Ho trovato un lavoro per campare: mi oppongo alla pletora di sanzioni amministrative che commina l'amministrazione comunale, per le violazioni alle norme del codice della strada commesse da privati cittadini a mezzo di mezzi di locomozione di loro proprietà.
Traduzione: mi oppongo alle multe con cui il Comune di Roma vessa noi poveri cittadini.
E' un lavoro redditizio, in continua espansione. Ho stimato che i clienti potenziali sono circa 3.000.000. E non perché qui, nella capitale, siamo tutti, più o meno, incalliti trasgressori delle regole stradali. No, no. La vera ragione è che le multe sono diventate, di fatto, un'altra tassa, salatissima, sulla proprietà. Hai un'autovettura, un ciclomotore? La pagherai! (la multa) Finché, economicamente dissanguato, non potrai non andare coi mezzi pubblici. Certo non saranno il massimo dell'efficienza quest'ultimi ma… tant'è.
E, ad essere sincero, le multe mi hanno dato il pane, pur togliendolo agli altri. Il mio obiettivo, però, è quello di restituirlo, quel pane. Come? Con una bella opposizione, ovviamente. Nulla di più facile! Un poco di ingegno nel trovare la giusta motivazione; un po' di attenzione nel compilare gli spazi bianchi dei modelli prestampati e… il gioco è fatto.
Oggi però il destinatario della multa sono io. Quando si lavora per gli altri è diverso. Sei più distaccato, più professionale magari, ma meno coinvolto. Quando l'opposizione, invece, la fai per te stesso, beh, allora anche il sottovalutato lamento dei clienti prende corpo; orribili visioni s'affollano nella mente: vedo migliaia di poveri cittadini romani, fradici di miele, su cui si avventano minacciose nubi di fameliche api-multe; vedo truppe di ausiliari del traffico mimetizzarsi, come i marines, fra la vegetazione, aspettando il momento opportuno per fregarti: cioè per comminarti la "giusta" sanzione amministrativa. Vedo…
Vedo e cerco di ricordare: ma cosa ci facevo, io, quel 18 d'agosto, di pomeriggio, nella zona delle Valli?
Pian piano le nebbie si diradano: era un caldo pomeriggio estivo; la città, deserta, si stendeva silente sotto il sole. Tutto era permeato di vuoto e di bianca luce. Decisi, per sentirmi meno solo, di prendere il motorino. Non avevo benzina sufficiente per arrivare fino al mare, ma per lo meno avrei raggiunto un laghetto artificiale non troppo lontano da casa. Montai in sella sentendo l'aria calda sul viso. Era una bella sensazione. Sentivo la voce di quella città che sempre, nel resto dell'anno, è soffocata dalle grida e dai clacson. Sebbene il tragitto più breve fosse un altro, scelsi di passare per la zona delle Valli. Era come se quella strana atmosfera calda e malinconica mi portasse verso i luoghi in cui maggiormente s'era svolta la mia vita.
Zona delle Valli, dicevo. In una delle vie che portano al lungo ponte congiungente il quartiere africano con Montesacro, mi imbattei in uno strano cartello: perfettamente rotondo e tutto quanto bianco. Più che un segnale stradale mi sembrava la pubblicità di un detersivo: più bianco che più bianco non si può. Guardo intensamente il mio cartello, cercando di capire. Unico indizio il bianco. Più bianco d'una nuvola; più bianco della neve; più bianco di un giglio. Forse indica il divieto a tutto ciò che sia candido? Beh, io sono piuttosto abbronzato; per di più vesto tutto di rosso. Quasi quasi passo.
In quel mentre però, varca quel limite una macchina grigia. Un uomo all'angolo del palazzo, soddisfatto, gli prende la targa. Mi avvicino a lui per chiedergli informazioni. Ho capito che quel signore lì, di multe, se ne intende. Anzi, mi sembra che proprio le crei. " Mi scusi, io, col motorino, posso passare?" Lui apre le braccia come per dirmi: " Fa un po' tu". Allora insisto: " senta, non sia ambiguo, posso passare, sì o no?" Stavolta mi risponde emettendo un suono "Eh…". L'espressione monosillabica mi ricorda quella che utilizzavano gli assistenti più cinici, in sede d'esame, a chi chiedeva loro un piccolo aiuto. Nel dubbio ho tentennato, ma alla fine son passato.
Ed eccomi qui, oggi, a distanza di mesi, ad oppormi alla sanzione inflittami. E mi oppongo a buon diritto, per Giove! Tu mi inviti, con condotta passiva, a trasgredire la legge e poi mi punisci, lucrandoci sopra, "ai sensi della legge"? Che diavolo di fattispecie giuridica mai si configura? Induzione a commettere il reato, con raggiri, per fini di lucro? E... e… che razza di stramba Associazione è questa? A fini di lucro, che tutela la legge, ma invita a violarla?
Sì, sì, questa curiosa situazione la denuncio alle competenti autorità io, altro che! Così la pianteranno coi segnali enigmatici. Sono segnali, accidenti, mica la Sibilla Cumana! Roba da matti. E ma questa volta, questa volta dico…
Beh, insomma, magari è meglio un'altra volta. Se ci penso bene io, che scalpito tanto, in questa losca storia, chi mai sono? Un tassello del misterioso mosaico. Anzi! Sono l'ultimo punto di questo strano circolo: un po' vizioso, se lo vedi da una parte, un po' virtuoso, se visto dall'altra. Loro confondono, sanzionano, guadagnano. Io li contesto e a mia volta ci guadagno. Sì, è davvero così: sono l'ultimo anello di questa arcana catena. No! Gli organi di legge non lo sapranno mai! Qui va a finire che ci mettono tutti dentro! Questa multa io la pago! E' un giusto obolo che voglio donare al mio Comune. Di più. E' una sorta di IVA che pago allo Stato per avermi donato, anche se involontariamente, questo bel lavoretto.
Lavoro in nero, ovviamente, essendo io, da sempre, disoccupato.