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Citazioni di dottrina sociale Stampa E-mail
Le citazioni sui singoli temi d'interesse: sussidiarietą, solidarietą, mercato, lavoro, ecc.
      Scritto da Concilio Vaticano II, Papi da Leone XIII a Giovanni Paolo II (selezione redazionale)

leoneXIII.jpg
La Rerum Novarum di Leone XIII è considerata l'atto fondante della dottrina sociale

ABBREVIAZIONI DEI PRINCIPALI TESTI DEL MAGISTERO SOCIALE:
RN: Rerum novarum - Lettera enciclica di Leone XIII, 1891
QA: Quadragesimo anno - Lettera enciclica di Pio XI, 1931
DR: Divini Redemptoris - Lettera enciclica di Pio XI, 1937
MM: Mater et Magistra - Lettera enciclica di Giovanni XXIII, 1961
PT: Pacem in terris - Lettera enciclica di Giovanni XXIII, 1963
LG: Lumen gentium - Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, 1964
DV: Dei Verbum - Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, 1965
GS: Gaudium et spes - Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, 1965
DH: Dignitatis humanæ - Dichiarazione del Concilio Vaticano II, 1965
PP: Populorum progressio - Lettera enciclica di Paolo VI, 1967
OA: Octogesima adveniens - Lettera apostolica di Paolo VI, 1971
RH: Redemptor hominis - Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, 1979
LE: Laborem exercens - Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, 1981
LC: Libertatis conscentia - Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede, 1986
SRS: Sollicitudo rei socialis, Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, 1987
CA: Centesimus annus - Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, 1991

Principî generali:

“Il supremo comandamento dell’amore conduce al pieno riconoscimento della dignità di ciascun uomo, creato a immagine di Dio. Da questa dignità derivano diritti e doveri naturali. Alla luce dell’immagine di Dio, la libertà, prerogativa essenziale della persona umana, si manifesta in tutta la sua profondità. Sono le persone i soggetti attivi e responsabili della vita sociale. Al fondamento, che è la dignità dell’uomo, sono intimamente legati il principio di solidarietà e il principio di sussidiarietà” (LC 73).
“l’attività economica è da realizzare secondo leggi e metodi proprî dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale” (GS 64).
“La dottrina sociale della Chiesa non è una ‘terza via’ (…). Suo scopo principale è di interpretare le realtà (dell’esistenza dell’uomo), esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano. Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale.” (SRS 41,7)

Sussidiarietà:

La relazione della società nei riguardi della persona è una relazione di aiuto, di soccorso: subsidium; è questo il fondamento del principio di sussidiarietà:
“Dedurre tanta estensione di potere dalla cura del bene comune vorrebbe dire (...) cadere nell’errore di affermare che il proprio scopo dell’uomo sulla terra è la società, che la società è fine a se stessa” (Pio XII, Radiomessaggio di Pentecoste del 1941, n. 15)
“Ciò che gli uomini singoli possono fare da sé e con le proprie forze, non deve essere loro tolto e rimesso alla comunità; (...) ogni attività sociale è per sua natura sussidiaria” (Pio XII, Discorso ai nuovi cardinali, 20 febbraio 1946, AAS 38, pag. 144)
“La presenza dello Stato in campo economico non va attuata per ridurre sempre più la sfera di libertà dell’iniziativa personale dei singoli cittadini, ma per garantire a quella sfera la maggiore ampiezza possibile” (PT 28)
“Come è illecito sottrarre agli individui ciò che essi possono compiere con le proprie forze e di loro iniziativa per trasferirlo alla comunità, così è ingiusto affidare a una maggiore e più alta società quello che le minori e inferiori comunità possono fare” (QA 35; MM 12 Cfr. GS 75)

Solidarietà:

“La solidarietà (…) non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (SRS 38,6)
“Il cristiano che vuol vivere la sua fede (…)” non può considerare “la solidarietà sociale come conseguenza più o meno automatica delle iniziative individuali e non già quale scopo e criterio più vasto della validità dell’organizzazione sociale” (OA 26).
“La questione sociale ha acquistato dimensione mondiale” (PP 3)
La solidarietà si richiama, anche etimologicamente, all’unione, alla compattezza (solidus): significa rispettare esigenze e interessi di tutti, cercare l’armonizzazione, e non l’appiattimento:
“L’opzione o amore preferenziale per i poveri (…) è una forma speciale di primato nell’esercizio della carità cristiana” (SRS 42,2)
“L’opzione preferenziale per i poveri, lungi dall’essere un segno di particolarismo o di settarismo, manifesta l’universalità della natura e della missione della Chiesa. Questa opzione non è esclusiva. È la ragione per cui la chiesa non può esprimersi a sostegno di categorie sociologiche e ideologiche riduttrici, che farebbero di tale preferenza una scelta faziosa e di natura conflittuale” (LC 68).

