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Religione e societą - Notizie e Commenti
Il diavolo contro Padre Pio Stampa E-mail
Come sconfiggere Satana? La lezione di San Padre Pio da Pietrelcina
      Scritto da Gabriele Vecchione
16/11/09

"Da quando è incominciato a entrare in una prospettiva di vita religiosa fino alla morte [Padre Pio] tutti i giorni è stato picchiato dal demonio". (Don Gabriele Amorth)


Padre Pio (1887 – 1968) è stato un vero e proprio alter Christus vissuto tra noi fino a poche decine di anni fa, nella nostra terra, passato al vaglio della scienza, delle radiografie, delle perizie psichiatriche e dei rullini fotografici. Egli ha vissuto tutta la vita con Gesù e sul Calvario: e senza quasi mai uscire dal suo convento nel Gargano. Uomo fatto di preghiera (ogni giorno la Messa di due ore, il breviario intero, 50 rosari, i digiuni inenarrabili, le veglie notturne, 16 ore di confessionale), grazie a lui, Mistero vivente, si è potuto e si può toccare semplicemente che “il cattolicesimo è vero” (G. K. Chesterton): grazie a lui, lo straordinario si è mostrato ordinario e una parte del velo che ci occulta la verità soprannaturale è caduta. Chi, dopo Padre Pio, non crede in Gesù e nella Chiesa si deve assumere la responsabilità di farlo. Non spesso sorgono nella Chiesa santi di questo calibro e Dio ha assommato in Padre Pio carismi e doni spirituali che raramente si combinano insieme in una sola spiritualità: l’assimilazione totale (per 58 anni) alla Passione di Gesù, la scrutazione delle anime, la chiaroveggenza, lo spirito di profezia, la conoscenza delle lingue non studiate, il potere di ottenere frequenti guarigioni e miracoli, la bilocazione, il profumo delle stimmate e degli oggetti che gli appartengono. Padre Pio ha compiuto prodigi tali che, se solo avessimo fede come il granellino di senapa, dovremmo vivere in ginocchio a ringraziare Dio.

Come Gesù, ha dovuto lottare aspramente con Satana: il suo spirito tetragono, aiutato dalla Madonna e da tutto il Paradiso, ha, alla fine della battaglia, prevalso. Tutti i giorni il Diavolo lo malmenava di notte per non farlo scendere a celebrare la Messa, ma puntualmente, Padre Pio, anche col volto tumefatto e riempito di ecchimosi, saliva sull’Altare dove subiva misticamente il martirio e perdeva sangue (negli anni, ettolitri su ettolitri) dalle cinque piaghe. Dapprima, Padre Pio da Pietrelcina scioglieva le anime dai lacci di Satana in confessionale, poi, alla sua Messa, sempre affollatissima benché celebrata alle 5 di mattina in un paesino che d’inverno si riempie di metri di neve come S. Giovanni Rotondo, le faceva tornare ai sacramenti. Durante la Messa piangeva di continuo e andava in estasi mistica: così ogni mattina per 53 anni, tranne quando qualche influente scherano vaticano gli impedì, per un paio di anni, di celebrare in pubblico.

Più di una volta il Padre ha affermato: “La mia missione è quella di salvare le anime”. Per le anime, egli ha subìto ogni giorno percosse, vessazioni e tentazioni di ogni tipo. Col Diavolo è stato un costante scontro a sangue per il guadagno delle anime. Perduto ignominiosamente da Satana, tanto che il Padre, verso la fine della sua vita, ha osato dire: “Satana ha paura di me”.

A Pietrelcina: “Mi va intimorendo col dire che mi deve distruggere”

Padre Benedetto da San Marco in Lamis, uno dei suoi direttori spirituali, ha scritto nei suoi Appunti: “Le vessazioni diaboliche cominciarono all’età di circa quattro anni”. Padre Gerardo Saldutto ha scritto che alle visioni celesti di Gesù, della Madonna, degli angeli che aveva il piccolo Francesco si accompagnavano “figure diaboliche e demoni arrabbiati” in “un tormento continuo”. Il Diavolo conosce bene il progetto di Dio su Padre Pio e cerca tout court di ucciderlo già prima che venga ordinato sacerdote. Nella sua stanza di Pietrelcina – testimonia Giovannina Iadanza, una sua compaesana – “Padre Pio aveva dei veri e propri assalti dal maligno, cadeva per terra, tutto volava nella stanza”. Negli anni che seguono “l’apostata infame” cerca di piegare il giovane Fra’ Pio che così scrive al suo padre spirituale: “Il demonio non può darsi requie per farmi perdere la pace dell’anima… a mezzo delle continue tentazioni contro la santa purità… Mi va insinuando pensieri di disperazione”. Non solo nell’anima, ma anche nel corpo “barbablù” vuole prostrarlo. Durante una disputa fisica, Padre Pio perde la vista:

