveva il fine principale di eliminare un personaggio divenuto di ostacolo a certi disegni di potere. Però dobbiamo aggiungere che se in precedenza le richieste di dimissioni ci sembravano pretestuose, i fatti che sono poi emersi le hanno rese inevitabili. Fazio non sembra aver violato nessuna legge (a quanto è emerso sinora) nell’esercitare la sua moral suasion per garantire la stabilità del sistema bancario. Ma è risultato sbagliato il suo giudizio sul personaggio Fiorani; e, quando si ricoprono incarichi tanto delicati, gli errori vanno pagati (non solo da lui, certo: se dovessimo fare la lista…). Auguri a Mario Draghi, che gli succede nel Governo di Bankitalia tra gli apprezzamenti unanimi del mondo politico ed economico. La stessa unanimità di cui godeva Fazio sino a poco tempo fa...

Una dimostrazione, però, che le critiche all'ex Governatore Fazio erano strumentali, nascondendo ben altri fini (eliminare un personaggio divenuto scomodo ai nuovi assetti di potere), ci viene dai fatti: ora, dopo averlo costretto alle dimissioni, i suoi accusatori iniziano ad invocare... l'italianità delle banche!

Il Sole 24 Ore l'ha rivendicata con un articolo - nel marzo 2006 - del vicedirettore Edoardo De Biasi. Il neogovernatore della Banca d’Italia, Mario Draghi (che non aveva accusato apertamente Fazio, ma certo è stato nominato per 'voltare pagina') ha riferito, nella riunione del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, di aver suggerito ai vertici delle principali banche italiane di correre al riparo dal rischio di scalate straniere. Per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti “la strategia Fazio può andar bene, ma senza i furbetti”; e il presidente di Confindustria (e della Fiat) Luca Cordero di Montezemolo: “sono d’accordo con Tremonti, anche perché gli arrivi di stranieri ci sono già stati e io li auspico sempre. Ma vorrei anche la crescita di banche nazionali attraverso aggregazioni che si possono fare”.

(Facciamo anche un salto in avanti nel tempo, nel pieno della crisi che nel 2008 ha scosso gli istituti finanziari di tutto il mondo. In un convegno organizzato dal Partito Democratico il 14 ottobre 2008, Pierluigi Bersani e Matteo Colaninno hanno riconosciuto che "il nostro sistema bancario è più solido anche perché c'è la vigilanza della Banca d'Italia, che funziona oggi e ha funzionato quando c'era Fazio").

Fatta la festa, gabbato lu santo (il cittadino-risparmiatore).



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