Proprietà:

“Il diritto di proprietà privata sui beni anche produttivi ha valore permanente, appunto perché è diritto naturale fondato sulla priorità ontologica e finalistica dei singoli esseri umani nei confronti della società” (MM 23 Cfr. QA 21)
“La proprietà privata o un qualche potere sui beni esterni assicurano a ciascuno una zona indispensabile di autonomia personale e familiare, e devono considerarsi come un prolungamento necessario della libertà umana. Infine, stimolando l’esercizio della responsabilità, essi costituiscono una delle condizioni delle libertà civili” (GS 71,2)
“Storia ed esperienza attestano che, nei regimi politici che non riconoscono il diritto di proprietà privata sui beni anche produttivi, sono compresse o soffocate le fondamentali espressioni della libertà; perciò è legittimo dedurre che esse trovino in quel diritto garanzia e incentivo” (MM 23)
“La Chiesa riconosce la giusta funzione del profitto, come indicatore del buon andamento dell’azienda: quando un’azienda produce profitto, ciò significa che i fattori produttivi sono stati adeguatamente impiegati ed i corrispondenti bisogni umani debitamente soddisfatti” (CA 35).
“Ogni proprietà privata ha per sua natura una funzione sociale che si fonda sulla comune destinazione dei beni” (GS 71,5)
“La proprietà (…) è un diritto che spetta alla dignità della persona umana, (...) e non solo una funzione sociale” (Pio XII, Discorso al Katholikentag di Vienna, 14 settembre 1952, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. 14, pag. 314)
“Vano sarebbe ribadire la libera iniziativa personale in campo economico, se a siffatta iniziativa non fosse consentito di disporre liberamente dei mezzi indispensabili alla sua affermazione” (MM 23)
“Occorre osservare che la semplice sottrazione di quei mezzi di produzione (il capitale) dalle mani dei loro proprietarî privati non è sufficiente per socializzarli in modo soddisfacente” (LE 14,6).
“Il salario, cioè la remunerazione del lavoro, rimane una via concreta attraverso la quale la stragrande maggioranza degli uomini può accedere a quei beni che sono destinati all’uso comune: sia beni della natura, sia quelli che sono frutto della produzione” (LE 19,2)
“Va osservato che ai nostri giorni, più che a diventare proprietarî di beni, si aspira ad acquistare capacità professionali; e si nutre maggiore fiducia nei redditi che hanno come fonte il lavoro, che nei redditi che hanno come fonte il capitale o diritti fondati sul capitale” (MM 22)

Lavoro:

“(Con il lavoro) l’uomo deve cooperare col Creatore al compimento della creazione, e segnare a sua volta la terra dell’impronta spirituale che egli stesso ha ricevuto” (Paolo VI, Lettera alla Settimana sociale di Lione, 1965; PP 27).
“Mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo. (...) Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale ed una vocazione dell’uomo. (...) L’uomo unisce la sua più profonda identità umana con l’appartenenza alla nazione, ed intende il suo lavoro anche come incremento del bene comune elaborato insieme con i suoi compatrioti” (LE 9,3; 10,1‑3).
“Priorità del ‘lavoro’ nei confronti del ‘capitale’ ” (LE 12,1)
“In nessun modo si può contrapporre il lavoro al capitale né il capitale al lavoro, né ancora meno gli uomini concreti, che sono dietro a questi concetti, gli uni agli altri” (LE 13,1)
“Errore fondamentale (…) dell’economismo, se si considera il lavoro umano esclusivamente secondo la sua finalità economica” (LE 13,3)
“È del tutto falso ascrivere al solo capitale o al solo lavoro ciò che si ottiene con l’opera unita dell’uno e dell’altro” (QA 24; MM 17)
“Il lavoro va remunerato in modo tale da garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo e alla sua famiglia una vita dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale, corrispondentemente al tipo di attività e grado di rendimento economico di ciascuno nonché alle condizioni dell’impresa e al bene comune” (GS 67,2);
“Una giusta remunerazione per il lavoro (...) può realizzarsi sia per il tramite del cosiddetto salario familiare ‑ cioè un salario unico dato al capofamiglia per il suo lavoro, e sufficiente per il bisogno della famiglia, senza la necessità di far assumere un lavoro retributivo fuori casa alla coniuge ‑, sia per il tramite di altri provvedimenti sociali, (...) contributi che devono corrispondere alle effettive necessità. (...) Tornerà ad onore della società rendere possibile alla madre ‑ senza ostacolarne la libertà, senza discriminazione psicologica o pratica, senza penalizzazione nei confronti delle sue compagne ‑ di dedicarsi alla cura e all’educazione dei figli secondo i bisogni differenziati della loro età. L’abbandono forzato di tali impegni, per un guadagno retributivo fuori della casa, è scorretto dal punto di vista del bene della società e della famiglia.” (LE 19,3‑4)
“Avuto riguardo ai compiti di ciascuno (sia proprietarî, sia imprenditori, sia dirigenti, sia lavoratori) e salva la necessaria unità di direzione dell’impresa, va promossa, in forme da determinarsi in modo adeguato, l’attiva partecipazione di tutti alla vita dell’impresa” (GS 68,1)

