Eduardo Scarpetta nasce a Napoli il 13 marzo 1853 da Domenico Scarpetta, funzionario del Regno borbonico, ed Emilia Rendina. Fin dalla più tenera età gioca con la sorellina Gilda a far recitare dei pupazzi di pezza in un teatrino di legno da lui costruito.
All'età di 9 anni il padre lo porta a vedere una vera rappresentazione teatrale. Assistere a quella commedia è per lui la scoperta della sua vera vocazione, cioè fare teatro.
Con la morte del padre la famiglia incontra grosse difficoltà economiche, aggravate dallo sfratto dalla casa natale. Inizia per lui un’infanzia di stenti e povertà, che ben presto lo costringe ad abbandonare la famiglia intraprendendo la sua carriera di attore per contribuire al sostentamento di questa. All'età di 14 anni viene scritturato dall'impresario Salvatore Mormone e, dopo qualche giorno, debutta al teatro San Carlino nella commedia "Cuntiente e guaje”, dove interpreta il ruolo di un fattorino che recita due o tre battute. Da quel momento si apre per lui una strada ricca di soddisfazioni. Ma si sa che l’arte non dà subito frutti economici, e a quei tempi la paga per un attore di teatro era esigua. Ma, pian piano, Eduardo riesce a raggranellare una somma tale da permettergli di realizzare il suo grande sogno: mettere su una compagnia tutta sua, sino a rilevare il teatro San Carlino che versava in condizioni di crisi economica.
Inizia per Scarpetta la grande scalata che suggellerà definitivamente la sua fama: per più di cinquant'anni calcherà le scene dei più grandi teatri italiani, inventando un nuovo modo di far ridere. Comincia a scrivere commedie brillanti ispirandosi ai vaudevilles della belle époque, che in Francia "dettavano moda". Tra le sue numerose commedie, ispirate alle frivolezze della società francese e ricche di situazioni e spunti di irresistibile comicità, ricordiamo: Miseria e nobiltà (1888) considerata il suo capolavoro, Nu turco napolitano (1888), 'Na Santarella (1889), Il figlio di Iorio (1904, parodia della tragedia dannunziana La figlia di Iorio, che gli costò un'azione giudiziaria da parte dello stesso D'Annunzio), 'O miedeco d'e' pazze (1908). I cinefili ricorderanno i film di Totò tratti da molte di queste commedie. Don Felice Sciosciammocca è l'indimenticabile personaggio al quale Scarpetta dà vita in numerose commedie, e che rimarrà per sempre nella tradizione del teatro popolare napoletano.
Ricca di chiacchiere e pettegolezzi è la sua vita privata. Sposa nel 1876 Rosa De Filippo. Da questo matrimonio nasce Domenico che, però, sembra sia stato concepito da una relazione che la moglie aveva avuto con Vittorio Emanuele II. La paternità certamente più famosa è quella di Titina, Eduardo e Peppino, che si riveleranno degni figli d’arte: concepiti dalla relazione con un’altra De Filippo – Luisa - prendono il cognome della madre.
Scarpetta si ritira dalle scene all'età di cinquantasei anni, nel 1909, e si spegne a settantadue anni, il 29 novembre del 1925.