In quanto allo stato fisico, se si fa eccezione alla vista che non vuole ritornarmi, sto benino… Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme ad altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro, e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gittato dal letto trascinandomi per la stanza.

Non c’è pace: “Mi va intimorendo col dire che mi deve distruggere”. Nel 1912 cominciano sistematiche aggressioni fisiche. 18 aprile: “Me ne stavo ancora a letto, allorché fui visitato da quei cosacci, che mi picchiavano in un modo così barbaramente, che ritengo come grazia ben grande l’aver potuto sopportare ciò, senza morirne”. 28 giugno: “Babbo carissimo, ora bisogna che vi dica cosa mi è accaduto in queste due ultime notti. L’altra notte la passai malissimo: quel cosaccio da verso le dieci, che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente… Alle cinque del mattino allorché quel cosaccio andò via, un freddo s’impossessò di tutta la mia persona da farmi tremare da capo a piedi… Persi del sangue dalla bocca”. 5 novembre: il Demonio non apprezza la direzione spirituale per via epistolare che il giovane Piuccio intrattiene con Padre Agostino e gli dice: “Come non piaceresti di più a Gesù, se tu rompessi ogni relazione col padre tuo; egli è per te un essere assai pericoloso, è un oggetto di grande distrazione per te”. Padre Pio racconta che alle sue ironiche beffe (il Diavolo non sopporta l’allegria) seguirono le botte: “Non vi dico poi in che modo mi vanno percotendo quei disgraziati. Certe volte mi sento presso a morire”. 13 dicembre: “L’altra notte mi si è presentato sotto le sembianze di un nostro padre, trasmettendomi un severissimo ordine del padre provinciale di non scrivervi più… Confesso la mia debolezza, babbo mio, piansi amaramente, credendo essere stato ciò una realtà”. L’Apostata si mette a macchiare le lettere del Padre che diventano illeggibili, ma l’arciprete di Pietrelcina, don Pannullo, sotto giuramento, ha testimoniato che “messo di sopra il crocifisso, aspersa l’acqua benedetta e recitati i santi esorcismi, si poté leggere”. Gli attacchi non cessano, ma Padre Pio cerca di sferzarli con l’ironia: “E tutt’altro che spaventarmi mi preparai alla pugna con un beffardo sorriso sulle labbra verso costoro”, ma l’allegria non bastò per metterli in fuga e “mi gittarono a terra, e mi bussarono forte forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo in pari tempo gridi disperati e pronunziando parole estremamente sporche. Fortuna che le stanze vicine e anche sotto la stanza dove io mi trovo sono disabitate”. Nella permanenza a Pietrelcina le lotte sono terribili: “Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e a percuotermi in tale stato”, ma il giovane frate non ha paura: “Oramai non mi fanno quasi più timore. Gesù è sempre amoroso verso di me, giungendo fin anche alle volte ad alzarmi da terra e adagiarmi sul letto”.

“E tu non sai che Satana ha paura di me?”

Ora diventa chiaro a Padre Pio perché Gesù permetta tali tremende vessazioni diaboliche: vuole che il suo figlio, Piuccio, sia uguale a lui, vuole prepararlo ad una missione grande quasi quanto la sua e lo vuole assimilato alle angosce che egli stesso ha sperimentato nel deserto, nell’Orto degli Ulivi e sulla Croce. I cinquant’anni trascorsi a San Giovanni Rotondo saranno occasione di salvezza per milioni di anime. Padre Pio ha promesso: “Chiunque salirà questo monte, non tornerà a mano vuote”. A chi gli faceva notare che, dopo la sua morte, sarebbe finito tutto rispondeva prontamente: “Sarò più vivo di prima e farò più chiasso da morto che da vivo; chiunque verrà sulla mia tomba, sarà chiamato direttamente da me”. Il Diavolo, che conta su molti emissari ed è ruggente come non mai perché si avvicinano gli ultimi tempi in cui sarà finalmente nullificato in uno stagno di zolfo, non può sopportare che tante anime tornino a Gesù che ha suscitato un altro Buon Pastore come Padre Pio. Per questo, durante le messe nere, ore ed ore di maledizioni e di bestemmie si abbattano ancora sul Santo del Gargano, sui suoi gruppi di preghiera, sui suoi figli spirituali, sui devoti: logicamente, non hanno nessun effetto perché una indemoniata, un giorno, andò da Padre Pio e gli urlò con la voce tremendamente gutturale del Diavolo: “Padre Pio, ci dai più fastidio tu che san Michele!”. Padre Tarcisio gli disse: “Padre spirituale, ha sentito cosa ha detto il Diavolo?”. E il Santo rispose beffardo: “E tu non sai che Satana ha paura di me?”.

