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Focus TV - Notizie e commenti
Pił che Iene, Cinghiali: amano rovistare nella spazzatura Stampa E-mail
Tv scandalistica e voyeuristica spacciata per giornalismo d'inchiesta
      Scritto da Domenico Martino
02/11/06

iene_tv.jpg

I giornali di martedì 31 ottobre già commentavano l’ennesimo polverone suscitato da un’inchiesta delle Iene. Il servizio non era andato in onda, ma già se ne parlava. Un perfetto esempio di come montare una notizia per farsi pubblicità.

Si spaccia per "giornalismo di inchiesta" quello che in realtà è uno spettacolo, che per di più spesso scade nel cattivo gusto…
Non vi è ricerca della verità, non vi è uno scopo informativo e neanche un abbozzo di informazione chiara. L’intento è solo ed esclusivamente scandalistico.

Non a caso il sesso non manca mai: "inchieste" sulle tariffe delle prestazioni fornite da venditori/trici di questo settore, "inchieste" sui gusti dei clienti, "inchieste" sulle zone dove si possono esercitare tali pratiche (per la gioia dei cittadini residenti), ecc.

Per nobilitare questo genere di paccottiglia che asseconda i pruriti degli spettatori, basta aggiungere un po' di presa in giro dei politici (per darsi un tono di difesa del cittadino), un tour tra i barboni con retorico commento di solidarietà, agitare bene prima dell'uso e... voilà, il nuovo giornalismo "coraggioso" e "alternativo" è servito! E - soprattutto - l'audience è soddisfatta, con relativi introiti pubblicitari e lauti stipendi per le Iene stesse. Che infatti ridono. Alle nostre spalle.

(A proposito: con le Iene è stata ridefinita la figura del personaggio "spiritoso" e "autoironico": è quello che deve lasciarsi sbeffeggiare, farsi prendere per i fondelli col sorriso sulle labbra, fornire per forza alle domande la risposta che l' "intervistatore" di turno pretende. Sorvoliamo sul fatto che, nel caso dei politici, con gli esponenti di alcuni partiti non c'è la stessa carica aggressiva rivolta ad altri.)

Qualche lettore potrà osservare: però sono divertenti, la Chiabotto è simpatica, e poi mi ricordo quel servizio davvero interessante... Appunto: è il contorno per rendere più varia la pietanza, per andare incontro a gusti diversi, per mascherare il voyeurismo di fondo con un tocco d'impegno, con un po' di moralismo "un tanto al chilo". Perché loro, naturalmente, sono inesorabili censori di costumi altrui (e hanno avuto pure il coraggio di creare - e ridicolizzare - il personaggio di un fantomatico "Moralista"!).

Di tutta l’immondizia regolarmente sfornata, all’ultima "inchiesta" spetta il "Premio discarica".
La grande pensata è la seguente: una di loro, fingendosi una pia donna, va da alcuni sacerdoti e racconta loro che il proprio figlio sarebbe stato molestato da un altro prete di una parrocchia vicina.

Non è vero, ma che importanza può avere? L’importante è conoscere la reazione di questi sacerdoti per censurarla, anche se da censurare non c'è nulla. Intanto, però, si manda in onda un servizio in prima serata dal titolo “Preti e pedofilia” (con viscido richiamo a fatti episodici avvenuti in altre parti del mondo). Se non fosse ben noto l’altissimo profilo di questi personaggi, verrebbe da pensare che si vuole gettare un po’ di fango...

E se invece qualcuno andasse da altri personaggi dello spettacolo a raccontare che quelli delle Iene sono drogati, spacciano e sono coinvolti in uno strano giro di ragazze squillo?
Non è vero, ma che importa? Se volessimo essere viscidi come sopra, potremmo aggiungere: non abbiamo le prove del caso specifico, ma vogliamo negare la diffusione di questo fenomeno nel mondo dello spettacolo? Dopotutto, vogliamo solo riferire la reazione di personaggi famosi... Intanto, però, potremmo mandare in onda un servizio in prima serata dal titolo “Iene, droga e prostitute”. Si tratta di gettar fango? Ma non scherziamo, è solo "giornalismo d’inchiesta". Chiaro il meccanismo?

Tornando al servizio effettivamente andato in onda e al fango realmente gettato, lo scoop sarebbe che i sacerdoti hanno consigliato alla finta madre di rivolgersi al superiore del prete incriminato, per rappresentargli il fatto, e non anche di denunciare quel fantomatico prete all'autorità giudiziaria.
Di fronte ad una sconosciuta che viene a raccontare un episodio avvenuto (forse) non si sa dove, non si sa bene quando, non si sa con precisione da chi compiuto, il prete suggerisce di denunciare il fatto al superiore dell’incriminato. A noi non sembra così assurdo.

Posto che per rivolgersi alla polizia non serve certo l'autorizzazione del prete, se la persona si rivolge al sacerdote, il consiglio e la preoccupazione di quest'ultimo deve essere di carattere pastorale: come fare per allertare la Chiesa su un prete che potrebbe aver agito in modo tanto grave, affinché il superiore verifichi per parte sua la veridicità dei fatti e, nel caso, adotti i provvedimenti ritenuti opportuni: a difesa del prete - se è evidente la calunnia - o della comunità - se esistono fondati sospetti. Provvedimenti che possono essere anche urgenti e non poter attendere i tempi del garantismo giudiziario. Questo tipo di consiglio è stato fornito correttamente da tutti i preti interpellati (magari con la prudenza e l'esperienza di chi sa che una simile storia poteva essere una bufala; e infatti lo era).

Se la madre voleva un consiglio legale, si sarebbe dovuta rivolgere ad un avvocato. Se voleva denunciare l’accaduto, si sarebbe dovuta rivolgere alla polizia o alla magistratura. Se voleva conoscere il possibile trauma derivato al figlio, si sarebbe dovuta rivolgere ad uno psicologo.

Chiarito il nulla sottostante, non si può non condannare il molto rumore deliberatamente creato in superficie. Quanto accaduto è grave perché si getta discredito tanto per farlo. E’ grave perché si inganna una persona (non solo il prete interrogato, ma anche lo spettatore), se ne carpisce la buona fede, e questo non è lecito a nessuno. Infine, è grave perché questa porcheria potrà spingere i sacerdoti ad essere più diffidenti nei confronti di chi esponga loro problemi simili: "e se fosse un cretino travestito da Iena?"

Ma di questo, ai nostri censori, non frega nulla.

 



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