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"Un'esperienza che cambia la vita" Stampa E-mail
Intervista esclusiva all'on.Palombi, Direttore Generale* dell'Ufficio nazion. per il Servizio civile
      Scritto da Paolo Petrilli e Renato Scattarella
19/05/05

palombi.jpg

* dal luglio 2006 l'on. Palombi non ricopre più questo incarico


Senatore, dopo una lunga metamorfosi e diversi passaggi legislativi si è arrivati al nuovo Servizio civile nazionale volontario, non più solamente l’alternativa all’obbligo di leva, ma qualcosa di più.

Cosa è cambiato?

Il nuovo servizio civile nazionale è idealmente collegato con l’obiezione di coscienza, ne è in qualche modo la prosecuzione, anche se sono due realtà diverse. E’ chiaro che quando il Parlamento decise di sospendere la leva obbligatoria, ci si pose in prospettiva il problema di come sostituire la risorsa sociale e civile degli obiettori.Di qui la necessità di preparare, con qualche anno di anticipo sulla sospensione della leva, un servizio civile che mantenesse vive le sue caratteristiche di aiuto al territorio, di sostegno sociale e di assistenza, ma con una formula nuova non più obbligatoria. La legge 64 del 2001 sancì la nascita del servizio civile nazionale, una esperienza che all’inizio ha riguardato soprattutto le ragazze e pochi ragazzi esentati dall’obbligo militare. In pochi anni il servizio civile è cresciuto moltissimo, oltre le aspettative: abbiamo avuto 8.000 volontari nel 2002, 18.000 nel 2003 e  l’anno scorso abbiamo chiuso con 32.000 volontari effettivamente avviati.

Quali sono le prospettive per il nuovo anno?

Questo è certamente l’anno della svolta, visto che dal 1 gennaio è venuto meno l’obbligo della leva per gli uomini: potranno ora partecipare sia ragazzi sia ragazze, purché compresi fra i 18 e i 28 anni. Stiamo in questi giorni promuovendo con una campagna di comunicazione un bando di concorso che scade il 1 Giugno e che prevede l’impiego di 36.085 volontari, con l’introduzione di alcune novità.

Quali novità?

La novità più importante sono i requisiti di qualità che abbiamo chiesto agli enti ed alle associazioni prima dell’accreditamento, procedura che ha permesso di stilare un albo nazionale provvisorio. Parliamo di capacità organizzative, di risorse umane qualificate, di formazione, di controllo e di assistenza ai volontari. E’ una vera e propria selezione naturale, anche perché non tutti gli enti che prima si servivano degli obiettori sono stati in grado di riadattarsi al nuovo sistema. I nuovi volontari sono più tutelati ed hanno l’occasione di crescere e di formarsi anche professionalmente, sfatando quel falso mito per cui il servizio civile era talvolta in passato reperimento di mano d’opera a buon mercato.

Quali caratteristiche ha il nuovo volontario?

A differenza dell’obiettore di coscienza, il volontario di oggi ha più motivazioni e non può essere sospettato di aver fatto una scelta di comodo. A giudicare dai questionari che facciamo compilare al termine dell’esperienza lavorativa - abbiamo motivo di credere che sia grande la soddisfazione dei ragazzi. Pertanto è credibile lo slogan della nostra comunicazione che recita: “Una scelta che cambia la vita… la tua e degli altri”

Come vengono impiegati i volontari?

Per oltre il 60% nel campo dell’assistenza, per il 20% nel campo della promozione e comunicazione culturale, ma anche nell’ambito della protezione civile, dell’ambiente e nei progetti all’estero, in un rapporto di collaborazione con istituzioni, enti locali ed associazioni del Terzo Settore sempre all’insegna della qualità. Un lavoro di qualità, che stiamo difendendo da chi ha persino proposto l’istituzione di un servizio civile obbligatorio: una cosa che non ha senso, ingestibile e impensabile nei numeri. Ma, al di là dell’aspetto organizzativo, ritengo che l’impegno volontario del servizio civile sia una conquista così importante che riportarla all’obbligo farebbe perdere la sua spinta ideale.

Quanto sta investendo lo Stato in questo progetto?

In un momento così difficile per le casse dello Stato - lo dimostra la finanziaria 2005 - siamo riusciti a farci raddoppiare gli stanziamenti. Cosicché nel bando di quest’anno abbiamo approvato progetti per 36.085 volontari, ammettendo tutti i progetti risultati idonei, senza fare graduatorie. L’unico “filtro” è stato quindi quello dell’idoneità, per rispettare il discorso qualità.

