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Dalle curiositą per i temi psicologici, al disagio mentale. A chi rivolgersi? Stampa E-mail
Una guida tra psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, analisti, counsellors...
      Scritto da Redazione
11/12/06

munch_urlo_particolare.jpgI temi “psicologici” incontrano sempre maggiore curiosità e interesse. A livello di semplice curiosità, per il gusto di fare un test sotto l’ombrellone. Oppure, più seriamente, per cercare di conoscere meglio se stessi e gli altri, per trovare modi migliori di relazionarsi. O ancora perché, purtroppo, si soffre di un disturbo che richiede l’intervento di uno specialista.

Eppure, nonostante il diffuso interesse sull’argomento, la consapevolezza con cui è affrontato è molto limitata; oseremmo dire che c’è una notevole ignoranza.

Un’ignoranza – una somma di luoghi comuni e false convinzioni – che è poco grave per chi, dicevamo, fonda il suo interessamento solo sulla curiosità.

In altri casi, però, un’errata percezione dell’universo “psicologia” (genericamente intesa come disciplina che studia il funzionamento della sfera interiore – mentale, emotiva - e comportamentale dell’uomo) può diventare pericolosa: parliamo soprattutto di quelle persone che credono di trovare in questa disciplina la “pietra filosofale” capace di risolvere tutti i proprî problemi, di far raggiungere il successo, di “convincere” (manipolare?) gli altri, come suggeriscono molti manuali fai-da-te. A questo proposito, bisogna precisare che la psicologia non offre ricette miracolose neanche ai suoi cultori più esperti, i quali ben sanno che, per una comprensione più profonda di sé e del prossimo, bisogna attingere a numerose altre fonti: una profonda esperienza di vita (propria, e di chi ce la sa trasmettere); le scienze umane e sociali; la religione.

In effetti, ci troviamo in una società che - anche grazie a bombardamenti pubblicitari - ci vuol far credere che tutto è possibile, tutto è conciliabile; che la realtà può essere piegata ai nostri desideri; che possiamo (e dobbiamo) raggiungere livelli di consumo, di successo, di popolarità, di gratificazione, sempre più elevati. Questa società ci propone illusioni sempre più grandi, e ci prepara alle conseguenti delusioni.
Così a molti capita di non riuscire a mettere a fuoco la realtà della propria vita, non trovare valori cui fare riferimento, non accettare responsabilità e sacrifici, non essere in grado di fare scelte (che comportano anche rinunce). E ci può essere la tentazione di aggirare i problemi, anziché affrontarli; di confondere un disagio di tipo "esistenziale" (che investe il senso della vita) con una patologia da curare; di cercare la scorciatoia di una "tecnica", di una "terapia", di una pillola...

Ciò non toglie che approfondimenti e consigli psicologici ben calibrati, provenienti da persone affidabili, possano essere di grande aiuto anche per un piccolo disagio che viviamo, o di arricchimento umano e culturale; e possono avvertirci se è il caso di allargare i nostri orizzonti (qualche volta, oltre allo psicologo, serve un amico avveduto o un bravo sacerdote...). È questo lo spirito con cui offriamo agli amici del nostro magazine un nuovo servizio, la consulenza psicologica di una seria professionista – la dott.ssa Rosa Magistro - all’interno della rubrica Amore e Psiche.

C’è poi un livello ulteriore, in cui la confusione che regna sul pianeta psicologia (e su tutte le discipline che trattano la psiche umana, la psichiatria in primo luogo) può diventare ancor più preoccupante: è la situazione in cui si trovano coloro che devono affrontare in prima persona (o magari perché è coinvolto un familiare) problemi psicologici seri, e sono dunque chiamati a scelte difficili e delicate. A quale professionista bisogna rivolgersi? Meglio i farmaci o la psicoterapia? È vero che esistono teorie diverse su come curare questi problemi?

Stiamo parlando, peraltro, di problemi che investono una fascia sempre più larga di popolazione. Tralasciando le psicopatologie gravi (schizofrenia, paranoia, perversioni, ecc.), i disturbi psichici sono sempre più diffusi: dalle forme più lievi (“stress”, insonnia, ansia), a quelle più importanti (attacchi di panico, depressione, disturbi ossessivo-compulsivi, anoressia, disturbi dell’umore o bipolari, ecc.), sovente con somatizzazioni e ricadute sull’organismo (gastriti, ulcere, depressione del sistema immunitario, allergie, ecc.). Si tratta di un fenomeno che talora non è percepito nella sua esatta dimensione, visto il comprensibile imbarazzo che accompagna chi soffre di tali problemi. Ma basti pensare che oggi, nei Paesi industrializzati, gli psicofarmaci sono il tipo di farmaco più venduto…

Nello spazio di questo articolo non possiamo certo avere la pretesa di affrontare esaurientemente la materia. Ci accontentiamo di offrire qualche indicazione sulle figure professionali cui rivolgersi in caso di reale necessità.