In una lettera del Padre si legge: “Non saprei dirvi poi quanta rabbia prova contro di me quel brutto animalaccio”. In una successiva: “I nemici insorgono… e tutti d’accordo mi gridano: abbattiamolo, schiacciamolo, perocché è debole e non potrà a lungo resistere”. Già, come ha fatto Padre Pio a resistere per 81 anni, senza mai mangiare (si nutriva quasi solamente di Eucarestia), senza mai dormire (“Dormirò 5 – 6 ore all’anno”), vedendo ogni giorno l’inferno (alla figlia spirituale Cleonice disse, parlando dei demoni: “Figlia mia, non ti auguro di vederne uno, tu ne morresti all’istante”) e soffrendo continuamente i colpi di flagellum, la coronazione di spine, la via del Calvario, i buchi nelle mani, nei piedi, nel costato ed avendo il cuore cotto e trafitto dalla lancia (il 5 agosto 1918 p. Pio ebbe la transverberazione)? Con quali forze ha resistito? Il suo segreto è in un’Arma, di cui parleremo tra poco, perché il peggio delle vessazioni deve ancora essere narrato.

Venafro, Sant’Anna, Sant’Elia a Pianisi: “È isso, è isso!”

Nel ’17 e soprattutto nel ’18, l’anno delle stimmate, anche le tentazioni sono inaudite: “Violente tentazioni contro la fede… che presentano il peccato come una cosa non solo indifferente, ma dilettevole. Da qui nascono ancora tutti quei pensieri di sconforto, di dissidenza, di disperazione e persino, non inorridite padre, per carità, pensieri di bestemmia”; “questo apostata infame vuole strapparmi dal cuore ciò che in esso vi è di più sacro: la fede”; “ho assiduo Satana presso di me”.

Prima di giungere a San Giovanni Rotondo, Padre Pio cambia più volte convento perché ovunque sta malissimo e ovunque ha ipertermia (febbre a 50 gradi: come è comprensibile, scoppiano i termometri ed i medici, esterrefatti, devono usare quelli per i cavalli) e dimora per qualche tempo a Venafro. Qui digiuna totalmente per 21 giorni di seguito perché il Diavolo cerca di massacrarlo con particolare perfidia. Padre Pio racconta:

Il demonio per riportare più facilmente la vittoria, si mostra sotto la forma di laida donna, ignuda, e sospinge violentemente l’anima a cedere e ad acconsentire. Da principio mi apparve sotto la forma di un gatto nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che lascivamente ballavano. La terza volta, senza apparirmi, mi sputavano in faccia. La quarta volta, senza apparirmi, mi straziavano con rumori assurdi. La quinta volta, mi apparì in forma di carnefice che mi flagellò. La sesta volta in forma di crocifisso. La settima volta sotto forma di un giovine, amico dei frati, che poco prima era stato a visitarmi. L’ottava volta sotto forma del Padre Spirituale. La nona volta sotto forma di Padre Provinciale. La decima volta sotto forma di Pio X. Altre volte sotto forma del mio Angelo Custode, di san Francesco, di Maria Santissima, o nelle sue fattezze orribili con un esercito di spiriti infernali.

Ancora sulla sua permanenza a Venafro, il suo direttore spirituale, p. Benedetto, testimonia: “Il povero Padre viene battuto a sangue da questi essere malefici, straziato con rumori assordanti, riempito di sputi in viso”. A Venafro avviene anche un fatto significativo: durante le sue estasi mistiche sono presenti dei medici che studino il fenomeno. «Una relazione riporta: “Non c’è corrispondenza tra i battiti del cuore e le pulsazioni, queste erano accelerate e forti, ma i battiti del cuore erano acceleratissimi e fortissimi, come se il cuore volesse scoppiare”» (Marco Tosatti, Padre Pio e il Diavolo, Piemme, pag. 68). Fenomeno che è, tuttora, inspiegabile.

