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Nel Mondo
La citycar cinese da 4.000 euro Stampa E-mail
L'auto meno cara del mondo è quasi pronta per la commercializzazione
      Scritto da Mauro Ciccolini
21/05/06

autocinese.jpgMassimo Di Risio, imprenditore molisano, quando ha saputo che una delle utilitarie più vendute in Cina costa meno di molti maxiscooters, si è fatto spedire dalla Cina alcuni esemplari della macchinetta in questione. Così, tanto per vedere se oltre ai tessuti, ai reggiseni ed agli involtini primavera, ci sia spazio in Europa anche per le automobili pechinesi. Si dice che Di Risio sia uno dei più grossi commercianti d'auto, non solo del Molise, non solo d'Italia e d'Europa, ma del mondo.

Come tale, ha capito che al prezzo di 4.000 euro l'utilitaria cinese sarebbe da noi un vero e proprio fuoco artificiale. Eccola, dunque, la vetturetta del dragone, quella che fa tremare i polsi a tutta l'industria mondiale, dall'Europa, alla Corea, al Giappone. Ad Isernia, in Molise, dove ha sede l'incredibile Di Risio Automobiles Group (un colosso pressoché sconosciuto ai più), i collaudatori l’hanno provata, macinando chilometri, e ne sono scesi prima di tutto sani e salvi, e poi addirittura entusiasti. L'idea che tutta intera possa costare solo 4.000 euro è a dire poco incredibile. Una cifra che potrebbe convincere molti automobilisti a chiudere un occhio sulla linea, forse anche tutti e due sul design - dal fascino a dire poco essenziale e minimalista - e sulla possibilità di rivendere la vettura in futuro.

La macchina sembra andare già bene, a parte la mancanza del servosterzo (peraltro già previsto). E non potrebbe che andar bene, visto che sotto il nastro adesivo con cui si è voluto goffamente mistificarne le forme – quasi a dissimulare innovativi esercizi di styling e sorprendenti innovazioni tecnologiche - c'è una macchina giapponese: la vecchia cara Daihatsu Move.

Ma ricapitoliamo. Le cose sono andate press'a poco così: alcuni anni fa la Faw Hongta, grossa industria metalmeccanica con sede a Qujing, nella provincia sud occidentale dello Yunnan (quasi ai confini col Tibet) e specializzata nella costruzione di armamenti pesanti, iniziò a costruire anche automobili. Ottenne dalla Toyota, che controlla la Daihatsu, la licenza di fabbricazione della Move, citycar conosciuta anche in Europa, una cinque porte sul tipo dell'Opel Agila o della Hyundai Atos. Poi, secondo il costume commerciale cinese, l'azienda rilevò i diritti di fabbricazione (o se li arrogò senza tante formalità, non è chiaro) e ora costruisce la macchina in totale autarchia.

Sul mercato interno va a meraviglia, proprio perché la base giapponese garantisce un'affidabilità molto superiore al resto della produzione locale, il cui livello tecnologico è ancora piuttosto, come dire, un po’ retrò. In Cina si chiama Xingfu Shizhe ma sui mercati occidentali si chiamerà invece, e grazie al cielo, Happy Emissary. Clamoroso il prezzo, dunque, che non dovrebbe superare i 4.000 euro. Ancora più clamoroso è che la vettura non è ‘vuota’ come ci aspetterebbe, ma ha di serie gli alzacristalli elettrici, i fendinebbia, i cerchi in lega, il condizionatore e persino l'autoradio. Mancano airbags e ABS, certo, ma questo non è un problema, perché l'auto può essere dotata di questo ed altro, assicurano in Cina.

Le difficoltà sono tutte nell'omologazione, e nascono dal fatto che l'industria cinese non ha il benché minimo grado di consapevolezza dei sistemi di controllo della produzione e di certificazione dei processi. Gli standards occidentali costituiscono l’unico vero ostacolo all’invasione, ma se questo problema verrà superato la commercializzazione in Italia e in Europa sembra certa, anche se alla Di Risio Group sono ancora piuttosto cauti. In ogni caso, ci vorrà non meno di un anno e mezzo circa, tanto dovrebbero durare i test di omologazione.

