Due bei ceffoni, di quelli di una volta con la mano aperta, che lasciano un lungo pizzicore sulla guancia e il giusto tempo per pensare. Ceffoni così non se ne danno praticamente più, purtroppo, perché si rischia, in ordine crescente di sventura: la pubblica riprovazione, la denuncia, i servizi sociali, l’analisi.
Ma un genitore anticonformista, padre di una bambina di dodici anni, se ne è allegramente infischiato e ha riempito di schiaffi cinque sbruffoni delle medie: prima li ha fatti scendere dalle biciclette (la moglie era con lui, e con il senso forte della famiglia unita ne ha buttato uno per terra aprendogli la portiera dell’auto addosso), poi le ha date volentieri anche a un papà accorso al primo squillo di cellulare del figlio lamentoso e terrorizzato. I ragazzi ovviamente stanno bene, subito dimessi dal pronto soccorso pediatrico, hanno un po’ di sani giorni di prognosi e certo d’ora in poi eviteranno di chiudersi in un magazzino buio di sabato pomeriggio con una dodicenne, compagna di classe di alcuni di loro, per filmare con il cellulare una scena triste di sesso orale e fare girare il video per tutta la scuola media (sette maschi addosso a una femmina).
La ragazzina piange e dice che l’hanno costretta, loro ridono e dicono che era consenziente, “un rito di iniziazione per farsi accettare nel gruppo”. Il preside è molto sollevato perché il filmino è stato girato fuori dalla scuola, i genitori della bambina hanno preso un avvocato e ovviamente credono alla versione della violenza, i ragazzi si sentono molto sicuri perché solo uno di loro ha più di quattordici anni, e comunque il vero protagonista del video ne ha tredici.
“Un altro episodio di bullismo”, sui giornali un mese fa, le solite risatine, e la colpa come sempre è della Playstation. Un sacco di storie identiche a questa sono finite così, con la vergogna e con il dialogo (“era solo un gioco, non c’era nulla di male, lo fanno tutti”, hanno detto orgogliosi i ragazzi, che però avevano paura a tornare a casa da soli, terrore di quel padre infuriato che all’uscita da scuola osava prenderli a male parole e mettere in discussione la loro adolescente onnipotenza), invece stavolta è cambiato tutto: è finita a ceffoni, finalmente.
Respiro di normalità
Ceffoni non al preside che vieta i cellulari in classe, non ai professori che danno brutti voti, ma preziosi, rarissimi ceffoni ai figli che fanno casini. Il padre con la mano pesante è finito in caserma dai carabinieri, i genitori degli schiaffeggiati forse lo quereleranno per lesioni, ma almeno per un attimo si è respirata un po’ di normalità: famiglia robusta che sicuramente non avrà fatto mancare alla figlia sventata la giusta dose di sberle, prima di difenderla dalla ferocia brufolosa di un branchetto di maschi ghignanti.
Se poi la dodicenne fosse stata molto consenziente, molto d’accordo con l’idea orrenda di un rito iniziatico per entrare nel gruppo fico della scuola, non importa, gli schiaffi sono stati comunque perfetti: perché la seconda media è ancora libera dai video di Fabrizio Corona e dalle inchieste di Woodcock, quindi anche le sciocchine di dodici anni hanno diritto a un po’ di privacy.
pubblicato su Il Foglio del 27-3-2007