Dopo Venafro, il giovane frate si sposta a Sant’Anna, Foggia. Qui “gli assalti, rumorosi e violenti, avvenivano sempre all’ora di cena… Alcuni confratelli andarono a lamentarsi con i superiori” (M. Tosatti, ibidem). Luigi Peroni, un figlio spirituale, ha raccontato: “Durante la permanenza di Padre Pio nel convento,  ogni tanto si sentono rumori fortissimi, come colpi violenti. Nessuno capisce il motivo. Ma… i colpi si verificano quando Padre Pio è solo in camera, che si trova al primo piano, proprio sopra il refettorio dei frati… Un giorno, mentre i frati sono a pranzo, presente il vescovo della diocesi di Foggia, mons. Salvatore Bella, si sente un fracasso indiavolato e un rotolare di sassi, casse e altro materiale per le scale, mentre nuvoloni di polvere e fumo oscurano il corridoio. Si crede sia caduto il soffitto della stanza. Corrono tutti assieme al vescovo per vedere che cosa sia successo. Niente di anormale, tutto al suo posto, ma Padre Pio è disfatto, madido di sudore, pallido come cera e respira a stento”. Padre Pio, attraverso queste lotte fisiche col Demonio, manda in confusione i dotti che bollano l’esistenza del Diavolo una panzana medievale. Una sera è presente il vescovo D’Agostino che è modernista e fa lo scettico, salvo poi fuggire come una lepre quando sente “in alto, proveniente dal soffitto, come un calpestio; poi, giù, una botta, e un boato da far tremare tutto il refettorio” (Luigi Peroni). Accorsi tutti i frati nella cella, chiedono il perché di queste detonazioni al Padre che risponde nel suo dialetto: “Satana, pe’ la rabbia schiattìa”. Padre Paolino da Casacalenda, suo amico e superiore, ha testimoniato: “Dopo la detonazione, cioè la “lotta” tra il maligno e Padre Pio, si trovava in un bagno di sudore e bisognava cambiarlo da capo a piedi. Ricordo e non esagero, che una volta con le sole mutande riempii quasi un bacile d’acqua”.

A Sant’Elia a Pianisi il Diavolo, come a solito, cerca di devastarlo e punta sulla grande paura (“fifa”, dirà Padre Pio) che il cappuccino ha per i cani di grossa taglia. Il cappuccino ha raccontato:

Una notte d’estate avevo la finestra e la porta aperte per il gran caldo, quando sentii dei rumori che mi sembravano provenire dalla cella vicina. “Che cosa farà a quest’ora fra’ Anastasio?” mi domandai. Pensando che vegliasse in orazione, mi misi a recitare il Santo Rosario… Continuando però questi rumori, anzi diventando più insistenti, volli chiamare il confratello. Si sentiva intanto un forte odore di zolfo. Mi spinsi dalla finestra per chiamare: le due finestre, la mia e quella di fra’ Anastasio, erano così ravvicinate che ci si poteva scambiare i libri o altro allungando la mano. “Fra’ Anastasio, fra’ Anastasio…” cercai di chiamare senza alzare troppo la voce. Non ottenendo nessuna risposta mi ritirai, ma con terrore dalla porta vidi entrare un grosso cane dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul letto e udii che diceva: “È isso, è isso!”. Mentre ero in quella positura vidi l’animalaccio spiccare un salto sul davanzale della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire.

Padre Pio, emesso un forte urlo, sviene cadendo sul letto. Ma, anche questa volta, ha vinto.

San Giovanni Rotondo: il complotto delle tenebre contro il Padre

Giunto sull’altura del Gargano, dove, oltre al convento, c’erano solo pietre (anche in questo il Padre fu accumunato a Gesù, vissuto a Nazareth, dove non c’era assolutamente niente, e di cui Bartolomeo disse: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”, Gv, 1, 46), Padre Pio, ovviamente, non viene risparmiato dall’apostata infame. Nel 1917 si occupa della formazione dei giovani seminaristi che regolarmente sentono provenire dalla sua stanza rumori di catene, tonfi, urla, risate parossistiche. Spesso, al risveglio, Padre Pio ha un occhio nero, è gonfio di lividi, la sua stanza è interamente sottosopra, i ferri del letto sono piegati e attorcigliati.