Mercato:

“Sembra che, tanto a livello delle singole nazioni quanto a quello dei rapporti internazionali, il libero mercato sia lo strumento più efficace per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni” (CA 34)
Nel “settore degli scambî (...) bisogna lasciarsi guidare dalle leggi di una sana competizione” (RH 16)
“Vi sono paesi in cui è stato eretto a sistema l’accentramento, più o meno assoluto, di ogni commercio nelle mani della pubblica autorità. Diciamolo chiaramente: tale tendenza è in contrasto con il concetto cristiano dell’economia sociale” (Pio XII, Discorso al Congresso mondiale delle Camere di Commercio, 27 aprile 1950, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. 10, pag. 11)

Socialismo:

“L’errore fondamentale del socialismo è di carattere antropologico. Esso, infatti, considera il singolo uomo come un semplice elemento e una molecola dell’organismo sociale, di modo che il bene dell’individuo viene del tutto subordinato al funzionamento del meccanismo economico-sociale, mentre ritiene, d’altro canto, che quel medesimo bene possa essere realizzato prescindendo dalla sua autonoma scelta, dalla sua unica ed esclusiva assunzione di responsabilità davanti al bene o al male. L’uomo così è ridotto ad una serie di relazioni sociali, e scompare il concetto di persona come soggetto autonomo di decisione morale, il quale costruisce mediante tale decisione l’ordine sociale” (CA 13)

Capitalismo:

“Si avvertirà così immediatamente che le questioni che ci stanno di fronte sono innanzi tutto morali; e che né l’analisi del problema dello sviluppo in quanto tale, né i mezzi per superare le presenti difficoltà possono prescindere da tale essenziale dimensione” (SRS 41,6)
“L’ordinamento capitalistico (...) non è in se stesso da condannarsi. Infatti non è di sua natura vizioso” (QA 40);
“La posizione del “rigido” capitalismo deve essere continuamente sottoposta a revisione in vista di una riforma sotto l’aspetto dei diritti dell’uomo” (LE 14,6)
“Il liberalismo filosofico è un’affermazione erronea dell’autonomia dell’individuo nella sua attività, nelle sue motivazioni, nell’esercizio della sua libertà” (OA 35)
“Si può forse dire che, dopo il fallimento del comunismo, il sistema sociale vincente sia il capitalismo (...)? Se con ‘capitalismo’ si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell’economia, la risposta è certamente positiva, anche se forse sarebbe più appropriato parlare di ‘economia d’impresa’, o di ‘economia di mercato’, o semplicemente di ‘economia libera’. Ma se con ‘capitalismo’ si intende un sistema in cui la libertà del settore dell’economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso, allora la risposta è decisamente negativa” (CA 42).


Ruolo dello Stato:

“Disfunzioni e difetti nello Stato assistenziale derivano da un’inadeguata comprensione dei compiti proprî dello Stato. (...) Intervenendo direttamente e deresponsabilizzando la società, lo Stato assistenziale provoca la perdita di energie umane e l’aumento esagerato degli apparati pubblici, (...) con enorme crescita delle spese” (CA 48)
“Ciascun popolo deve produrre di più e meglio, onde dare da un lato a tutti i suoi componenti un livello di vita veramente umano, e contribuire nel contempo, dall’altro, allo sviluppo solidale dell’umanità” (PP 48)
“Oltre a questi compiti di armonizzazione e di guida allo sviluppo, esso può svolgere funzioni di supplenza in situazioni eccezionali, quando settori sociali o sistemi di imprese, troppo deboli o in via di formazione, sono inadeguati al loro compito. Simili interventi di supplenza, giustificati da urgenti ragioni attinenti al bene comune, devono essere, per quanto possibile, limitati nel tempo, per non sottrarre stabilmente a detti settori e sistemi di imprese le competenze che sono loro proprie e per non dilatare eccessivamente l’ambito dell’intervento statale in modo pregiudizievole per la libertà sia economica che civile” (CA 48)
“Non potrebbe lo Stato assicurare direttamente il diritto al lavoro di tutti i cittadini senza irreggimentare l’intera vita economica e mortificare la libera iniziativa dei singoli” (CA 48)
“Lo Stato ha il dovere di assecondare l’attività delle imprese, creando condizioni che assicurino occasioni di lavoro, stimolandola ove essa risulti insufficiente o sostenendola nei momenti di crisi” (CA 48)



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