Da notare che il motore, un mille da 52 CV, è una nostra vecchia conoscenza, perché deriva da quello che equipaggiava la Minitre fabbricata a Lambrate all'epoca di Alejandro De Tomaso, negli Anni '80. Il propulsore, abbinato a un cambio a cinque marce, è di assoluta affidabilità e le prestazioni dichiarate sono quelle delle vetturette più diffuse qui da noi.

Non è affatto certo che i raffinati ed esigenti automobilisti europei possano considerare appetibili le auto cinesi, il cui basso costo origina anche da una dotazione di accessori meno che minimale. E tutta da dimostrare resta la competitività di un’utilitaria cinese, dal design ancora (ma non per molto sembra) discutibile, una volta caricata di elementi fondamentali quali Abs, airbags, gomme decenti e climatizzatore. Va detto, tuttavia, che la Dacia Renault - Logan (berlina spartanissima prodotta da Renault con la consociata rumena Logan per i nostalgici dello spy look da guerra fredda) ha riscosso in Francia un notevole successo. Commercializzata (da poco anche in Italia) a 7.000 euro, in Francia le prime unità sono andate a ruba, ed in meno di una settimana lo stock è stato esaurito nonostante nessuna campagna pubblicitaria avesse promosso l'auto. La Renault aveva lanciato la Logan in casa con l'obiettivo di venderne solo 5.000, per non danneggiare le vendite di altri suoi modelli, e la casa francese al momento non pensa di aumentare la produzione della Logan per soddisfare la domanda. Tuttavia all’exploit ha contribuito non poco il brand della Regie, che oltretutto giocava in casa. Ben diversa potrebbe essere, invece, l’accoglienza che gli automobilisti del vecchio continente potranno riservare a vetture no-logo Made in China, le quali per essere competitive dovranno costare davvero molto poco.

UNA SOLIDA REALTA' INDUSTRIALE

Dietro l'importazione di quest'auto c'è la DR Automobiles Group, una azienda di Isernia che da vent'anni commercializza auto. Ha iniziato con il marchio Lancia. Oggi distribuisce in totale 23 marchi mondiali, attraverso una rete di 190 dipendenti e 12 società satellite, che da tempo hanno esteso l'attività ben oltre i confini del Molise. Sono anche gli importatori delle GT americane Saleen.

IL TRENO BUROCRATICO

Il motore è un Daihatsu abbastanza attuale, anche se le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Così com'è, non è omologato Euro 4. D'altra parte i cinesi adesso a tutto pensano tranne che alle emissioni, trascinati come sono dal vorticoso boom economico. Per aggiornare questo tre cilindri, e più in generale per consentire la circolazione nell’Unione Europea e nei mercati ancor di più ad occidente, potrebbero essere necessari interventi anche relativamente costosi.

SCHEDA TECNICA

motore: benzina, 3 cil. in linea
cilindrata: 993 cc
potenza max: 38 kW (52 CV)
cambio: manuale a 5 marce
trazione: anteriore
lungh./largh./alt: 3,41/1,48/1,69
Bollo annuale: 98,04 euro
Buono lo spazio interno, soprattutto per i passeggeri posteriori

PRO E CONTRO

Pro. L'idea di un'auto nuova a 4.000 euro è di quelle da colpo di fulmine. Se poi è comoda e va pure bene, le cose si fanno davvero interessanti.

Contro. Deriva da un modello della vecchia generazione: quando ci vai in giro ti senti un po’ out. Per l'usato, poi, si prevedono quotazioni in picchiata. Ma oggi chi può dirlo con certezza. Le caratteristiche di sicurezza passiva (quelle evidenziate con i crash-test) dovrebbero rispettare le prescrizioni di legge (altrimenti non potrebbe esserci l'omologazione...), ma non sono all'altezza degli standard raggiunti dalla più recente produzione europea.



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