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Teatro - Recensioni e Profili
"Un ragazzo di campagna" Stampa E-mail
Una commedia esilarante di Peppino che è anche un gustoso ritratto di costume
      Scritto da Elena Gialloreti
28/03/05

defilippo_peppino_luigi.jpg

Un ragazzo di campagna -
Commedia in due atti di Peppino de Filippo

Un ragazzo di campagna è un’esilarante commedia in due atti scritta da Peppino De Filippo, che miete risate semplici e genuine tra scarpe grosse e cervello fino.

L’ambientazione è negli anni ’50, in una casa di campagna dove vive Giorgio Paternò, un nullafacente squattrinato. Questi si è fatto venire un’idea per racimolare denaro sfruttando l’ingenuo fratellastro Pasqualino, che lavora instancabilmente nella piccola impresa agricola di famiglia. L’idea consiste nel combinare il matrimonio tra Pasqualino e la bella Lucia, figlia del benestante Don Gennaro, che a sua volta darà a Giorgio una bella somma di denaro per aver coltivato l’unione tra i due ragazzi, ma soprattutto per aver allontanato Lucia da un suo corteggiatore. Ma al cuor non si comanda, e la triste Lucia, ancora innamorata del suo spasimante, non vuol proprio saperne del goffo Pasqualino. Arriva il fatidico giorno delle nozze… come finirà?

Beh, dovrete scoprirlo a teatro, quando la commedia sarà messa in scena nella vostra città, perché la nostra narrazione non potrà mai riprodurre fedelmente il gioco di emozioni, i colpi di scena, le battute recitate: il teatro va visto, non raccontato.

In questa commedia ritroviamo i tratti salienti dell’arte di Peppino De Filippo, non solo interprete, ma anche autore teatrale. Egli aprì la strada ad un teatro di farsa e di comicità, utilizzando un linguaggio vivo ed attuale, nel quale lo spettatore ritrova quella verità di espressione che è abituato ad ascoltare tutti i giorni in famiglia, al lavoro e nella vita quotidiana. Peppino De Filippo intendeva come Teatro Italiano “…quello che si esprime non attraverso lo stereotipato, gelido ed accademico linguaggio da dicitore di poesia dalla perfetta dizione, ma che si manifesta con un parlare, magari pieno di impurità e d’inflessioni, ma festoso e palpitante per i diversi accenti dei quali è ricco il nostro Paese”.



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