Per Marc Chagall la Bibbia era l'alfabeto di colori a cui ha attinto tutta l'arte occidentale. Verissimo. Secolo dopo secolo, la fortuna artistica delle Sacre Scritture è stata così smisurata che oggi sono molti di più quelli che hanno appreso la storia sacra dalla pittura, dalla scultura, dall'architettura, di quelli che ne hanno letto il testo. La Bibbia è il libro più venduto al mondo. Ma che l'abbiano letta per intero sono pochi. Paul Claudel, poeta francese convertito, diceva che "i cattolici mostrano un così grande rispetto per la Bibbia che se ne stanno il più lontano possibile".
Errore imperdonabile. Perché se è vero che Raffaello insegna tante cose, è ancor più vero che le stanze vaticane da lui affrescate restano indecifrabili se non si conosce la trama biblica che le sostanzia, se non si vede ad esempio che i filosofi della "Scuola di Atene" sono in cammino verso la liturgia celeste e terrena della "Disputa del Santissimo Sacramento" dipinta sulla parete di fronte. La Bibbia è il "grande codice" della cultura occidentale. Su questo i maggiori critici letterari sono ormai concordi. Erich Auerbach, in un capitolo memorabile di "Mimesis", mostrò che la Genesi e i Vangeli, ancor più dell'Odissea di Omero, sono la matrice del realismo della letteratura moderna: "Fu la storia di Cristo, con la sua spregiudicata mescolanza di realtà quotidiana e d'altissima e sublime tragedia, a sopraffare le antiche leggi stilistiche".
Certo, pochi sanno leggere la Bibbia nel testo originale, ebraico per l'Antico Testamento e greco per il Nuovo. Ma ora che la conferenza episcopale italiana ha sfornato dopo quasi vent'anni di lavoro da parte di biblisti e letterati la più accurata traduzione italiana della Bibbia di sempre, un motivo in più per leggerla c'è. Questa nuova traduzione della Bibbia, che "L'espresso" e "la Repubblica" propongono ai loro lettori, è la stessa che si legge ogni domenica a messa. È fatta quindi anche per essere proclamata, cantata, musicata, illustrata: come la Vulgata di san Girolamo, l'antica traduzione latina delle Scritture che per secoli ha fatto tutt'uno con la grande arte occidentale e, nello stesso tempo, con la vita e il linguaggio quotidiani di miriadi di uomini e donne.
Ma attenzione, la Bibbia cristiana può punire chi vi si avventura alla cieca. È un libro specialissimo, anzi, un insieme di libri, settantatre in tutto, prodotti in un migliaio d'anni e ripartiti in due grandi collezioni, l'Antico e il Nuovo Testamento, che è vietatissimo separare, pena il non capire più nulla. La messa insegna. Non vi si legge mai una pagina del Vangelo senza che prima non si legga una pagina dell'Antico Testamento che l'anticipa "in figura". Gesù è incomprensibile senza i profeti. Se è risorto dai morti, come i Vangeli attestano e il "Credo" proclama, ciò è accaduto "secondo le Scritture". Se dal fianco squarciato di Gesù zampillano sangue ed acqua, con Maria e Giovanni ai piedi della croce, è impossibile non pensare al secondo capitolo della Genesi, ad Adamo dormiente dal cui fianco Dio trae Eva, la madre dei viventi. La croce è il nuovo albero della vita del paradiso, come la magnifica croce fiorita del mosaico della basilica romana di San Clemente. È la sorgente della Chiesa, è l'inizio della nuova creazione.
Dell'Antico Testamento, per cominciare, si legga la Genesi. Non ci si stupisca se i racconti della creazione non sono uno ma due, l'uno di seguito all'altro e così diversi di stile e di contenuto. La Bibbia non vuole dire come il mondo è nato, ma perché. E anche perché, in un mondo che pure è benedetto da Dio come "buono", si sprigiona tanto male, non per destino ma per libera scelta volontaria, travolgendo con l'uomo anche la natura. Da Caino a Lamech, dalla torre di Babele al diluvio, la malvagità invade la terra. Ma c'è Noè il giusto, nell'arca salvata dalle acque. Poi c'è la chiamata di un altro giusto, Abramo. E c'è una giustizia anche al di là del popolo eletto, nel misterioso Melchisedech "senza padre, senza madre, senza genealogia", come scriverà nel Nuovo Testamento l'autore della lettera agli Ebrei. E c'è Dio che visita Abramo nella persona dei tre ospiti anonimi che Rublev nel XV secolo dipingerà come icona della Trinità. E ancora Dio che lotta con Giacobbe sulle rive del torrente Yabbok. Dio? La Bibbia non lo scrive. Lo fa intuire. Forse.
