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Focus TV - Notizie e commenti
"Lo Zio d’America" e la fabbrica dei sogni romana Stampa E-mail
Dalla Roma 'sparita' alla Roma... immaginaria!
      Scritto da Domenico Martino
10/11/06

desica_christian_sorride.jpgMolti romani amano adornare le proprie abitazioni o i propri uffici con le stampe di “Roma sparita”, raffigurazioni cioè di angoli e squarci della Roma settecentesca che ormai non ci sono più, ma che lasciano immaginare una città a misura d’uomo.
Immagini che mi sono venute in mente l’altra sera, mentre vedevo il telefilm “Lo Zio d’America 2”.

Senonché, mentre gli angoli e gli squarci esistenti ormai solo nelle riproduzioni erano comunque reali, nel telefilm (oggi fa fine chiamarlo fiction... nel vero senso della parola) si viene immersi in un'atmosfera felliniana, con una rappresentazione della realtà della capitale un po’ - ma solo un po' -... fantasiosa.

Il gruppo di protagonisti di questa commedia, alla prese - sembrerebbe - con i problemi della quotidianità, ha la ventura di vivere in un antico palazzo nobiliare al centro di Roma. Il che non è proprio normale, dal momento che nel centro della città oggi vive solo 1/30 della popolazione, e le persone che vivono in palazzi di quel tipo saranno sì e no qualche centinaio.

Semplici appartamenti, monolocali, piani seminterrati (che in centro costano pur sempre centinaia di migliaia di euro)? Di tutto questo non vi è traccia.
Per non parlare di case popolari, palazzi di cemento, mostri e abusi edilizi: chi li ha visti ? Eppure, tra i protagonisti vi sono la fornaia, il barista, la maga, ecc., che in genere abitano in dimore più modeste degli attici con vista sul Cupolone...

I nostri eroi, poi, si muovono per la città in automobile. Orbene, il bello è che, in pieno centro, parcheggiano pure la macchina sotto casa! E non c’è neanche il parcheggiatore che gli chiede i soldi... Nemmeno Tom Cruise in Mission Impossibile III c’è riuscito, essendo stato costretto a muoversi con il motoscafo sul Tevere!

I mezzi pubblici, per loro, non esistono. E pensare che io, che lavoro in centro-città, per raggiungere la mia sede sono costretto a prendere i mezzi pubblici e, come i veri romani, ad impiegare dai 45 minuti a 1 ora (e c’è chi è messo peggio). 

Ancora. Pur muovendosi in automobile, i fortunati della fiction non incontrano mai lavavetri ai semafori o venditori di fazzoletti.

Quando invece si muovono a piedi, i nostri amici passeggiano tranquillamente per i vicoli e le strade, tra parchi e monumenti. Non ci sono malintenzionati, non incontrano mai un povero all’angolo della strada, non sono mai importunati da un extracomunitario che ti vuole vendere calzini o da un cinese che ti vuole rifilare accendini di vario tipo. Neanche uno zingaro che cerca di sfilarti il portafoglio, o un romeno la macchina fotografica: eppure sono la compagnia più frequente per i turisti che si aggirano nel centro cittadino. Sembrerebbe che questa parte della popolazione a Roma - o, meglio, in quella Roma immaginaria - non esista.

Tanto è vero che, quando hanno fatto vedere il furto di un motorino, per un attimo sono rimasto profondamente turbato: “è mai possibile che in questa città possa accadere una cosa simile?” “A tal punto di degrado siamo giunti?”. Ovviamente mi sbagliavo. Poche scene dopo si vede arrivare un ragazzotto che si era preoccupato di recuperare lo scooter e lo restituisce al proprietario. Nella città più buonista del mondo il furto non può esistere… al massimo è un prestito di poche ore.

Di fronte a tutto ciò, la domanda sorge spontanea: siamo in presenza di eccesso di amore per la città eterna... o di uno spot mascherato per chi la amministra?



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