Qual è il rapporto in cifre fra le richieste e i posti a disposizione?

Abbiamo calcolato che le domande sono all’incirca il doppio degli impieghi; è chiaro che un minimo di selezione c’è e riguarda la compatibilità delle attitudini della persona al progetto. Per esempio, un progetto straordinario della protezione civile nello Sri Lanka prevede 10 posti, ma hanno ricevuto quasi 200 domande.

Quanto prende un obiettore di coscienza, oggi, e quanto un volontario che presta servizio civile?

Al primo viene corrisposto un mensile di 90 euro (vale a dire l’equivalente della paga del soldato); al secondo, un mensile di 433,80 euro netti

Per dare qualche elemento concreto in più, le domando: come il servizio civile è compatibile con lo studio e quali eventuali vantaggi può portare anche a livello di crediti formativi?

La compatibilità con il mondo universitario è certa. La stragrande maggioranza dei nostri volontari studia all’università, soprattutto in quelle facoltà dove non c’è obbligo di frequenza. Io sono ingegnere e ritengo improponibile coniugare gli studi di ingegneria o medicina con 25/30 ore settimanali di lavoro; ma per la maggior parte delle facoltà non c’è problema. D’accordo col Ministero dell’Università e con la CRUI (Conferenza dei rettori universitari) abbiamo firmato un documento, votato anche dal Consiglio universitario nazionale, che prevede il riconoscimento di 9 crediti per un anno di servizio civile e fino a ulteriori 9 crediti se l’attività in cui si è stati impiegati coincide con l’indirizzo della propria facoltà. Molte facoltà si stanno adeguando, firmando intese direttamente con gli enti interessati.

Oltre ai crediti universitari, ci sono altri vantaggi per il volontario del servizio civile?

Certamente il riconoscimento di un anno di lavoro ai fini contributivi, mentre non abbiamo voluto introdurre alcuna norma che prevedesse un punteggio preferenziale per i concorsi pubblici, questo per non mutare la natura del servizio civile: vogliamo che rimanga una scelta di “vocazione”, non vogliamo farne una scelta legata ad interessi.

Sembra che nel codice genetico del nostro paese sia iscritta l’attitudine al sociale, al volontariato civile, alla solidarietà. Ritiene anche lei che questo straordinario aspetto non venga sottolineato abbastanza?

E’ una domanda impegnativa, bisognerebbe conoscere a fondo la realtà degli altri Paesi, comunque so per certo che al servizio civile c’è stata una adesione molto forte; pensiamo al caso che citavo prima dello Sri Lanka, uno dei progetti all’estero più richiesti, pur essendo un lavoro tutt’altro che facile. Insomma, fare il servizio civile è un attività esemplare, come ha affermato anche il Presidente Ciampi.

L’ultima domanda è di carattere personale. Cosa ha rappresentato per Massimo Palombi la sfida del servizio civile? Parafrasando lo slogan già citato, è una scelta che le ha cambiato la vita?

In parte sì, perché nella mia esperienza lavorativa non c’era mai stato nulla di simile; ho avuto molti incarichi, ma come questo nessuno. Chiaramente, venendo dal mondo della politica ed avendo sempre avuto grande attenzione al sociale, ho avuto modo di confrontarmi in passato con iniziative dal forte carattere ideale, ma questa volta è stato diverso. Ho potuto relazionarmi con quasi tutte le realtà assistenziali e no profit del nostro Paese: il servizio civile è punto di incontro delle nostre istituzioni con il volontariato ed è un esperienza a 360 gradi, direi quasi totalizzante. Quando ho accettato questo incarico, fra tanti altri che mi erano stati proposti, ho pensato di poter cogliere l’occasione per lanciare un messaggio positivo, anche ai miei figli. La politica non è solo interesse materiale, è fatta di valori diversi, certamente più importanti dell’utile personale, e progetti come questo lo dimostrano. Ciò non vuol dire che rimarrò a vita nel servizio civile, anche perché le capacità creative e l’entusiasmo di un politico hanno bisogno di elementi di novità, di sfide nuove, altrimenti si cade in attività di routine. Ma resta il fatto che quest’esperienza mi ha dato grandi soddisfazioni. Abbiamo fatto tanto ed il risultato è nei numeri e nella qualità.



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