Via Giulia, prima strada a Roma ad andamento rettilineo, fu aperta dal Bramante per volontà di papa Giulio II all’inizio del Cinquecento, assieme alla parallela via della Lungara; le due strade dovevano essere collegate fra loro da Ponte Sisto e da un altro ponte, mai costruito. Negli intenti del Papa su queste due strade dovevano concentrarsi gli edifici di maggiore importanza dello Stato pontificio: fulcro sarebbe stato il Palazzo dei Tribunali, anch’esso mai costruito. Nel corso del Quattrocento vi si stabilì una fiorente comunità fiorentina, particolarmente numerosa sotto papa Leone X Medici; qui c’erano le loro case e botteghe. Essi nel 1448 fondarono la “Compagnia della Pietà” per il seppellimento dei morti uccisi dalla peste e senza sepoltura, con sede nella chiesa di S.Pantaleo. Divenuta questa troppo piccola, si decise per l’erezione di un nuovo edificio.
Ottenuta l’autorizzazione da papa Giulio II, i lavori iniziarono soltanto nel 1519 con Leone X; fu indotto un concorso al quale parteciparono alcuni dei più noti architetti del tempo, fra cui Michelangelo. Lo vinse Jacopo Sansovino, ma per un incidente sul cantiere fu costretto ad abbandonare l’opera, continuata poi da altri: dapprima Antonio da Sangallo il Giovane, che realizzò le fondazioni; seguì Giacomo Della Porta dal 1583, autore della navata; infine Carlo Maderno che realizzò la cupola, portando a completamento la chiesa nel 1620.
La facciata, per la quale fu indetto un nuovo concorso sotto il fiorentino papa Clemente XII, fu realizzata da Alessandro Galilei nel 1734. Essa, interamente in travertino, è solenne e domina lo spazio circostante; divisa in due ordini, reca sopra il timpano lo stemma di papa Clemente XII tra le statue allegoriche della Fortezza e della Carità. Dietro è la cupola del Maderno, popolarmente chiamata per la sua forma allungata “il confetto succhiato”. L’interno, a tre navate suddivise da pilastri in muratura con addossate lesene corinzie e con cinque cappelle per lato, è piuttosto austero, secondo lo stile conseguente ai dettami del Concilio di Trento, ma ingentilita da decorazioni d’età barocca.
Le cappelle sono una vera e propria summa della pittura toscana fra Seicento e Settecento: vi sono tele del Cigoli, del Passignano, del Santi di Tito e non da meno sono i monumenti funebri scolpiti dall’Algardi, dal Bernini, dal Borromini e dal Fuga.
L’altare maggiore fu commissionato da Orazio Falconieri, membro di questa famiglia d’origine fiorentina, (proprietaria anche del celebre palazzo compiuto dal Borromini su Via Giulia) che, trasferitasi a Roma, divenne ricchissima grazie all’appalto della gabella del sale. La commissione fu affidata a Pietro da Cortona, che nel 1634 realizzò un modello ligneo; nel 1656 l’opera venne proseguita dal Borrromini apportando alcune modifiche, senza però annullare l’apporto del Cortona, e condotta a termine da Ciro Ferri nel 1676.
Nella chiesa, fra l’altro, sono sepolti il Maderno e il Borromini: una lastra tombale, nella navata mediana sotto la cupola, ricorda il primo, mentre una lapide murata nel terzo pilastro sinistro ricorda il secondo. Sotto l’altare maggiore è la cripta della famiglia Falconieri, non utilizzata poiché la vicinanza del Tevere rendeva frequente l’intrusione dell’acqua. Quest’ambiente è stato disegnato dal Borromini: la pianta è ellittica, con la volta ribassata e percorsa da nervature che, partendo dalla trabeazione, si congiungono su un ovale racchiudente un rilievo in stucco con due rami di palma, nastro e ghirlanda. Nonostante le piccole dimensioni, il disegno dell’insieme sprigiona leggerezza e un gran senso d’energia.
La chiesa si trova in Piazza dell’Oro, parte terminale di Via Giulia, verso Corso Vittorio Emanuele.
E’ aperta tutti i giorni dalle 7 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Telefono 06/68.892.059