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Francesco Storace | Piero Marrazzo |
Un'elezione che vede contrapposti due candidati, due coalizioni, due programmi, dovrebbe essere l'occasione per valutare serenamente il progetto migliore. Se uno dei due candidati è il Presidente uscente, la scelta dovrebbe diventare anche un giudizio sul suo operato.
In Italia, invece, siamo ancora alle guerre di religione. Si vota per la Regione, ma si pensa allo Stato e alla pace in Iraq. Si presenta Storace, ma il giudizio investe Berlusconi. Gli uni sono "fascisti", gli altri "comunisti". Bisogna guardare, inevitabilmente, alle "qualità morali", al "tasso di legalità", e via dicendo. L'avversario è un nemico, quello che ha fatto non conta, ogni colpo basso è lecito per farlo fuori. Un giudizio divino, insomma: un'ordalìa.
Non si schierano gli elettori, ma i tifosi. Il rischio è votare chi "parla meglio", ma lavora peggio. E ritrovarsi con una Regione amministrata male.
Il lavoro di documentazione che offriamo può essere uno strumento utile per riflettere, se non siamo già stanchi del materiale elettorale ricevuto. Il quadro che tratteggeremo probabilmente non risulterà equidistante (il nostro proposito non è di fare equilibrismo a tutti i costi), ma onesto sì.
Uno strumento utile per chi non ha ancora certezze, ma anche per chi pensa di averle.
La citazione
“Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano” (Giovanni Giolitti)