Il giovane Padre Federico da Macchia Valfortore dormiva nella stanza del padre spirituale e ha potuto testimoniare durante il processo di canonizzazione:

Una notte mi svegliai di colpo per un grande fracasso. A occhi aperti e ben nascosto nelle coperte, io sentivo che il Padre Pio gemeva e ripeteva le parole: “Madonna mia!”… Dall’altro sentivo sghignazzate e rumori di ferri che si storcevano e cadevano a terra e catene che rumoreggiavano sul pavimento. Non so quanto tempo durò questa scena, ma è certo che io rimasi senza fiato, nascosto come un topo sotto i muri di una casa in rovina. Al mattino, prima che suonasse la sveglia, appena riuscii a liberare la testa dalle coperte, al tenue chiarore di un lumicino, vidi con spavento che i ferri dei teli erano contorti e Padre Pio, on un occhio gonfio e dolorante, era seduto sulla sedia. Abbottonai i miei calzoncini, corsi subito dal Padre tutto spaventato e, buttandomi ai suoi piedi, gridai: “Padre, Padre, cosa è avvenuto questa notte?”. Padre Pio mi baciò, mi rassicurò, e mi disse di stare zitto.

Tempo dopo, ancora interpellato, il Padre ha dato spiegazioni e padre Federico ha deposto:

“Voi volete sapere perché il diavolo mi ha fatto una solenne bastonatura: per difendere, da padre spirituale, uno di voi. Il tizio (ci disse anche il nome) era in preda ad una forte tentazione contro la purezza e, mentre invocava la Madonna, spiritualmente invocava anche il mio aiuto. Immediatamente corsi in suo sollievo e, sorretti dalla corona della Madonna, abbiamo vinto. Il ragazzo tentato, libero dalla tentazione, si addormentò fino al mattino, mentre io sostenni la lotta, fui bastonato, ma ho vinto la battaglia”.

A San Giovanni Rotondo, oltre agli scontri, per così dire, privati, si apre un altro fronte di guerra. Un fronte che costerà al Santo un oceano di dolore, una sofferenza difficilmente rendibile con parole. Stiamo parlando dell’attentato alla sua autorevolezza, alla sua credibilità, alla sua persona. Stiamo parlando di insigni uomini di Chiesa, di prelati, di monsignori, di pie donne, di confratelli, di suore. Si arrivarono a fare cose talmente gravi che anche le menzogne di padre Gemelli su padre Pio sono, messe a confronto, cosa di poco conto. Preti indegni, mossi dall’invidia, lo hanno calunniato senza pietà. Vescovi, accusandolo di inventarsi le stigmate, di essere un corruttore di donne, di essere strumento del demonio, hanno ottenuto contro di lui sanzioni vergognose: tra tutte, il divieto di confessare ferisce tuttora non poco. Lo hanno accusato di avere frequenti, anzi quotidiani, rapporti sessuali con donne. Lo hanno esorcizzato a distanza (sic!), hanno inviato centinaia di lettere anonime alla Curia Cappuccina di Foggia e a Roma: tutte macchinazioni diaboliche per diffamarlo e distogliere le anime dal proposito di recarsi dal Padre per i suoi consigli e la sua direzione spirituale. Il massimo della persecuzione, però, si ebbe commettendo un orribile sacrilegio. Il frate incaricato all’assistenza di Padre Pio, Giustino Gaballo, pensò bene di installare dei microfoni nella cella n.5 del Santo, nel parlatorio e nei confessionali (le versioni ufficiali negano che si giunse a tanto, ma a tanto si giunse) e, per l’attuazione di questo piano diabolico si fece aiutare da Fra’ Masseo Cannito. Quei nastri sacrileghi furono portati a don Umberto Terenzi, rettore del Divino Amore di Roma, che, dopo averli più volte ascoltati, sentenziò: “Cose gravi, cose tristi… Costituiranno una spina per la Chiesa. Quale delusione e quale scandalo per innumerevoli anime… ed anche per me che gli ero affezionatissimo” (don Terenzi fu personalmente beneficato da Padre Pio che poi, però, lo chiamerà poco teneramente: “Quel Giuda”). Era convinto di aver udito un bacio, mentre altri testimoni hanno attestato di non poter distinguere una frase di senso compiuto, ma di udire solo una voce isolata, né tantomeno baci. E comunque è certo che si trattasse del bacio alle mani di Padre Pio: un’usanza che anche oggi non è del tutto smarrita quella di baciare le mani ai sacerdoti e che assume un particolare valore per mani dove campeggiavano le croste di Gesù. Don Terenzi agiva per mandato del Sant’Uffizio. Questa è stata solo una delle tante campagne calunniose verso Padre Pio a partire da quella imbastita dal vescovo Gagliardi.

