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Fumetti e Cartoni - Recensioni e profili
"L'Ombra delle Torri" Stampa E-mail
Un fumetto artistico ricostruisce le emozioni di un evento epocale. Un profilo dell'autore
      Scritto da Valerio Maccari
16/11/04

spiegelman_ombratorri_pagina.jpg

L'Ombra delle Torri, di Arthur Spiegelman   
Einaudi 2004,
38 pagg. ill. cart., 25 €

Non avvicinatevi a “L’Ombra delle Torri” come se fosse un fumetto qualsiasi, perché non lo è. Non ci sono eroi, non ci sono personaggi, non c’è trama. Non sembra nemmeno seguire un disegno unitario: le tavole si susseguono senza filo logico, gli stili si sovrappongono. In effetti, L’Ombra delle Torri non è un fumetto qualsiasi, anzi, non è nemmeno un fumetto. È  la fotografia della Collisione, tra gli aerei dirottati e le Twin Towers, tra la Storia e l’Uomo. È il tentativo dell’autore, il premio Pulitzer Art Spiegelman, di rivivere il trauma per accettare e comprendere, non per rimuovere. Torna indietro nel tempo, alle immagini di quella mattina, alle torri che crollano davanti al suo studio. Cerca di ricostruire ciò che è successo, di capire come sia possibile che l’ombra di due torri che non ci sono più si allunghi ancora sul nostro futuro.

“Le torri, sbriciolandosi, avevano bruciato il cervello a tutti, ma io vivo vicino a Ground Zero e ho visto tutto dal vivo, con i miei occhi… ero sicuro che saremmo morti! L’avevo sempre sospettato, più o meno, ma quella mattina ne ho avuto la certezza”

                                            Art Spiegelman

L’America fatta a strisce (e a stelle)

“Le vecchie strisce a fumetti, così vitali e modeste, stampate all’alba ottimista del XX secolo e subito dimenticate, erano gli unici manufatti culturali che riuscissero a superare le mie difese per riempirmi gli occhi di immagini che non fossero quelle delle torri in fiamme”

Art Spiegelman

yellowkid.jpgCercando di ritrovare il senso nel proprio mondo, Spiegelman viaggia indietro nel tempo alla riscoperta delle radici dell’arte del fumetto in America. Ne viene fuori una raccolta profetica, disturbante, di strisce settimanali dei primi del novecento: Kinder-Kids, Yellow Kid, Fortunello, Arcibaldo, Nemo. Banali, ottimiste, ma che sembrano alludere, con inquietante precisione, agli avvenimenti del secolo successivo. Come se le cause fossero già state poste allora, e gli effetti raccolti solo adesso. Come la striscia, del 24 maggio del 1921, in cui Arcibaldo, in vacanza in Italia, riesce a dormire serenamente solo dopo aver puntellato con assi e travi la Torre di Pisa. Come se lo spirito dell’America potesse essere racchiuso in un fumetto.

L’AUTORE: Arthur Spiegelman 
Nato nel 1948 a Stoccolma, in Svezia, ed emigrato negli Stati Uniti con i suoi genitori nella prima infanzia. Disegnatore professionista fin dall’età di sedici anni, ha raggiunto la fama con Maus, il racconto di un sopravvissuto, una graphic novel  basata sulle esperienze dei suoi genitori nel campo di concentramento di Auschwitz. L’opera, in cui gli ebrei sono rappresentati come topi e i tedeschi come gatti, fu pubblicata per la prima volta, in forma ancora seminale, sulla rivista Funny Animals nel 1972, ma completata solamente nel 1991: l’anno dopo, al grande successo di critica e pubblico, seguì l’assegnazione del Premio Pulitzer. Dal 1980 al 1991 è stato, insieme alla moglie Francoise Mouly, direttore e fondatore della famosa rivista Raw. Nel decennio successivo ha collaborato come illustratore e scrittore con il New York Times, il Village Voice e il New Yorker. L’11 settembre del 2001 assiste dalla finestra del suo studio alla caduta delle Twin Towers, e decide di riprendere a disegnare fumetti. Nonostante lo shock, vive ancora a Lower Manhattan con la moglie e i due figli, Nadja e Dashiell.



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