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Religione e societą - Notizie e Commenti
"Vi ho cercati, siete venuti da me" Stampa E-mail
Storia del legame speciale tra Giovanni Paolo II e i giovani
      Scritto da Paolo Petrilli
06/04/05
giovannipaoloII_circondatodagiovani.jpg

“Vi ho cercato, siete venuti da me, per questo vi ringrazio”, è l’ultimo, commosso abbraccio di Giovanni Paolo II ai ragazzi che si erano raccolti sotto la sua finestra e, siamo sicuri, a tutti quelli che ha incontrato nella sua vita. L’attrazione che ha esercitato, sulle giovani generazioni deve costringere tutti ad una riflessione seria. Parlando delle Giornate mondiali della Gioventù, affermò: “Nessuno le ha inventate, sono stati essi stessi ad inventarsele. Il più delle volte sono state una grande sorpresa per gli educatori, per i sacerdoti, persino per i vescovi. Hanno superato quanto essi si aspettavano”. Quando spontaneamente, la prima volta, migliaia di giovani si radunano per incontrarlo, chiede: “Cosa siete venuti a cercare?”, a nessuno sfugge che è la domanda di Gesù ai suoi primi discepoli. Anche il Papa non farà sconti in quegli incontri, non indulgerà in un cristianesimo alla “chitarra”, da prete in jeans sdruciti, alla “diamoci del tu”, pronto a tollerare le cedevolezze all’etica evangelica, fraintendendo le aperture del Concilio Vaticano II. Lui, che del Concilio fu coautore del documento più rivoluzionario, la Gaudium et Spes (che affronta il rapporto tra la Chiesa e il mondo), e del quale rimane l’insuperato interprete, propone il Vangelo nella sua radicalità, nei suoi ideali ardui fino all’eroismo. Nessuno di quei giovani è fuggito, molti altri sono accorsi.

La rivoluzione è, ancora una volta, nella riscoperta dell’attualità della Tradizione, nova et vetera. In quel rivolgersi non ad un’assemblea indifferenziata ed anonima, e neppure ai giovani in generale, ma alla persona, al giovane concreto con un nome e un volto precisi. Dopo decenni di moderna e irrealistica lettura della storia come dinamica delle masse, Wojtyla restituisce nelle mani del singolo la responsabilità personale, forte di una Verità inconfutabile: quando l’Eterno ha deciso di entrare nella storia cambiandone per sempre il corso, ha affidato tutto nelle mani di un uomo solo, non di una classe sociale. Nel bene o nel male, sono i singoli a fare la storia. Lo comprendono i giovani venuti dall’Est, ma anche quelli cresciuti nell’Occidente dell’individualismo esasperato, del successo e la carriera a tutti i costi, dove l’utopismo degli anni sessanta si è risolto nello svilimento dei giovani a categoria commerciale.

Sceglie proprio un incontro con i giovani per portare avanti una delle sue battaglie più coraggiose. Li invita a Parigi per la notte del 23 agosto. E’ una data maledetta e una ferita ancora aperta per la Francia: l’anniversario della notte di San Bartolomeo del 1572, quando si compì uno degli episodi della faida incrociata tra cattolici e protestanti: quella notte, ad opera dei cattolici, vennero massacrati 20.000 ugonotti, di cui 3.000 nella sola Parigi. Le chiese protestanti quasi insorgono per l’intollerabile affronto. Bastano poche parole, coraggiose, umili: chiede scusa per gli orrori commessi da alcuni cattolici. Quel rancore si scioglie in commozione da parte dei protestanti: risponderanno che ora spetta a loro fare un passo analogo, perché di notti di San Bartolomeo nella storia ce ne sono state tante e nessuno è innocente. Il prezzo di quel gesto fu, come prevedibile, la percezione da parte dell’opinione pubblica, per nulla aiutata da giornali e televisioni, di una Chiesa peccatrice e non il tradizionale riconoscimento che la Chiesa è composta da peccatori. Questo il Papa voleva dire, purtroppo non sempre è stato inteso. Ed è una questione che rimanda ad uno dei misteri che più affascinano il credente di ogni epoca: la constatazione che la promessa di Gesù dell’assistenza dello Spirito Paraclito alla Chiesa, si è realizzata. Anche in epoche in cui a guidare la Chiesa non c’erano certo dei sant’uomini, da questi mai fu redatto un documento che tradisse lo spirito del Vangelo, mai, anche se avrebbero potuto, ci fu dichiarazione eretica.

Che cosa hanno trovato le giovani generazioni, dunque, in Giovanni Paolo II? Possiamo desumerlo da alcune considerazioni.

A più di cento anni dalla dichiarazione della “morte di Dio”, duecento capi di Stato rendono onore ad un mistico. In tempi di mito della modernità, è un uomo che vestiva in modo anacronistico, e che rappresenta l’unica istituzione millenaria ancora esistente, ad essere la figura chiave, in positivo, della storia contemporanea. Nel bilancio dei popoli allevati in una cultura priva dell’”alienazione religiosa”, la nuova umanità, che avrebbe dovuto far seguito alla dissoluzione dell’”ectoplasma Dio”, è in realtà una sub-umanità che nulla di originale o vitale ha lasciato dietro di sé. La storia ha dimostrato quale fosse il vero oppio dei popoli.

Dove non è riuscito a saldare i conti con la storia, Giovanni Paolo II ha affidato i compiti più eroici proprio ai giovani. Alle “sentinelle del mattino”, sotto il cielo di Tor Vergata, ha chiesto: “Non abbiate paura di essere testimoni della dignità di ogni persona umana, dal momento del concepimento sino alla morte, anche a costo della vostra stessa vita”. Volendo parafrasare le ultime parole del Papa alla Giornata mondiale della Gioventù romana: questo “chiasso” ha sentito il mondo, questo “chiasso” non dimenticherà mai.

 

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