L’apice si raggiunse colla Visita Apostolica di mons. Maccari che istituì un tribunale a senso unico per condannare, senza appello, Padre Pio. Il monsignore diede retta ad una calunniatrice di razza come Elvira Serritelli che affermò di avere rapporti sessuali con Padre Pio semel vel bis in hebdomada, come scrisse in latinorum monsignore: una o due volte alla settimana. Insigni cardinali arrivarono a fantasticare sulle “mogli di Padre Pio”. Il Diavolo si servì della Visita Apostolica guidata da Maccari per ledere e devastare l’integrità del Padre? Stando alle persone che monsignore ha ascoltato, si può presumere di sì: “Tra le persone interrogate dal Visitatore apostolico vi sono alcune donne, che erano dei veri demoni incarnati” (don Francesco Putti, riportato in M. Tosatti, op.cit.), donne che deposero segretamente e sotto giuramento cose infami ed infamanti. Tali donne trafugavano le ostie per compiere riti occulti (e, detto questo, s’è detto molto) e quindi si può dedurre che agissero per conto terzi e, più precisamente, per i figli delle tenebre che – come abbiamo già visto – hanno avuto sin da subito in odio Padre Pio. Qualcuna di queste è stata interrogata anche durante il processo di canonizzazione ed ha ammesso di aver agito per qualche organizzazione “e non poche… Del resto dovete sapere che il gettare maldicenza con fango secco e fresco attraverso la certezza che quanto si dice resta rinchiuso nel rigoroso segreto degli archivi del Sant’Uffizio, è allettante per qualsiasi demonio incarnato”. Le gerarchie impedirono al Padre, per tre anni, di confessare, condannandolo senza potersi in nessun modo discolpare. “Che universo di bene non realizzato!”, ha rimarcato il suo figlio spirituale don Gabriele Amorth.

Nel 1964 Padre Pio, settantasettenne, non smette di lottare fisicamente con “Barbablù”. Siamo in piena estate e, tra la folla che aspetta di vederlo e di farsi benedire nel corridoio del convento, c’è una diciottenne posseduta dal Diavolo. Appena lo vede, lo insulta con veemenza: Padre Pio, però, passa avanti. La sera (5 – 6 luglio) tutto il convento trema dopo un rumore fortissimo e il grido d’aiuto del Padre: “Fratelli, aiutatemi!”. Accorrono in molti e trovano il Santo a terra, sotto il letto, semisvenuto, sanguinante dalla bocca e dal naso e con una ferita macroscopica sul sopracciglio destro e con segni evidenti che qualcuno aveva provato a cavargli gli occhi. Il giorno dopo, la ragazza posseduta urla con la voce di Satana: “Quell’anima era già mia; me l’ha levata per forza, all’ultimo istante, quel vecchiaccio! L’avrei voluto distruggere, questa notte; e gli occhi glieli avrei cacciati certamente se quella donna non gli avesse messo un cuscino sotto il viso!”. La Bestia immonda vuole impedire a Padre Pio di celebrare la Messa e fugge dalla ragazza, liberata istantaneamente, appena vede il cappuccino uscire dalla sacrestia con addosso i paramenti sacri.

Spesso avviene che Satana vada a confessarsi dal Padre, mascherandosi da penitente che ha commesso tutte le nefandezze possibili tali – racconterà il cappuccino – “da toccare il fondo della più stomachevole cloaca” e giustificandole con particolare arguzia intellettuale. Ecco quello che racconta Padre Pio:

Ad un certo momento per una luce interiore vivida e fulgida percepii chiaramente chi era colui che mi stava dinanzi. E con tono deciso e imperioso gli dissi: «Dì viva Gesù, viva Maria». Appena pronunziati questi soavissimi e potentissimi nomi, Satana sparisce all’istante in un guizzo di fuoco, lasciando dietro a sé un insopportabile, irrespirabile fetore.

