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Libri - Recensioni e Profili
L' "Ussaro" Cattabiani Stampa E-mail
Ricordo di un vero intellettuale anticonformista
      Scritto da Piero Sampiero
16/06/08
cattabiani_alfredo.jpg
 Alfredo Cattabiani

L'approssimarsi del solstizio d'estate mi ha fatto tornare all'Ussaro, uno dei miei blog preferiti.

A dire il vero l'occasione mi è stata data da un post in ricordo di Alfredo Cattabiani, letto sulla pagina web curata dalla moglie, Marina Cepeda Fuentes, dal titolo, intrigante e divertente, Che cosa bolle in pentola? (lo stesso della trasmissione radiofonica condotta dalla Fuentes ogni sabato e domenica su Radiodue, dalle 7 alle 7,30. NdR)

La signora, dotata di senso dell'umorismo e di brillante intelligenza, possiede anche altre due doti non comuni, che sono la semplicità e la sensibilità (non smancerosa, ma essenziale e profonda), derivanti forse dalla sua origine spagnola.

Ho letto per caso l'articolo con cui ella ricordava con malinconia l'anniversario della scomparsa di suo marito, esteta (nel senso migliore e raffinato del termine), cultore delle tradizioni, ed irripetibile organizzatore culturale controcorrente.

Uomo esemplare per l'anticonformismo ed il coraggio intellettuale con cui nell'arco di una vita (purtroppo non lunga) ha combattutto luoghi comuni e pregiudizi, conformismi feroci e mode insulse, Cattabiani mi era noto dai tempi di una rivista ora introvabile Pagine Libere, cui, ai tempi dell'università, ero abbonato.

Ricordo ancora come su quella pubblicazione compiva il primo passo per superare la politica spicciola e dirigersi verso riflessioni metafisiche, sulla scia degl'insegnamenti di Augusto del Noce.

E poi mi ritorna alla mente la sua partecipazione (inaudita ai tempi del postsessantottismo) ad una trasmissione della terza rete Rai, dedicata al commento mattutino dei giornali; nella quale si era autodefinito "Il grillo parlante", dopo aver accennato al suo tardivo ingresso nel mondo giornalistico, superando gli esami, per l'iscrizione all'albo, alla bella età di quarant’anni, lui che già aveva alle spalle un'importante attività di direttore editoriale presso le case editrici L'Albero e Rusconi (portò in Italia Il Signore degli Anelli di Tolkien, ma anche i più grandi saggisti liberali e conservatori, allora “boicottati” dalle mode dominanti. NdR).

Proprio alle Edizioni dell'Albero e ad Alfredo Cattabiani, il quale ne curò l'introduzione in Italia per la prima volta, devo la scoperta di uno dei più noti Hussards (“Ussari”), Roger Nimier, con il suo pregevolissimo romanzo Giovani Tristi, che rimane ancora uno dei libri migliori di quella splendida scuola di letterati e di scrittori anti-ideologici.

Ho continuato per anni a seguire le gesta di Cattabiani, anch'egli Ussaro e Moschettiere (i suoi baffi alla D'Artagnan, oltre tutto, autorizzavano l'appellativo) della carta stampata, privo di preclusioni ideologiche, con una sete inesauribile di sapere e la testarda volontà di diffondere idee non convenzionali.

Gli sono rimasto legato anche non condividendone sempre i punti di vista, dettati sempre dal cuore e dalla mente e mai condizionati da opportunismi.

Il giorno in cui m'imbattei nel blog di Marina Cepeda Fuentes cercavo di rintracciare qualche testo di Alfredo, dedicato alla centralità dell'uomo e alla coltivazione delle qualità umane più pregevoli, in quanto inscrivibili in una sorta d'impermanenza - come caratteri indelebili, nonostante il trascorrere del tempo e la caducità dell'esistenza - nella memoria individuale e collettiva.

Sarà stata una di quelle coincidenze casuali, che ci muovono inconsapevolmente verso l'alto, per nuove conquiste o per riscoperte intellettuali, da cui trarre altri frutti, favoriti dall'incipiente solstizio d'estate.



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