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Politica - Notizie e Commenti
I programmi delle coalizioni Stampa E-mail
Elezioni politiche 2006: promesse vaghe o impegni concreti?
02/04/06
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I programmi dei partiti e delle coalizioni sono uno strumento fondamentale per poter scegliere consapevolmente. Non l’unico strumento. Conta anche il
giudizio sulle esperienze passate e sull’affidabilità di chi fa le promesse. Conta anche il giudizio sull’ideologia e la scala di valori delle forze politiche: da queste si possono desumere le scelte in tutte quelle materie in cui un programma è lacunoso o ambiguo.

Il programma resta in ogni caso un vincolo per chi lo presenta; non solo verso gli elettori, ma anche tra i partiti di una coalizione. Proprio questo è il motivo per cui a volte i programmi, sui temi più delicati, sono sfuggenti… in questi casi: diffidare!

Il “Contratto con gli Italiani” presentato dalla Casa delle Libertà nel 2001 è stato oggetto di numerose discussioni: è stato rispettato? Al 60 o al 90%? Ma il fatto stesso che siano state presentate alcune proposte chiare, e che su quelle un governo sia chiamato a rispondere, è stata un’innovazione importantissima, rispetto alla quale bisogna fare solo passi avanti.

Di seguito riportiamo alcune nostre brevi considerazioni sui programmi dei due schieramenti, unitamente ai link per scaricarne la versione integrale.


 

Casa delle libertà

Il centro-destra ha stilato un programma chiaro ed essenziale: 22 pagine a caratteri abbastanza grandi, di cui 10 di premessa e 12 di proposte vere e proprie.

Alcune proposte sono abbastanza vaghe: obiettivi e buone intenzioni, più che impegni stringenti.

Altre proposte, invece, sono abbastanza precise:

- famiglia: difesa della vera famiglia (comunità naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna), quoziente familiare (riduzione fiscale mediante un sistema di tassazione che tenga conto della capacità contributiva, come chiede la Costituzione, e quindi del numero di componenti familiari. Una formula diffusa in Europa, necessaria per sanare l’attuale pesante iniquità che penalizza chi ha figli);

- sviluppo economico: ulteriore milione di posti di lavoro, portabilità del conto corrente bancario, obbligo di versamento dell’IVA solo dopo l’incasso della fattura, tassa omnicomprensiva del 5% sulle microiniziative di giovani e anziani, riduzione (non quantificata…) del cuneo fiscale sul lavoro dipendente;

- fisco: riduzione della pressione fiscale a meno del 40% del PIL, considerazione - nell’imposizione sulla famiglia – del lavoro di cura delle casalinghe e degli anziani e disabili a carico. A questi impegni scritti si è aggiunto l'annuncio dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa.

- finanza pubblica: federalismo fiscale (per responsabilizzare gli enti locali che sono erogatori di una percentuale sempre crescente della spesa pubblica), immissione sul mercato di una quota del patrimonio pubblico per ridurre il debito, impegno a non aumentare le tasse sulla casa, sul risparmio e sulle partite IVA (lavoratori autonomi);

- casa: finanziamento di mutui per affitto e acquisto della casa mediante il riscatto dell’appartamento occupato da parte degli inquilini delle case pubbliche;

- società solidale: incremento a 800 euro delle pensioni minime oggi a 551 euro, agevolazioni per gli ultrasettantenni (eliminazione canone RAI, …), libri di testo gratuiti per le famiglie disagiate fino al 18° anno di età dello studente;

- giustizia e sicurezza: aumento a diecimila unità dei poliziotti di quartiere, rispetto delle quote per l’immigrazione con preferenza per i Paesi che garantiscono reciprocità dei diritti (consentendo una migliore integrazione degli immigrati), separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, istituzione del Tribunale della Famiglia.

Per scaricare e leggere il testo integrale del programma, clicca qui.

Lacune? Una importante, purtroppo: non si parla della reale libertà educativa delle famiglie, che dovrebbe essere perseguita mediante una reale parità economica (cioè non costringendo le famiglie meno agiate ad un ulteriore esborso economico) tra scuola pubblica statale e scuola privata inserita nel sistema pubblico. Tale lacuna è dovuta non a motivi ideologici (il centro-destra ha sempre difeso la libertà educativa), ma, forse, a ragioni di realismo finanziario: non si è pensato – secondo noi a torto – che si trattasse di una priorità. D’altro canto, se guardiamo a sinistra… cadiamo dalla padella alla brace.

L'altra lacuna è il miglioramento delle leggi sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione del sistema radiotelevisivo. Qui pensiamo che questi argomenti potranno essere affrontati solo se all'interno dello schieramento ci sarà un riequilibrio di forze.