Raramente Padre Pio ha compiuto esorcismi, perché il suo campo di battaglia era il confessionale. Ma, quando esorcizzava, bastava che intimasse al Diavolo: “Vattene!” perché questi lasciasse la persona che stava tormentando. Scene da Vangelo.

Un fatto straordinario

Abbiamo già detto che Padre Pio disse di sé che avrebbe fatto “più chiasso da morto che da vivo”. Certamente, egli non ha smesso di lottare contro il Leone ruggente. Ora che, nella gloria di Dio, ne è totalmente immune, è presumibile che si prodighi per i suoi devoti, per le sue opere, per chi lo invoca con fede. Basti pensare a quanto accade a don Amorth durante gli esorcismi:

Io non l’ho mai visto, Padre Pio, mentre pratico gli esorcismi, ma le persone che esorcizzo sì; varie volte persone possedute dal demonio urlano: “Via quel frate! Via quel frate! Non voglio vedere quel frate!”. “Chi è?” domando. “È Padre Pio! Non voglio vedere quel frate!”.

L’Arma

Come l’umile ed il debole Padre Pio abbia resistito al demonio, pur essendo “biologicamente morto” giacché, a dispetto della sua quotidiana sfiancante attività, non dormiva né mangiava, è chiaramente un mistero. Per risolverlo o capirci qualcosa bisogna rifarsi al Vangelo e ai poteri di Gesù che egli stesso dona ai suoi apostoli: “[Gesù] allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni” (Lc 9, 1). Quando il Nazareno mandò 72 discepoli in ogni città nella quale voleva recarsi, al loro ritorno ascolta il loro racconto gioioso: “Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome” e risponde: “Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare” (Lc 10, 17-19). Nulla ha danneggiato Padre Pio che anche negli ultimi istanti di vita fu tormentato dal nemico: erano, evidentemente, gli ultimi colpi di coda di un perdente presuntuoso. Il nemico ha perso ferito a morte dall’Arma di Padre Pio:

Pareva di trovarmi alla finestra del coretto della chiesina di San Giovanni Rotondo e nel piazzale antistante vi era stipata una folla sterminata. Dopo aver osservato tutta quella innumerevole moltitudine di persone, sporgendomi alla finestra del coretto, chiedo: “Chi siete? Che volete?”. E tutta quella folla, in coro, con voce massiccia e assordante, grida a squarciagola: “La morte di Padre Pio!”. Mi accorsi che erano tutti demoni!!! A queste parole entrai nel coretto per pregare. Mi si fa subito incontro la Madonna, che con accorato sguardo materno e con gesto deciso mi mise tra le mani un’“Arma” dicendomi: “Con quest’Arma sei tu che vincerai!”. La manovrai dalla finestra del coretto e tutta quella gente fulmineamente cadde a terra restando tramortita… Mi trovai alla stessa finestra. Vidi di nuovo una numerosa folla. Meravigliato, e non senza una certa delusione, dissi gridando: “Ah, non siete morti?!”. E di nuovo chiesi: “Chi siete?...” Rispondono: “Siamo cristiani!”. Dico a tutti risollevato: “Siete figli di Gesù… Allora venite con me! Seguitemi ed obbeditemi! E nessuno mai vi nuocerà?!”. E aggiungo: “Stringete sempre nella vostra mano l’“Arma di Maria” e riporterete sempre e dovunque vittoria sui nemici infernali”.

Il Rosario, l’Arma di Maria, “la dolce catena che unisce a Dio”, come disse Bartolo Longo. Don Amorth ha scritto che, contro Satana, “la potenza del Rosario si tocca con mano”. Padre Pio ne diceva 50 al giorno. Molti si chiedono: donde trovasse il tempo? Per Padre Pio – ha scritto Rino Cammilleri – “il tempo e lo spazio sono relativi”. Ciò a cui teneva di più questo grande santo lo ha detto a noi tutti nel suo breve e chiaro testamento spirituale: “Amate e fate amare la Madonna. Recitate sempre e fate recitare il Rosario”. Per noi, abitanti di questo saeculum del 2009, è un’esortazione vivissima: e con il Rosario “il Dio della pace stritolerà ben presto Satana sotto i vostri piedi” (Rm 16, 20).



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