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“Il volto nascosto dell’ONU” Stampa E-mail
Il Leviatano all’Onu. Contro il ruolo delle Nazioni Unite nella teorizzazione dei “nuovi diritti”
      Scritto da Massimiliano Lenzi
31/03/05
voltonascostodellonu_copertina.jpgMichael Schooyans
Il volto nascosto dell’ONU
Il Minotauro Editore, Roma 2004


“Un’ideologia lugubre, che raccomanda la sterilizzazione, l’aborto, l’eutanasia, la fecondazione assistita, il congelamento degli embrioni e persino la clonazione umana, è il prezzo di un pansessualismo sfrenato che non potrà mai restituire agli uomini la gioia di vivere”.

Michel Schooyans, sacerdote e docente di teologia all’Università belga di Lovanio, quando parla dei cosiddetti “nuovi diritti” magnificati dalla scienza e dalla tecnica, si atterrisce e pensa a un nuovo Leviatano globale che divorerà il futuro della terra. “Sta nascendo – spiega – una nuova antropologia dove il sacro è off limits, fuori dal mondano.

Tutto comincia con la sostituzione del “come” ai “perché”, agli interrogativi sull’esistenza. La storia moderna ha conosciuto il dispotismo illuminato. Il despota pretendeva di aver il privilegio, lui solo, di possedere i lumi della ragione, inaccessibili ai comuni mortali. La sua volontà era la sorgente del diritto, il suo potere era assoluto: non doveva rendere conto a nessun popolo”.

Oggi, quel totalitarismo, è stato sostituito: non più un tiranno a dettar legge ma l’Idea che i diritti siano in continua evoluzione, indissolubilmente legati alle meraviglie della scienza ed ai desideri di onnipotenza umana. In questo lavorìo – secondo il teologo belga – un ruolo centrale lo giocano le Nazioni Unite, epicentro di discussioni per l’approvazione di sempre nuove libertà. “Il ricorso al consenso e la convinzione che non esista una verità, nel senso cristiano del Vangelo ‘Io sono la Verità’, ha gettato l’Occidente in balia del relativismo etico per cui tutto è possibile e nessuno può impedire qualcosa a un altro perché ogni scelta è personale”. Una strada che porta dritta al paradosso di mettere sotto accusa, a priori, chiunque si opponga, per ragioni etiche, al soggettivismo. “Nella misura – è il caso limite descritto da Schooyans – in cui l’aborto, la fecondazione assistita, la clonazione, il congelamento degli embrioni, l’eutanasia fossero riconosciuti come nuovi diritti umani universali, quanti vi si oppongono potrebbero essere giudicati da una Corte penale internazionale perché l’Onu, attraverso le sue organizzazioni (e sotto la pressione delle lobbies) intimidisce, come istituzione, le magistrature e le legislazioni nazionali”.

Il meccanismo è lapalissiano. “Poiché non siamo più capaci – così argomentano le Nazioni Unite – di raggiungere una solida verità sull’uomo e poiché tale verità non è neanche accessibile o esistente, dobbiamo confrontarci tutti insieme e per mezzo di un atto di pura volontà decidere quali sono i giusti comportamenti. Tuttavia non decideremo più rapportando le cose ai valori imposti dalla verità, bensì ci impegneremo in una catena di dibattiti e, dopo aver prestato ascolto alle opinioni di tutti, prenderemo una posizione. Che sarà giusta perché consensuale”. Un metodo di concertazione etica che, per Schooyans, condurrà l’uomo verso un inesorabile declino. “D’ora in avanti, secondo questo schema di pensiero, non importa cosa verrà presentato come una nuova libertà ma importa soltanto la procedura decisionale. E tutto diventa informe: l’eutanasia, la clonazione, l’eliminazione degli handicappati, i programmi eugenetici”. Finché c’è il consenso non c’è il limite.

Cinque anni fa, scrivendo l’introduzione a un libro del teologo fiammingo, Nuovo disordine mondiale. La grande trappola per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, il cardinale Joseph Ratzinger annotava: “Nel XIX secolo, la fede nel progresso era ancora un generico ottimismo che si aspettava dalla marcia trionfale delle scienze un progressivo miglioramento della condizione del mondo e l’approssimarsi, sempre più incalzante, di una specie di Paradiso. Nel XX e XXI secolo, quella stessa fede ha assunto una connotazione politica”.

La faccia è quella di un nuovo Leviatano, indifferente al bene e al male ma attentissimo al metodo. Purché relativo.

Pubblicato su Il Foglio
 



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