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Il fascino delle monete Stampa E-mail
Viaggio allo origini del collezionismo numismatico (XIV sec.)
      Scritto da Andrea Sabatini
28/06/05
moneta_antica.jpg

(Francisco Panvinio Rosato dedicatur)

Il mondo moderno offre una miriade di “hobby”, anche grazie allo sviluppo della tecnologia. Ma c’è una particolare forma di passatempo, più esatto sarebbe dire collezionismo, che è nata in tempi assai lontani, e che ancora oggi è ancorata ad una visione della vita scevra da diavolerie elettroniche e sofisticati congegni: mi riferisco al COLLEZIONISMO NUMISMATICO, che affonda le sue radici nel XIV secolo, cioè in pieno PRE-UMANESIMO. In effetti mancano notizie di un collezionismo numismatico medievale. Dovremo aspettare Giovanni De Matociis (1337), meglio noto come Giovanni Mansionario, che compila biografie di imperatori romani, basando la cronologia sulle monete antiche della sua collezione: si uniscono il diletto di collezionare  monete e quello di utilizzarle per la ricostruzione della storia romana.

Più predisposto al collezionismo numismatico puro e semplice risulta essere il trevigiano Forzetta, usuraio come in precedenza lo erano stati il padre ed il nonno, che nella moneta antica vede il valore venale, soprattutto se coniata in metallo nobile, quale oro ed argento. Alla sua morte (1373), avvenuta un anno prima del Petrarca, la sua splendida collezione (comprendente anche preziose gemme incise), andò dispersa.

Bisognerà aspettare la sensibilità del Petrarca per un ulteriore passo in avanti. Il grande poeta ed umanista decontestualizzò le monete - che egli pur collezionava - da un approccio puramente collezionistico e venale, cioè solo basato sulla bellezza o rarità dei pezzi. Infatti nei Rerum Memorandum Libri cita monete di Vespasiano e annota con riferimento a monete i codici delle vite dei dodici cesari e dell’ Historia Augusta. Insomma non collezionava solo, ma considerava la moneta uno strumento di studio.

Amici del Petrarca, Lombardo Della Seta e Giovanni Dondi Dell’Orologio furono anch’essi collezionisti di antichità, soprattutto gemme e monete. Furono però attratti dal semplice intento collezionistico, prediligendo pezzi rari, meglio se in oro, senza curarsi di ricostruire la storia antica dai pezzi posseduti. In ultimo va menzionata la figura di Giovanni Marcanova, medico padovano, la cui raccolta comprendeva più di 250 monete (in oro e argento), che proprio allo scadere del XIV sec. veniva considerata una delle più ricche e belle di tutto il Veneto.



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