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Religione e società - Notizie e Commenti
Libertà: realtà o illusione? (2) L’uscita dalla terra d’Egitto Stampa E-mail
Appunti per un’antropologia spirituale
      Scritto da Gabriele Vecchione
01/10/12

L’uomo è condizionato da un’inconscia influenza dei genitori (vivi o morti, uniti o separati, presenti o assenti), assoggettato all’opinione altrui, vincolato al suo piccolo luogo di nascita e di vita, in preda alle paure e alle angosce, schiacciato dal peso delle passioni, vilipeso dal consumismo, oltraggiato da un limite ontologico ed oppresso dal potere: le catene alla libertà che abbiamo già evidenziate, insomma. Se ne traesse le conseguenze, non desidererebbe altro che morire.

A meno che, ad un certo punto, per pura grazia, non venga il Dio della vita e Signore della storia a liberarlo, a prenderlo e portarlo dall’Egitto, terra di schiavitù, alla terra promessa:

“Questa vita appare insopportabile, un’altra irraggiungibile. Non ci si vergogna più di voler morire. Si prega di venire portati dalla vecchia, odiata cella, a una nuova che dobbiamo ancora imparare a odiare. Resta un granello di fede che, durante il trasporto, il Signore passi, per caso, nel corridoio, guardi in faccia il prigioniero e dica: «Costui non rinchiudetelo più. Egli viene con me»” (Franz Kafka).

Durante il trasporto, per grazia, il Signore passa nel corridoio, guarda in faccia l’uomo in tal maniera vilipeso, offeso, annichilito e gli dice: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù” (Dt 20,2).

Nel miserabile e seminato a sangue campo della storia umana, si erge a spartiacque l’unico uomo mai esistito che abbia osato – con autorevolezza e credibilità – proclamarsi Dio, scortato da profezie rigorosamente realizzatesi nella sua persona, attestando la sua origine divina con miracoli inauditi (“il guaio dei miracoli è che ogni tanto accadono” – Gilbert K. Chesterton), con il potere sulle forze del male e sui peccati, infine con la sua resurrezione, i cui testimoni oculari hanno tutti dato la vita per confermarne la veridicità (“credo solo alle storie i cui testimoni si farebbero sgozzare” – Blaise Pascal) e non sono mai stati sbugiardati dai loro contemporanei, come sarebbe stato facile se avessero messo in scena una resurrezione artificiale. Costui, vivo, nel corso di venti secoli, ha sbaragliato i cuori di migliaia di uomini e donne di ogni cultura, popolo e luogo.

Questo Gesù, morto ignominiosamente come uno schiavo maledetto - uno dei tanti della macelleria romana - ha paradossalmente diviso in due la storia dell’umanità, riempiendola peraltro di santi che hanno realizzato prodigi sbalorditivi (che qualcuno, anche all’interno della sua Chiesa, contro ogni evidenza, ha cercato di negare), ed oggi non esiste un luogo della terra dove questo nome non venga adorato (e non è spiegabile, con buona pace di illustri pensatori, che lo sia solo per nevrosi, dabbenaggine, raggiro o alienazione) o osteggiato. La notte prima di consegnarsi alla morte per riscattare l’uomo, per mostrargli la sua compassione e la misura inafferrabile del suo amore, ritenendo intollerabile separarsi dai suoi amici, ha lasciato in dono la sua presenza eucaristica. Pochi istanti prima di morire, già appeso alla croce, ha donato il suo Spirito. Ed oggi questo Spirito entra nelle anime, le santifica, ispira nuovi desideri, conduce alla verità, forma figli e amici di Dio. In chi ne fa esperienza il lavoro di questo Spirito è incontestabile ed il suo frutto è “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Questo Spirito, promesso da Gesù e donato durante il giorno di Pentecoste, permette che gli episodi scritti nei Vangeli e negli Atti degli apostoli siano (ri)vissuti personalmente e addirittura può suscitare “il volere e l’operare” (Fil 2,13) fino a dire, con Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Tutto questo è possibile perché la parola di Gesù è massimamente performativa, cioè - come si addice a Dio - produce le cose che dice. Comandando ai suoi di celebrare l’eucarestia in sua memoria, fa sì che un piccolo pezzo di pane e qualche goccia di vino diventino il suo corpo ed il sangue, dati in libagione per la salvezza di tutti.

Gesù s’è incarnato per strapparci dalla mano di nemici potenti – il peccato, la malattia, la morte - da cui non avremmo potuto affrancarci con le nostre mere capacità e per darci, già qui, una vita nuova, una vita nello Spirito. Durante la sua vita ha pronunciato una serie di parole performative che possono restituire all’uomo senso, bellezza, dignità.