In questo la Bibbia è davvero modernissima. Non dice mai tutto. Anzi. Obbliga il lettore a entrare nella trama e a decidere. "Le divine parole crescono con chi le legge", disse papa Gregorio Magno in un'omelia su Ezechiele profeta. È come se le Scritture dormano, prima che il lettore arrivi a destarle dal sonno. Sono state scritte così, piene di enigmi, ellissi, salti, penombre. E l'esegesi rabbinica è così da sempre: il "midrash" è un inesauribile accumulo di letture e riletture, rimontaggi e reinterpretazioni, realtà e visione. Un dipinto di Chagall ne è illustrazione perfetta. E così la liturgia cristiana: lì la Parola di Dio non è una lettura libresca, ma diventa realtà vivente nei simboli sacramentali. Il Verbo di Dio prende corpo e sangue.
C'è un'antifona, nella messa dell'Epifania secondo il rito ambrosiano che si celebra a Milano, che è un inno alla creatività, nell'accostare la Bibbia. Essa canta: "Oggi al celeste Sposo s’è congiunta la Chiesa, poiché nel Giordano egli ha lavato i suoi peccati. Accorrono i Magi con doni alle nozze regali e s’allietano i convitati dell’acqua mutata in vino. Alleluia!". Qui i rimandi ai Vangeli sono almeno tre: alla visita dei Magi con i doni al Bambino, al battesimo di Gesù adulto nel Giordano, al miracolo delle nozze di Cana. Ma l'ordine cronologico è del tutto saltato e la narrazione è stata scomposta e ricomposta. Le nozze diventano quelle tra Gesù e la Chiesa, le acque battesimali purificano la sposa, i Magi portano i doni alla festa e gli invitati si comunicano bevendo il miracoloso vino procurato dallo stesso Gesù, qui ed ora.
Letta la Genesi, si salti al Nuovo Testamento e si legga Marco, il più antico, il più breve e il più folgorante dei quattro Vangeli. Tutto imperniato sul "segreto messianico" come trama narrativa, un segreto che fa balenare solo a tratti, dalla penombra, la vera identità di Gesù, e solo alla fine la svela con le parole del centurione romano davanti alla croce: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!". Altro elemento modernissimo del Vangelo di Marco è il suo finale tronco, in sospeso. A riconoscere Gesù nella fede è stato un ufficiale pagano, i discepoli sono tutti fuggiti, e le donne che vedono la tomba vuota non dicono niente a nessuno "perché impaurite". Punto. Col leggere un simile finale, come sfuggire dal prendere posizione? Come resistere dall'entrare in scena anche noi? Dispiace che della "Marcus-Passion" di Johann Sebastian Bach sia andata perduta la musica, visti quei capolavori sublimi che egli ha tratto dalla più solenne, ieratica, passione di Matteo, e da quella mistica di Giovanni.
E poi di nuovo si torni all'Antico Testamento. Si legga il brevissimo libro di Giona, il profeta mandato da Dio a convertire e perdonare la Ninive pagana, ingoiato dal pesce e vomitato vivo il terzo giorno, scintillante racconto tutto intessuto di fine ironia: e allora si capirà perché Gesù si sia identificato nel "segno di Giona" e perché Michelangelo abbia dipinto proprio questo profeta, in forme grandiose, alla sommità della parete d'altare della Cappella Sistina, tra la Creazione e il Giudizio, tra l'inizio e la fine dei tempi.
E poi si legga il libro di Giobbe, grande teologia e poesia altissima. E il Cantico dei Cantici, incantevole carme d'amore. E poi di nuovo si apra il Nuovo Testamento, col dittico del Vangelo di Luca e degli Atti degli Apostoli, con le avventure di Paolo che fa naufragio a Malta e infine arriva a Roma. Non diremo mai più che la Bibbia è noiosa.
Questa presentazione della nuova edizione della Bibbia pubblicata da L'espresso e la Repubblica ci aiuta a riscoprire la sua centralità culturale, l'importanza di leggerla con attenzione, cercando di scoprirne la ricchezza di significati e i molteplici collegamenti.
Non dobbiamo però dimenticare che la Bibbia è innanzitutto testo sacro, e che la centralità che ha assunto come testo fondante della civiltà occidentale è data dall'affermazione del cristianesimo. Una piena comprensione di quest'opera, dunque, richiede il faro di una sapiente interpretazione teologica alla luce della figura di Cristo, chiave di volta della storia della salvezza; un'interpretazione come quella che ci fornisce Benedetto XVI nel suo Gesù di Nazaret.
Inoltre, per poter cogliere la pienezza di significati della Bibbia, accanto ad edizioni come quella pubblicata dal gruppo editoriale L'espresso, ricche di riferimenti culturali, non può mancare nella biblioteca di ognuno una copia della Bibbia di Gerusalemme (edita dalle Edizioni Dehoniane di Bologna), col suo insostituibile apparato di riferimenti testuali e di note.