Nativity (The Nativity Story), USA 2006

di Catherine Hardwicke (storico-biografico)
La nascita di Gesù è stata narrata all'interno di alcuni film sulla sua vita. Ma questo è - ci sembra - il primo film interamente dedicato a quell'evento, che cerca di approfondire le particolari emozioni vissute dai personaggi (Giuseppe e Maria, le persone che erano loro vicine), che cerca di fissare il contesto storico e sociale.
Si tratta di un film senz'altro piacevole. Se però vogliamo formulare un giudizio "critico" approfondito, dobbiamo dire che è un film di lettura non facile e non immediata. Non a caso i pareri che ho letto e ascoltato sono contrastanti.
Una prima ragione è che la storia è nota a tutti, e tutti - più o meno coscientemente - ce ne siamo fatta un’immagine che abbiamo interiorizzato. Quindi è naturale che la rappresentazione cinematografica sia più o meno gradita a seconda del fatto che accarezzi o meno il “film” che ciascuno di noi ha in mente.
Qualche dubbio lo suscita anche l’interpretazione. Convincente quella di Giuseppe, meno quella di Maria, la quale pare poco – o meglio "mono-" – espressiva. Se si tiene conto che è la protagonista principale del film, non è una pecca trascurabile.
Infine, un’altro aspetto che "spiazza": l’evento più straordinario della storia dell’uomo è narrato e descritto in maniera assolutamente... normale. E questa è la cosa che più mi ha colpito, e inizialmente quasi deluso. Alla fine della proiezione pensi: la ricostruzione è attenta, la narrazione fedele, il film scorre e anche commuove, ma … tutto qui ? Un evento tanto straordinario non meritava maggiore grandiosità?
Poi però, lentamente, questa iniziale perplessità lascia spazio alla riflessione; e questa semplicità ti conquista.
Ti rendi conto che la “magia” del Natale - come la si intende comunemente - spesso è trucco o illusione, mentre la Natività ha la bellezza di una dimensione semplicemente reale: la realtà di Maria che viene eletta da Dio, ma affossata dallo sguardo e dai pettegolezzi della gente; la realtà di una maternità con le sue gioie e le sue apprensioni (anche se le doglie durante il parto - negate dalla tradizione cattolica - appaiono una 'licenza' conformista, più che un tentativo di avvicinare i personaggi); la realtà della “paternità” di Giuseppe con la sue emozioni e le sue responsabilità (“mi chiedo se sarò in grado di insegnargli qualcosa”, dice Giuseppe).
Per il credente, è la storia di Dio che viene nella realtà delle cose, nella realtà di ciascuno, di ieri e di oggi: è questo l'aspetto straordinario (se lo sappiamo cogliere e alimentare). Non ci sono effetti speciali nel film, perché non ci sono effetti speciali nella vita di ciascuno; anche quando è sorprendente.
E’ quello che viene insegnato ai bambini di Nazareth e a Maria:
“Ecco il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna . Ed ecco, sentì una voce …” (1 Re 19, 11-13).
E’ questa la dimensione che il film vuole sottolineare; ed è abbastanza normale che possa cozzare con la nostra attesa di Babbo Natale.