Grazie alle sue parole, le catene alla libertà possono essere spezzate:

  • “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me” (Mt  10,37). Lo Spirito può dare una vita nuova, distaccata dalle categorie genitoriali. In Luca si dice addirittura: “Chi non odia suo padre e sua madre…”, dove l’odio è un semitismo per indicare un distacco completo.
  • “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,19). Così, conducendo una vita spirituale intensa, ci si può affrancare dal giudizio del mondo e smettere di vivere per essere riconosciuti dagli altri o perlomeno essere accettati e ritenuti presentabili. L’honte di matrice sartriana cessa sic et simpliciter di esistere.
  • “Non temere, continua solo ad aver fede” (Mc 5,36). Gesù ha detto questa frase a Giairo, il capo di una sinagoga, che aveva appena perso la figlioletta. Gesù la resuscita, tra la derisione degli astanti, prendendola per mano. Grazie alla fede nel Signore, si può sperare nella resurrezione e nel Paradiso, una condizione senza più angoscia, senza fine e di eterno gaudio. Tanti santi, canonizzati e non, hanno osato morire senza paura e hanno voluto che il proprio funerale fosse una festa: per rimanere ai nostri giorni, Paolo Giuntella, Chiara Corcella, Emanuele Mamotti, Chiara Badano. Costoro sono stati liberi di fronte alla paura della morte e dell’anonimato eterno; il fior fiore degli intellettuali ha scritto migliaia di pagine su qualunque cosa, ma non è riuscito a scriverne una sola sulla morte, nel tentativo fallace di rimuoverla dal proprio orizzonte: K. Marx in testa.
  • “Andate ed ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28,19). Una schiera senza numero di missionari, sospinti nel cuore da queste parole di Gesù risorto, hanno imparato improbabili dialetti africani, asiatici, latinoamericani ed aborigeni e hanno spezzato il vincolo geografico e categoriale per la loro esistenza.
  • “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,44), insegnamento rivoluzionario e straordinario che Gesù e Stefano, il primo martire, hanno vissuto in toto. Gli amici di Gesù perdonano perché non reputano l’altro un ostacolo alla propria libertà: così Agnese Borsellino, Caterina Chinnici, Carlo Castagna, Giovanni Bachelet e tanti altri.
  • “Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Mc 2,10). Con il Signore, che ha il potere di nullificare il peccato e lo spostamento d’energia conseguente, si può impiegare tutta la potenza passionale per amare e compiere il bene e non più per soddisfare l’ego.
  • “Non sia turbato il vostro cuore” (Gv 14,1). Nessuna turba consumista o cibernetica può ingannare chi ha fede nel Signore Gesù Cristo, né può vilipendere la sua libertà.
  • “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31): incarnandosi, ha voluto compatire quel limite ontologico che è proprio dell’uomo. Gesù ha sofferto la fame, la sete, il sonno ed è stato disabile, paralizzato sulla croce: tale disabilità, grazie a lui, è diventata una condizione per amare. Così tanti handicappati oggi danno senso alla loro disabilità e i malati alla loro sofferenza. La storia del dottor Mario Melazzini e del vescovo Carlo Chenis sono commoventi. In Cristo neanche la malattia e la disabilità violano la libertà di operare il bene.
  • “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Perseguitati in Cina, in Vietnam, in Nigeria ed in diverse altri parti del mondo, coloro che sono in Cristo Gesù non ricercano la verità nelle ideologie politiche o nella società, ma appartengono a colui che ha osato proclamarsi “via, verità e vita” (Gv 14,6).


La vita nello Spirito rende, a mano a mano che se ne viene afferrati, liberi. Non le ideologie, le mode, la tecnologia, la comunicazione istantanea e universale, la tolleranza, le campagne per i diritti, meno che mai il lavoro, neanche la conoscenza o la ribellione a qualsivoglia autorità familiare, culturale o sociale rendono liberi, ma una Persona che può prendere stabilmente dimora nel cuore dell’uomo e può restituirgli, se accolta, senso, bellezza, dignità.

 

CATENE-CONDIZIONAMENTI
• diktat genitoriale
• honte sartriana
• limite geografico-culturale (MacCandless)
• paure e angosce mortali
• rispetto dell’altro (Mill)
• peso delle passioni
(Teofane)
• inganni consumistici
• limite struttural-ontologico
• collettività politica
PAROLE PERFORMATIVE
• chi ama il padre e la madre più di me…
• voi siete nel mondo, non del mondo
• andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole
• non temere, continua solo ad aver fede
• amate i nemici…
• il figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati
• non sia turbato il vostro cuore
• incarnazione
• la verità vi farà liberi

 

Per scrivere all’autore: gabriele.gkc@gmail.com

(2 di 2 – fine)



Giudizio Utente: / 3

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