Lo psicologo

La psicologia, dicevamo, è la disciplina che studia i fenomeni proprî del meccanismo mentale ed affettivo, sia dal punto di vista speculativo, sia dal punto di vista sperimentale e clinico.
Lo psicologo è un laureato in Psicologia in possesso di abilitazione all'esercizio della professione, mediante superamento di esame di Stato ed iscrizione all’albo degli psicologi (quindi, il semplice laureato non è psicologo…). Quest’abilitazione consente non solo di fornire consulenza generale (ad aziende, riviste, ecc.), o di effettuare sperimentazione e ricerca sui temi psicologici, ma anche di erogare direttamente interventi di psicologia clinica. In che cosa consistono questi interventi, a quali problematiche si riferiscono?
Lo psicologo tratta i disagi interiori (emotivi, mentali, difficoltà relazionali), fornendo un aiuto non farmacologico: colloqui di sostegno, consulenze, tecniche di rilassamento, ecc. L’intervento clinico può assumere le forme di una vera e propria psicoterapia (v. infra), se lo psicologo ha seguito un’apposita scuola di specializzazione: solo così lo psicologo può definirsi anche "psicoterapeuta". Lo psicologo non ha nessuna competenza sui farmaci – e quindi non può prescrivere medicine -, a meno che non sia anche un medico. Se ravvisa l’utilità di una terapia farmacologica, chiederà la collaborazione di uno psichiatra.
Uno psicologo che esercita effettivamente la professione (cioè che non sia solo abilitato) non può rilasciare prestazioni occasionali, ed è quindi dotato di partita IVA.


Lo psichiatra

La psichiatria è la branca della medicina che ha per oggetto lo studio clinico e la terapia delle malattie mentali.
Lo psichiatra è un laureato in Medicina, iscritto all’albo dei medici e chirurghi, che ha - dopo la laurea - ottenuto la specializzazione in Psichiatria. Essendo medico, ha competenza per prescrivere farmaci. Questo gli permette di intervenire sui disturbi mentali dal punto di vista farmacologico, soprattutto in quei disturbi che hanno anche una causa organica. Non è detto che lo psichiatra, in quanto medico, sappia intervenire solo tramite le medicine: dipende dall'approccio che egli sceglie di seguire. Accanto a specialisti che privilegiano l'uso dei farmaci, se ne trovano altri che affrontano le malattie associando ai farmaci un intervento anche psicologico. Tale intervento può essere gestito direttamente da loro (se sono specializzati anche come psicoterapeuti), o appoggiandosi ad altri professionisti (psicologi terapeuti).


Lo psicoterapeuta

La psicoterapia è un intervento clinico continuato nel tempo che si propone di “alleviare il disagio e l'infermità psicologica mediante mezzi psicologici, di solito le parole” (Frankl). Molto di più, insomma, di un semplice consulto medico. Si tratta di un percorso delicato, più o meno lungo, condotto con un professionista qualificato, per affrontare un disturbo mentale: dai più lievi (“disagi”) ai più gravi (“nevrosi”, “psicosi”).
Lo psicoterapeuta deve possedere i seguenti requisiti: essere già psicologo o psichiatra; avere frequentato, dopo la laurea, una scuola di specializzazione riconosciuta dallo Stato di almeno quattro anni (quindi chi è "soltanto" psicologo o psichiatra non può fare terapia e non può chiamarsi psicoterapeuta).
Ci sono diverse scuole di psicoterapia, ognuna delle quali ha un suo orientamento teorico e tecnico, al punto che è più opportuno parlare di "psicoterapie" al plurale: cognitivo-comportamentale, fenomenologica, analitica.


Lo psicanalista (e l’analista)

La psicanalisi è la disciplina - fondata da Freud – che si pone come uno dei metodi terapeutici delle nevrosi, e si basa in particolare sull’analisi dell’inconscio e delle pulsioni profonde dell’individuo.
Lo psicanalista (o psicoanalista) si autodefinisce tale, perché la legge non regola questo tipo di figura (le “società di psicoanalisi” non sono ordini professionali pubblicamente riconosciuti). Psicanalista, dunque, non è necessariamente uno psicoterapeuta che segue i principî di una scuola psicoanalitica. Per dirsi psicoterapeuti, come abbiamo ricordato, bisogna essere psicologi o psichiatri e aver seguito l’ulteriore specializzazione quadriennale; lo psicologo (psichiatra) terapeuta, poi, potrà decidere di avvalersi di teorie e tecniche della scuola psicoanalitica (o di altre scuole analitiche).
Il semplice termine di "psicanalista", invece, potrebbe essere utilizzato da chi non ha titoli accademici, ed è un semplice cultore della psicoanalisi; costui non può erogare psicoterapie e – più in generale – interventi clinici e prestazioni sanitarie.
Dalla psicanalisi si sono distaccate altre scuole fondate su un approccio “analitico” (indagine dell’inconscio). Per la figura dell’ “analista” (junghiano, ecc.), in ogni caso, valgono le stesse considerazioni fatte per lo psicanalista.


Il counsellor

Il counsellor, come lo psicanalista, è un’altra figura atipica, non regolata da precise norme legali. Se fornisce un’attività di counselling "psicologico" o "psichiatrico", dev’essere psicologo o psichiatra. Se sentiamo parlare genericamente di "counselling psico-pedagocico", o "psicanalitico", facciamo bene a verificare la professionalità di chi propone tali servizî.



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