Le lacrime del ministro Melandri all'annuncio della bocciatura italiana
Riunita nella capitale gallese di Cardiff, la Uefa ha bocciato la candidatura dell'Italia ad ospitare gli Europei 2012, assegnando la manifestazione calcistica a Ucraina e Polonia. Si tratta di un danno economico e di immagine gravissimo. Anche una persona estremamente attenta e misurata quale Dino Zoff ha chiaramente detto che "è una sconfitta grave". L'Italia campione del mondo in carica, l'Italia seconda nazione al mondo per titoli vinti dopo il Brasile, l'Italia che ha il campionato di calcio più bello, più ricco e più importante insieme con Inghilterra e Spagna, l'Italia sesto Paese più industrializzato del mondo, è stata battuta da... Ucraina e Polonia.
Un vero e proprio schiaffo che non ha precedenti e che - nonostante la carta stampata abbia cercato di ridimensionarlo - non può passare sotto silenzio. In passato già vi erano state le bocciature delle candidature di Roma alle Olimpiadi 2004 e di Napoli alla Coppa America di vela di quest'anno. Ma la sconfitta per l'organizzazione degli Europei è senz'altro la più grave, visto anche il livello della concorrenza: più che di premio alla candidatura risultata vincente, bisogna parlare di sfiducia verso l'Italia.
La vicenda non può essere relegata alla cronaca sportiva, perché rappresenta un danno per l'intero Paese. Non solo di immagine, ma anche economico.
Infatti, il calcio è lo sport più popolare al mondo e, ovviamente, rappresenta una grande business. Basti pensare che il valore degli Europei 2012 oscilla tra i 10 e i 15 miliardi di euro (tra lo 0,6 e l'1% del PIL)! Ne avrebbero beneficiato l'industria turistica, il made in Italy, il sistema dei trasporti e dei servizi.
Inoltre, quella manifestazione avrebbe dovuto dare il via alla costruzione o ristrutturazione degli stadi, che oggi in Italia sono inadeguati sia da un punto di vista sportivo sia da quello della sicurezza. (A proposito degli stadi, forse non tutto il male viene per nuocere: poiché il problema attuale degli stadi italiani è la proprietà pubblica, che non consente alle società i necessari investimenti, la mancanza dei finanziamenti statali per Europa 2012 potrebbe spingere verso il necessario processo di privatizzazione).
Il Ministro dello Sport e i dirgenti sportivi, invece di prendere atto dell'incredibile accaduto e rassegnare le dimissioni, hanno cercato di ridimensionare l'accaduto.
Il ministro Melandri ha provato a spiegare che "l'UEFA ha fatto una scelta di politica sportiva". E che cosa avrebbe dovuto fare? Una scelta di politica militare?
E non è proprio lei - politico e Ministro dello Sport - che si sarebbe dovuta preoccupare della politica sportiva ?
Anche le lacrime del ministro, all'annuncio dell'UEFA, sono un'implicita ammissione di responsabilità. Confermata dall'imbarazzante tentativo di negarle: per la Melandri si sarebbe trattato di un effetto ottico provocato dal fard (?!).
Sempre secondo la Melandri, "l'UEFA ha dato una chance a Paesi che sono entrati recentemente nella famiglia europea e che adesso entrano a pieno titolo nella famiglia del calcio europeo... prendiamola sportivamente facendo le congratulazioni a questi due Paesi e pensando a vincere questi Europei sul campo". Con questa affermazione il Ministro dimostra di non cogliere l'essenza del problema e la sua gravità. Secondo lei, i dirigenti dello sport europeo avrebbero rischiato di affidare la manifestazione a nazioni con gravi limiti negli impianti sportivi, nelle infrastrutture, nella ricettività, se avessero ritenuto che la nostra candidatura costituiva una valida alternativa?
Se dobbiamo essere contenti che gli Europei si giochino in Polonia, se volevamo dare una chance ai paesi dell'Est europeo... potevamo evitare di presentare la nostra candidatura! O, almeno, avremmo dovuto accorgerci che questa candidatura non aveva il necessario consenso, e ritirarla per non esporci ad una figuraccia a livello internazionale.
Secondo la Melandri "il Governo ha fatto il suo dovere a sostegno del dossier presentato dalla Figc e dal Comitato organizzatore". Sennonché, nel commentare la notizia ai microfoni di Sky, Zoff ha aggiunto: "Credo che siamo mancati sui dossier". Cioé, chi doveva presentare e sostenere la candidatura non si è mosso nel modo adeguato.
Ha probabilmente influito l'immagine negativa degli scandali di calciopoli. Che però non sono solo italiani (in Germania alcuni arbitri sono finiti in carcere), e sono stati precedenti al rilancio dovuto alla vittoria nei mondiali. Così come non è solo italiana la violenza.
Il vero elemento determinante ci sembra essere stato la scarsa fiducia nella nostra capacità di mantenere gli impegni, di realizzare le opere necessarie senza ritardi e sprechi.
Infine, il Ministro ha dichiarato che "il calcio italiano deve accettare questo verdetto con umiltà e non interrompere neanche per un istante il percorso di rinnovamento avviato".
Due considerazioni. La prima è che l'umiltà non la si dovrebbe solo predicare agli altri, ma anche dimostrare in prima persona. Evitando le passarelle inutili sul pullman dei campioni del mondo che sfilano per la vittoria; e rimettendo il proprio mandato quando si hanno le responsabilità (anche parziali) di un fallimento.
Al momento, l'unico che ha avuto la dignità di annunciare le proprie dimissioni (dall'esecutivo UEFA) è stato Franco Carraro.
La seconda considerazione è che il tanto sbandierato rinnovamento ha visto la nomina a presidente della Federcalcio di Abete, cioé il numero due del suo predecessore Carraro.
Per cui anche il mondo del calcio, oltre quello della politica, si dimostra incapace di autoriformarsi.
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