Gli impegni elettorali assunti hanno naturalmente un costo: come finanziarli? Su questo il programma è più vago, anche se non del tutto reticente. Si parla, naturalmente, di taglio degli sprechi e lotta all’evasione fiscale. Ma si tratta di misure che – anche se intraprese seriamente – danno un gettito non quantificabile. Più importante, ma anche più incerto, perché legato a tanti altri fattori, potrebbe essere il gettito derivante dal federalismo fiscale e dalla riduzione della pressione fiscale (la quale, come è capitato in altri Paesi – USA, Gran Bretagna, Irlanda, Australia, ecc. – è capace di far crescere considerevolmente l’economia – e le entrate fiscali – e di rendere meno ‘conveniente’ la ricerca della via dell’evasione).

Non sembra prevedibile che venga perseguita la strada della riduzione della spesa pubblica mediante un taglio delle prestazioni: non è stato fatto nel quinquennio appena trascorso, durante il quale la spesa è anzi aumentata. Il centro-destra confiderà probabilmente in una dinamica della crescita della spesa inferiore alla crescita del PIL. Esclusa a chiare lettere la via dell’aumento delle tasse, le entrate quantificabili con certezza, alla fine, sembrano quelle dell’immissione sul mercato di una quota del patrimonio pubblico.


 

L’Unione

Il centro-sinistra, come tutti sanno, ha stilato un programma enciclopedico: 281 pagine a caratteri piccoli!

Confessiamo una nostra grave mancanza giornalistica: benché armati di buona volontà, non lo abbiamo letto sino alla fine. Ma non perché troppo lungo. Se si fosse trattato di un programma chiaro, minuzioso, esauriente, capace di vincolare - in caso di vittoria - su tutti gli argomenti possibili, sarebbe stato un ammirevole esempio di trasparenza democratica. Il problema è che è si tratta di un programma tanto lungo quanto fumoso e contorto, ricco di enunciazioni astratte e povero di impegni precisi.

Un esempio tra i tanti: “Il concetto di 'montanità' non può più prescindere da un elemento altimetrico coniugato con il grado di accessibilità dei territori, con gli indici ISTAT di invecchiamento della popolazione, con le condizioni climatiche, con la pendenza delle superfici e con la durata del periodo vegetativo. (Chiaro, no? ndr) Questi criteri saranno definiti dalla normativa nazionale, in quanto unificanti e di principio. Potranno essere meglio dettagliati dalle regioni secondo le loro specificità territoriali. Tutto ciò perché la montagna delle Alpi è diversa da quella degli Appennini e delle Isole (chi l’avrebbe mai detto… ndr) e le risorse sono scarse con la necessità di focalizzare gli interventi selezionandone i beneficiari.” La “selezione dei beneficiari, naturalmente, non sta nel programma: appuntamento a dopo le elezioni.

Altrove, dopo aver disegnato magnifici scenari per il Mezzogiorno, loro stessi temono di aver osato troppo, e precisano: "Non è possibile raggiungere questi obiettivi in tempi brevi. Ma è possibile dare una chiara indicazione dello scenario cui si tende, proponendo una 'profezia credibile' (?!)".

Chi si vuole ‘avventurare’ nell’approfondimento può scaricare e leggere il testo integrale cliccando qui.

Perché tante parole per non dire niente? Perché questo programma è stato fatto apposta per non essere letto. Per due motivi.

Il primo è che la coalizione di centro-sinistra è profondamente divisa al suo interno, molto più del centro-destra. Nessuno tra i partiti che la compone avrebbe accettato a priori di rinunciare a punti qualificanti del suo programma, rischiando di perdere voti. La contrattazione è rimandata a dopo le elezioni, in base ai rapporti di forza che saranno emersi. Col rischio continuo di spaccature.

