Il ministro dell'Economia "tecnico", Siniscalco, saluta e se ne va.
Offeso perché qualcuno ha osato esprimere critiche alla sua bozza di legge finanziaria (neanche fosse Einaudi...). E, soprattutto, deluso per le mancate dimissioni del Governatore di Bankitalia Fazio, che a suo dire ci farebbe perdere credibilità (lo aveva letto sul Financial Times, lui che è "di scuola anglosassone"...). In realtà, Siniscalco non è stato eletto, non deve rispondere ai suoi elettori, non deve manifestare senso di responsabilità (la cui mancanza rimproverava a Fazio!); per cui si può permettere il lusso di abbandonare il Governo subito prima di un passaggio cruciale - la discussione della finanziaria -, per farsi portavoce inflessibile degli interessi forti che vogliono la cacciata di Fazio (ne abbiamo parlato nell'articolo Scontro di potere) e tenersi libero per futuri incarichi. Il bello di essere "tecnici".
Il ritorno di Tremonti come ministro, alla vigilia della presentazione della finanziaria, era forse inevitabile. Ma certo fa sorridere la prontezza con cui il nome è stato caldeggiato proprio da Gianfranco Fini, colui che ne aveva voluto la rimozione per motivi non solo politici ma anche personali. Fini sembra averci preso gusto a sorprenderci con i suoi repentini cambiamenti di rotta. Anche questo ribaltone, forse, è dovuto alla smania di Gianfranco di accreditarsi come leader del centro-destra presso i circoli più influenti, scrollandosi di dosso l'etichetta di "postfascista"; infatti, ha sostenuto che il suo consenso a Tremonti era legato ad una pubblica sconfessione del Governatore di Bankitalia da parte di Berlusconi. Si accettano scommesse sulla prossima sorpresa che l'ambizione di Fini vorrà riservarci.
Berlusconi si accoda a quanti - senza fornire motivazioni serie - chiedono le dimissioni di Fazio. Da un leader che vuole ricandidarsi ci si aspetterebbe una linea politica chiara e perseguita con coraggio, non il navigare a vista.
Fazio, non ci deludere...