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L'analisi del voto alle regionali Stampa E-mail
08/04/05

articolo di riferimento: Vince il centrosinistra

Ciao, vi leggo da sempre (cioè da quando avete iniziato qualche mese fa) con interesse e attenzione, e devo dirvi che non condivido quanto scritto all'inizio dell'articolo "Vince il Centrosinistra" pubblicato ieri: mi riferisco alle affermazioni secondo cui

"L'esito del voto in tutta Italia dimostra che gli elettori, più che bocciare i governi regionali uscenti del centrodestra, hanno voluto lanciare un segnale al Governo Berlusconi" e "L'omogeneità del risultato fa capire che non c'entra il giudizio più o meno positivo sulle singole amministrazioni: gli elettori hanno voluto lanciare un segnale di cambiamento generale".

Può anche darsi che la tesi del voto dato per bocciare il governo piuttosto che l'amministrazione delle Regioni sia valida (è certamente una chiave di lettura plausibile), tuttavia affermare che questa sia stata "dimostrata", e quindi resa oggettiva, dall'omogeneità del voto è una conclusione piuttosto arbitraria. Si tratta di un'interpretazione, dal momento che sulla base delle argomentazioni espresse nell'articolo non si può escludere che i cittadini abbiano votato giudicando l'operato dei singoli: per quale motivo l'omogeneità del voto dovrebbe coincidere con una valutazione politica riguardante esclusivamente il governo? Forse perché, come si afferma nell'articolo, "si trattava di Regioni in cui un'opinione diffusa parlava di una buona amministrazione delle Giunte uscenti, in cui i candidati dell'opposizione erano poco noti (Bresso), non politici (Marrazzo)"? Ma chi è che misura questa "opinione diffusa"? Se, ad esempio, avessimo voluto conoscere questa opinione diffusa nel caso di Storace (faccio l'esempio della mia Regione), avremmo potuto misurarla in vari modi, e tra questi non ultimo quello del sondaggio: ora, il sondaggio effettuato da Il Sole 24 Ore prima delle elezioni evidenziava un gradimento per Storace inferiore a quello espresso per Marrazzo.

Forse potrei dare l'impressione di voler "sottilizzare" troppo, ma dal momento che la tesi in questione, una volta data per "dimostrata", viene utilizzata nel resto dell'articolo per sostenere che

"punire gli amministratori che hanno governato bene, solo perché si vuole esprimere una protesta contro un livello superiore, non è un incoraggiamento a lavorare con serietà e impegno, e rischia di produrre una nuova amministrazione peggiore anziché migliore...",

risulta chiaro come tale tesi sia in realtà funzionale all'autore per poter avvalorare l'idea secondo cui, in sostanza, il risultato di queste votazioni ha una valenza negativa (è quanto emerge dalle ultime frasi virgolettate poco sopra). E' ovvio che tale giudizio politico è legittimo, tuttavia esso si fonda - nell'articolo - su un'interpretazione e non, come invece si è scritto, su una dimostrazione.

Roberto Carlini

Caro Roberto,
la tua analisi è indubbiamente attenta e precisa. Concedici solo un paio di precisazioni.
E’ indubbio che le motivazioni che muovono gli elettori possono essere oggetto, in senso stretto, solo di 'interpretazioni', e non di 'dimostrazioni'; però esistono interpretazioni più attendibili di altre, più suffragate da fatti concreti e analisi serie. Ebbene, che il voto alle regionali sia stato condizionato da ragioni di politica nazionale lo ha gridato a gran voce la sinistra e lo ha ammesso il Governo: con questa 'unanimità' si può parlare, dunque, di un’interpretazione molto attendibile o - se ci passi il termine giornalisticamente più efficace - di una 'dimostrazione'.
Alla protesta di carattere generale si è sommata anche una bocciatura dei governi locali? A noi sembrava di no, per una serie di motivi. Il primo: sarebbe una coincidenza singolare che tutti i Presidenti di Regione abbiano governato male… Il secondo: l’ “opinione diffusa” di una buona amministrazione (non perfetta, va da sé) era quella della maggior parte dei commentatori e giornalisti non schierati politicamente, come anche di un Andreotti, che si era inizialmente pronunciato contro Storace e poi ha dichiarato di essersi dovuto ricredere. Opinione diffusa era anche quella della gente comune: tra i tuoi conoscenti, tra le persone che hai incontrato (a parte coloro che gridavano allo sfascio perché si riconoscevano nell’altro schieramento e avrebbero votato per principio contro i governatori uscenti), ti è capitato di sentire critiche precise e argomentate all’operato della Giunta regionale uscente? Quanti erano coloro davvero convinti che, come amministratori, Marrazzo e Vendola potessero dare una prova migliore di Storace e Fitto?
Quanto al sondaggio che citi, è uno dei pochi che davano in vantaggio Marrazzo, insieme con quelli dell’Ipsos commissionati da La Repubblica. Tutti gli altri davano in vantaggio Storace (trovi il riepilogo su http://www.regionali05.it/regione.asp?re=Lazio). Tieni presente che i sondaggi possono essere un mezzo per tentare di condizionare l’elettorato, e conta molto chi è il committente… Il sondaggio de Il Sole 24 ore (una testata che si era abbastanza schierata per il centrosinistra), poi, sembrava in generale poco attendibile: prova a confrontare le percentuali attribuite ai partiti con il responso effettivo delle urne!
In conclusione: se la premessa - l’analisi del voto - è attendibile, allora la valutazione conseguente - per cui l’esito di queste elezioni rischia di penalizzare la buona amministrazione - sarebbe non tanto un "legittimo giudizio politico", quanto una lettura della realtà abbastanza corretta.

Vedremo.

 

 



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