liberamente tratto da un articolo di Filippo La Porta su Il Messaggero
L'agente segreto -

di Joseph Conrad, 1907
Uno straordinario racconto politico-poliziesco, scritto nel 1907 e ripreso ne Il sabotaggio, film thriller di Alfred Hitchcock.
Parliamo de L’Agente segreto di Conrad, la storia di un umile cartolaio inglese, Verloc, che diventa una spia per conto dell’ambasciata russa. Verloc, mettendosi in contatto con un gruppo di anarchici rivoluzionarî, consegna una bomba all’incolpevole fratello della moglie, un ragazzo ritardato, che per errore salterà in aria assieme all’ordigno pochi metri prima del bersaglio.
I rivoluzionarî di cui parla Conrad provengono da quello stesso Occidente che lo scrittore polacco intendeva difendere ad ogni costo, contro ogni dispotismo. Il nemico che indicava era il germe terroristico-anarchico, riconducibile a quel socialismo egualitario che ha le sue radici nella Rivoluzione francese e che attraversa l’Ottocento delle lotte operaie. Insomma, delitti contro l’umanità perpetrati in nome di un’ideologia e di una presunta giustizia sociale.
Soffermiamoci per un attimo sul ritratto del personaggio inquietante che ispira quel gruppo di folli rivoluzionarî, il Professore (così chiamato perché ex insegnante di chimica in un liceo tecnico). Figlio di un predicatore trascinante, si caratterizza per la “purezza estrema”, quasi “ascetica”, della sua mente. Considera la morale del mondo “bestemmiatrice, artificiale e corrotta”. Inoltre, ritiene di essere un “ agente morale…” ed esercitando questo compito con disprezzo spietato, ha acquistato prestigio personale. Diffida delle masse, ritenute irreparabilmente passive, deboli, prive di coraggio. Conclude così una sua perorazione: “Ogni macchia, ogni vizio deve essere condannato a perire……”
Alla luce di ciò che è accaduto di recente a Londra, alcune analogie fra quel terrorismo di matrice socialista e quello integralista islamico di oggi vengono in mente: lo stesso disprezzo moralistico per l’avversario ideologico, lo stesso furore astratto che dimentica l’uomo concreto e il rispetto della vita innocente.
Ma emergono anche le differenze. Al di là della diversità di epoche e vicissitudini storiche, dietro le azioni terroristiche di Al-Qaeda sembra difficile cogliere propositi di riscatto dei diseredati o il desiderio di protestare contro ingiustizie e squilibrî planetarî. Eleggersi a portavoce degli umiliati e offesi del mondo islamico può far certamente leva su un humus parzialmente favorevole, su consensi popolari che è sempre difficile quantificare. Però l’universo di riferimento, l’identità o le radici che l’integralismo islamista esibisce con orgoglio sono interamente immaginarî, irreali.
Al fondo dell’ideologia totalitaria, in ogni caso, troviamo sempre lo stesso odio verso l’umanità comune, ritenuta “mediocre”, sradicata, piena di dubbi, di macchie e di incertezze; e identificata ieri come oggi, seppure da diverse angolazioni, con l’Occidente.