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L'uragano su New Orleans fa appello ad una sensibilitą non offuscata da paraocchi antiamericani
14/09/05

alluvione_neworleans.jpg

Esistono tragedie di serie A e di serie B?

L'uragano Katrina che si è abbattuto su alcuni stati del sud degli Stati Uniti (Louisiana, Alabama, Mississipi) ha prodotto enormi danni materiali e causato oltre mille morti. Meno di quello che si temeva inizialmente, ma... a qualcuno sembran pochi?

Particolarmente colpita è stata la città di New Orleans, inondata in alcune zone situate al di sotto del livello del lago Pontchartrain. Al danno umano si aggiunge quello storico e culturale. New Orleans è una città dal fascino particolare: patria del jazz, celebre per il suo antico quartiere francese,  terra d'incontro delle culture anglofona, francofona, nera, creola. E' La città americana con la maggiore tradizione storica. Ora la vediamo deserta, allagata, semidistrutta.

Eppure, a leggere i nostri giornali, a guardare le trasmissioni televisive, non sembrano emergere commozione e partecipazione. Avete sentito lanciare campagne di sottoscrizione per raccogliere aiuti? Gli SMS da 1 euro non vanno più di moda? Quanta differenza con lo slancio di solidarietà che solo pochi mesi fa è stato provocato dallo tsunami nel sud-est asiatico! Uno slancio che portò a raccogliere molti più fondi di quanti fossero necessari.

Si dirà: "gli americani sono ricchi, non hanno bisogno di aiuto". Ma nessun Paese si può dire preparato a catastrofi come quella dell'uragano Katrina. Ci saranno stati pure dei "ricchi" tra i morti di quelle zone, ma ciò non li ha salvati! E non ci sembrano davvero "ricchi" le decine di migliaia di sfollati che attendono aiuto in condizioni igieniche disperate, magari senza sapere se i familiari ce l'hanno fatta. Certamente i loro connazionali e il loro governo faranno il possibile per aiutarli. Ma questo significa che la solidarietà non deve coinvolgere anche noi? Persino il governo dello Sri Lanka, ancora provato dallo tsunami, sta inviando aiuti... (e noi nel nostro piccolo, pensando che la solidarietà non abbia colore né ideologia,abbiamo indicato gli estremi per contribuire).

La verità - non vorremmo sbagliare - e che riemerge più o meno consapevole un certo antiamericanismo, presente in alcuni settori della cultura europea. Un antiamericanismo che ci sembra immorale perché non è ragionato, ma astioso, fondato su pregiudizi, incapace di tregua anche di fronte al dolore e alla morte.

In quest'ultima vicenda l'antiamericanismo e l'ossessione contro Bush (che, ripetiamolo, sono cosa diversa dalle critiche legittime) si sono manifestati non solo con una triste freddezza di fronte alla tragedia, ma anche con le solite bugie che vorrebbero sostenere i preconcetti. Ripassiamole in breve.

1) "Un uragano così violento è causato dagli sconvolgimenti climatici prodotti dall'uomo e dagli Stati Uniti, colpevoli di non aderire agli accordi di Kyoto". Ebbene, innanzitutto non è vero che un uragano così violento sia una novità: basterebbe visitare il sito internet del
National Hurricane Center per scoprire che negli anni '30, '40 e '50 gli uragani erano più numerosi e più potenti. Il fatto è che gli effetti disastrosi di un uragano sono spesso imprevedibili, e non dipendono necessariamente dalla sua potenza: conta il percorso, quanto tempo ci mette a perdere intensità, ecc. Quanto al protocollo di Kyoto, ricordiamo che gli scienziati non sono unanimi nell'attribuire ai gas serra il riscaldamento della terra; e che l'accordo non è stato sottoscritto neanche da Paesi come Cina e India, mentre i Paesi europei non lo stanno ancora rispettando...

2) "Il governo Bush ha 'risparmiato' sulla prevenzione, omettendo di rinforzare adeguatamente gli argini delle dighe che circondano New Orleans". Peccato che l'argine che ha ceduto fosse proprio quello appena rinforzato... Per capire quanto sia strumentale questo tipo di critiche. basta mettere a confronto due opinioni del New York Times (il più importante quotidiano liberal):

“Chiunque abbia a cuore una spesa pubblica responsabile e la salvaguardia dei fiumi e delle zone paludose d’America dovrebbe prestare attenzione a una legge che ora è in Senato (…) c’è uno spreco di 2,7 miliardi di dollari per mettere a posto il Mississippi.(…) Questa è una pessima legge”. (editoriale del New York Times del 13 aprile 2005)

“La nazione chiederà presto perché gli argini di New Orleans erano così inadeguati (…) Perché il Congresso, prima di andare in vacanza, stava tagliando il budget destinato a sistemare gli argini?”. (editoriale del New York Times del 1 settembre 2005)

Ogni commento è superfluo!

