*Avvocato
Il calcolo degli interessi legali - operazione che si rende necessaria soprattutto nell'ambito commerciale e giudiziario - richiede pazienza e perizia, come ben sanno gli operatori del settore. Da qui l'utilità di calcolatori automatici, comodi anche per chi è digiuno della materia.
Chiariamo anzitutto, in termini assai semplici, che cosa sono gli interessi: sono i frutti prodotti da una somma di denaro che, per l'appunto, è considerato un bene fruttifero o produttivo.
Per cui, se la banca presta una somma di denaro (come ad es. nel mutuo), il prestito si intende a titolo oneroso (in genere le banche non fanno beneficenza) e al momento della restituzione del capitale chi ha goduto del bene dovrà corrispondere anche gli interessi che rappresentano la remunerazione dovuta al proprietario per il mancato godimento. In questo caso si parla di interessi corrispettivi o compensativi che vanno distinti da quelli moratori; quest'ultimi sono gli interessi che il debitore è tenuto a corrispondere nel momento in cui è in mora.
Il "tasso" o "saggio" d'interesse indica la misura degli interessi dovuti e viene espressa in termini percentuali sul valore complessivo del capitale prestato. Per cui, dato un tasso del 5%, gli interessi di un capitale di € 10.000,00 ammonteranno a € 500,00 (si ottiene calcolando 10.000/100*5, o - più velocemente - moltiplicando 10.000 per 0,05).
Se il tasso è stato concordato tra le parti, parleremo di tasso "convenzionale". Invece, se le parti non hanno concordato un tasso, andrà applicato il tasso "legale", cioè stabilito per legge, che può variare di anno in anno.
Quando maturano gli interessi? Il tasso di interesse è riferito ad un dato periodo di tempo che di solito è l'anno, ma le parti possono stabilire anche una diversa periodicità, ad es. trimestrale.
Il calco degli interessi diviene più complicato nell'ipotesi di interessi composti (cd. anatocismo), perché il tasso va applicato non solo al capitale iniziale, ma anche agli interessi maturati. Ad esempio, dato un tasso del 5% annuo, gli interessi di un capitale pari a € 10.000,00 dopo dodici mesi ammonteranno a € 500,00. Il secondo anno, però, il 5% non dovrà essere calcolato su € 10.000,00, ma sulla somma di € 10.500,00 e, quindi, gli interessi saranno pari a € 525,00.
Sul punto occorre specificare che nel nostro ordinamento l'anatocismo è previsto nelle sole ipotesi indicate dall'art. 1283 c.c.
Per calcolare gli interessi composti convenzionali esistono apposite formule finanziarie, come quelle disponibili in software tipo foglio di calcolo, come Excel. Per calcolare gli interessi legali bisogna anche conoscere il tasso fissato dalla legge, che cambia nel tempo: e qui ci soccorre un calcolatore automatico (come quello utilizzabile qui), che ha già inseriti tali valori (si ricordi che, ai sensi dell'art.155 c.p.c., il giorno di scadenza di un termine - se festivo, il primo seguente non festivo - va escluso; pertanto, nel campo 'Data iniziale' va inserito il giorno successivo alla scadenza del termine di pagamento).
Dagli interessi occorre distinguere la rivalutazione monetaria di una somma di denaro che è strumento teso a compensare l'inflazione.
L'inflazione rappresenta la perdita di potere d'acquisto di una moneta nel tempo. Cioè, mentre nel 2005 con € 2 compravo 1 Kg di pane, oggi per acquistare la stessa quantità me ne servono € 2,20. Il fenomeno inverso di aumento del potere di acquisto di una moneta si chiama deflazione, ma è di fatto solo un'ipotesi.
Orbene, per evitare che il creditore subisca gli effetti sfavorevoli dell'inflazione in genere si prevede che la somma dovuta sia rivalutata sulla base di alcuni indici elaborati dall'Istat. Ad es., in caso di divorzio, nel momento in cui il Tribunale determina l'assegno di mantenimento dovuto dal marito alla moglie, stabilisce anche che la somma sia annualmente rivalutata in base all'indice Istat dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati. Un calcolatore automatico per la rivalutazione monetaria potete trovarlo qui.