Secondo l’Eurispes dal 2003 al 2006 in Italia i morti sul lavoro sono stati ben 5.252: un morto ogni 8.100 addetti. Se teniamo in conto anche gli incidenti non mortali, il rapporto sale a un incidente ogni 15 lavoratori. Un bollettino di guerra.
Di fronte a questa tragedia, inconcepibile in un Paese moderno, si sentono alti lamenti, seguiti però da scarsi fatti.
Uno dei problemi è la confusione creata (temo volutamente) al riguardo.
Sento dire sempre più spesso, in televisione, che la sicurezza sul lavoro è legata al lavoro nero. Questi sono due mali della società, ma sono solo marginalmente collegati, perchè io azienda, se ho un lavoratore in nero che si infortuna, non lo posso denunciare, visto che non ha la copertura Inail (diverso è il caso di infortunio mortale sul quale scatta l'indagine della polizia). Chiediamoci, dunque, quanti degli infortuni dichiarati all'Inail sono di lavoratori in nero o irregolari? Un’esigua minoranza. Perché non si parla di tutti gli altri, non dovuti al problema del lavoro nero?
Perché non si parla, oltre che degli infortuni, anche delle malattie professionali e delle morti che ne derivano? I numeri, considerando anche questo fenomeno, salgono spaventosamente.
Inoltre: perché non ci preoccupiamo di individuare su chi ricade la responsabilità di vigilare sulla sicurezza dei lavoratori?
Teoricamente, della sicurezza sul lavoro dovrebbero rispondere il Ministro del Lavoro e i suoi ispettorati. Ma l'art. 23 del D.Lgs 626/94 affida i compiti ispettivi alle ASL (che ricevono indirizzi da un altro Ministero, quello della Salute). Solo per alcune attività (individuate da un decreto attuativo, il DPCM n° 412 del 14 ottobre 1997) ha competenza l'ispettorato del lavoro, sempre in collaborazione con le ASL. Questa “collaborazione”, in realtà, diventa conflitto su chi deve fare che cosa; con il risultato che in molte realtà locali è stato diviso il territorio su cui gli ispettori possono agire senza litigare!
Perchè la stessa competenza è stata divisa tra due ministeri?
Si parla sempre dell’esigenza di approvare un testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Ma questa esigenza di semplificazione – senz’altro importante - non è collegata con il fenomeno degli infortuni, perchè le leggi ci sono e non sono rispettate.
Servono provvedimenti più concreti, come potrebbe essere il porre un freno agli innumerevoli subappalti (che spesso hanno l'unico obiettivo di abbassare i prezzi eliminando i costi ritenuti inutili come la sicurezza...).
Inoltre, servono più ispezioni, per le quali però l’organico è insufficiente.
Il ministro del Lavoro dice che è stato aumentato l'organico degli ispettori di 800 unità, e quello del nucleo ispettivo dei carabinieri di circa 60 unità. E’ vero, ma questi hanno competenza solo sul contrasto al lavoro nero e irregolare, per cui quando vanno in ispezioni non verificano l'applicazione della legge 626, giacché non è di loro competenza. Di ispettori tecnici con competenza in materia di sicurezza, invece, ne sono stati assunti ben... 75! (Sull’intero territorio nazionale).
Spendiamo anche due parole sulle condizioni in cui gli ispettori tecnici (ispettori del Ministero del Lavoro) sono costretti a operare.
1. Lo stipendio è di circa 1400 € netti al mese. Tanti o pochi? Tenete conto che sono tutti laureati in architettura o in ingegneria, e che si trovano a intervenire in situazioni di grande delicatezza (può capitare di doversi assumere la responsabilità di bloccare il cantiere di un appalto da milioni di euro...).
2. Per effettuare le ispezioni, l'ispettore deve mettere a disposizione la propria macchina. Spesso non ci sono soldi per il rimborso benzina, ma se si utilizzano i mezzi pubblici come arrivare ad un cantiere presente in zone isolate?
3. Mancano i fondi per rimborsare le telefonate di servizio, effettuate necessariamente con il proprio cellulare.
4. Senza dilungarsi su altri dettagli (come le indennità di missione ridicole), basti tener conto che il totale dei fondi stanziati per le attività ispettive ammonta a 2 milioni di euro. Li si confronti con i soldi stanziati per altre Direzioni del Ministero...
Non si tratta di far rivendicazioni, ma di sottolineare che, per diminuire gli infortuni e le malattie professionali, serve una forte volontà politica che oggi, purtroppo, manca. Se i cittadini vengono informati sulla vera situazione, forse qualche cosa potrà cambiare; altrimenti si continuerà a discutere dell'aria fritta mentre tanta gente continua a morire. Ma non si può morire lavorando!
Un ispettore del lavoro
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