3) "Il pericolo dell'uragano è stato sottovalutato dal governo Bush". Il problema è che in questi casi non c'è mai la certezza dell'entità del pericolo, per cui la gente è portata a pensare che possa trattarsi di un'esagerazione, di un falso allarme (anche perché un'evacuazione è sempre un'avventura, c'è la paura di lasciare la propria casa in mano agli sciacalli, ecc.). In ogni caso, il pericolo non è stato sottovalutato: l'allarme c'è stato, è scattato con molti giorni di anticipo, è stato insistente, ha consentito la salvezza di milioni di persone. Molti non hanno voluto rispettare gli ordini. Si tenga conto, poi, che l'uragano ha colpito un'area di 233 mila chilometri quadrati, quasi quanto l'Italia. Un anno prima la Fema (la protezione civile americana), il governatore e il sindaco di New Orleans avevano fatto un'esercitazione prevedendo un fenomeno meno violento, e le previsioni parlavano di 61.290 morti (24.250 solo a New Orleans) e più 384.000 feriti. I danni e i lutti di Katrina, pur drammatici, sono stati molto minori, a dimostrazione che un grande sforzo è stato fatto.

4) "Il piano di evacuazione e i soccorsi non hanno funzionato". E' stata senza dubbio insufficiente l'assistenza a quanti avrebbero voluto scappare e non hanno potuto farlo per mancanza di un mezzo proprio: ma la colpa principale non è stata di Bush, bensì della governatrice della Lousiana e del sindaco di New Orleans (per inciso, esponenti del partito democratico). Nel Stati Uniti, infatti, i poteri di ordine pubblico - e l'uso della Guardia Nazionale - sono di spettanza dei singoli Stati e delle amministrazioni locali, non del Governo federale. Bush aveva chiesto per tempo che l'evacuazione fosse affidata a Washington, ma ricevette un rifiuto. Stesso discorso per le prime fasi dei soccorsi. E' quindi fuori luogo l'ironia di alcuni spiritosi nostrani sul fatto che Bush stesso sarà a capo della commissione che dovrà indagare sulle inefficienze: queste non sono prevalentemente addebitabili a lui (inizialmente era stato difeso pure da Bill Clinton, ma si sa, la politica...).

5) "Persino Bush ha ammesso le proprie colpe, chiedendo scusa". Bush non può certo affermare che tutto è filato a meraviglia. Ma si è assunto la responsabilità delle inefficienze "nei limiti in cui siano attribuibili al Governo federale".

6) "Nei soccorsi non c'erano soldati a sufficienza perché la Guardia Nazionale della Louisiana è interamente impegnata in Iraq". In realtà meno di un terzo degli effettivi della Guardia Nazionale si trovano in Iraq. In pochi giorni, per i soccorsi, sono stati mobilitati ben 50.000 militari.

7) "I più colpiti sono stati i poveri e i neri, a testimonianza che gli Stati Uniti sono un Paese razzista, con angoli di Terzo Mondo". In tutto il mondo, purtroppo, le catastrofi colpiscono di più chi è meno attrezzato ad affrontarle; e la maggior parte degli sfollati che abbiamo visto sono neri perché New Orleans è una città a grande maggioranza popolata da gente di colore. Ma perché nessuno ha accusato di essere un Paese razzista la Francia, dove in pochi giorni hanno preso fuoco (dolosamente?) tre caseggiati popolati da immigrati, con decine di vittime?

8) "Anche gli Americani condannano l'incapacità di Bush, la sua popolarità è ai minimi". L'indice di popolarità di Bush (per quello che valgono questi sondaggi sempre mutevoli) è intorno al 40%, percentuale simile a quella che gli veniva attribuita poco prima delle elezioni... (stiamo parlando di quella stessa campagna elettorale in cui tutti sostenevano che Kerry avesse 'vinto' i confronti televisivi tre a zero...). Ma quanto ciò abbia poco a che vedere con il giudizio che gli Americani hanno sulla vicenda specifica dell'uragano, lo dimostra un sondaggio della Gallup: quelli che attribuiscono responsabilità a Bush sono il 13%!



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