Il secondo motivo è che alcune ricette che il centro-sinistra ha in mente farebbero perdere voti a tutta la coalizione, soprattutto l’aumento delle tasse sulla casa e sul risparmio, l’aumento dei contributi per il lavoro autonomo, ecc. Stiamo facendo il processo alle intenzioni? Assolutamente no, perché di fronte alle insistenti richieste di chiarimenti su questi temi, Prodi e gli esponenti del centro-sinistra si sono rifiutati di dare rassicurazioni precise. Dicono “non aumenteremo le tasse”, ma aggiungono che “bisogna riequilibrare il carico fiscale”, senza specificare come. Dicono “tasseremo solo i grandi patrimoni”, ma non dicono a quanto ammontano questi patrimoni, oppure si contraddicono con cifre che vanno dai 180.000 euro di Bertinotti ai 350.000 di Prodi. Tenendo conto che l’82% degli Italiani possiede almeno un’abitazione di proprietà, oltre a risparmi liquidi e in titoli, se ne ricaverebbe che la stragrande maggioranza degli Italiani è titolare di un “grande patrimonio” da tassare! "Stanata" su questo punto, la sinistra ha ammesso di aver sbagliato a parlarne ("errore di comunicazione" lo ha definito Prodi!), ed è arretrata ad "alcuni milioni di euro". Ma non ha smentito l'aumento dell'ICI mediante la revisione degli estimi catastali. Né l'aumento delle imposte su BOT, CCT e rendite finanziarie, cioè tutti i risparmi (guadagni azionari, polizze assicurative, fondi di investimento).

E si badi bene: tassare i risparmi - frutto nella maggior parte di sacrifici - e la casa è una vera ingiustizia, perché significa tassare nuovamente redditi che erano già stati tassati al momento di essere percepiti! Tassare veramente solo i grandissimi patrimoni, quelli dei "furbetti" di cui si è parlato negli scorsi mesi, porterebbe cifre esigue nelle casse dello Stato.

La via delle tasse appare inevitabile, anche perché sulla copertura finanziaria delle sue promesse il centro-sinistra è ancor più reticente del centro-destra. Scontata la solita invocazione del taglio agli sprechi (anche se le giunte rosse non sembrano dare il buon esempio...) e della lotta all'evasione; escluso - presumibilmente - un taglio della spesa pubblica mediante un taglio delle prestazioni; sembra inutilizzabile anche lo strumento di consistenti alienazioni di quote del patrimonio pubblico, vista l'opposizione dell'ala sinistra ("non si svende la cosa pubblica", ecc.). E' vero che governi di centro-sinistra, in passato, hanno effettuato alcune "privatizzazioni" collocando in borsa quote di minoranza di società pubbliche. Ma insistere su quella strada significherebbe cedere la maggioranza e perdere il controllo di quelle società (il che sarebbe un bene per i consumatori, ma non per i politici - di entrambi gli schieramenti - che considerano le società e gli immobili pubblici uno strumento di potere).

A dire il vero, secondo un'analisi dell'OCSE di qualche giorno fa, la promessa di una riduzione del cuneo fiscale di ben 5 punti in un solo anno è così onerosa da sembrare difficilmente realizzabile anche con un aumento dell'imposizione fiscale; l'OCSE ritiene che sarebbe necessaria anche una riduzione della spesa sociale.

Insomma: il centro-sinistra chiede una delega in bianco, una politica delle mani libere, un investimento di fiducia totale. A noi – lo abbiamo detto – sembra una scelta ancora meno trasparente e democratica dell’accusa fatta a Berlusconi di fare promesse esagerate.

Se però non si intende la politica come insieme di scelte concrete da fare, ma come tifo per un mondo - un insieme di gusti, di modo di pensare - nel quale ci si riconosce, allora l'attenzione al programma diventa secondaria. Allora si arriva a pensare che il centro-destra sia lo schieramento dei furbi e dei cittadini senza senso dello Stato, mentre la sinistra sarebbe il mondo delle persone serie e responsabili. Si è convinti che la sinistra sia depositaria di una "superiorità morale", per cui le stesse cose diventano buone o cattive a seconda di chi le realizza: se la sinistra taglia la spesa pubblica fa "sana amministrazione", se lo fa il centro-destra è "macelleria sociale"; ecc. Di fronte a queste considerazioni 'antropologiche', c'è poco spazio per il confronto...

Per parte nostra, in mancanza di impegni precisi, il processo alle intenzioni in un certo senso siamo 'costretti' a farlo, sulla base delle ideologie e dei valori esistenti (o mancanti…) a sinistra. E lo scenario che immaginiamo, francamente, non ci piace: Stato onnipresente che pretende di “dare la felicità” (e intanto mette le mani nelle tasche dei cittadini e toglie libertà di scelta); aggressione alla famiglia tradizionale; eutanasia e manipolazioni genetiche; debolezza di fronte alla criminalità comune e all’immigrazione clandestina; tutela dei poteri forti (grande industria non concorrenziale, magistratura politicizzata, sindacato, finanza rossa); ecc.

Chi vota a sinistra dovrà scegliere con molta attenzione il partito, perché questo avrà un’influenza determinante (ancor più che nel centro-destra) sull’indirizzo della coalizione. Sperando che non prevalga - come sempre in quello schieramento - il potere di veto dell'ala estrema.



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