PRIMA PAGINA
faq
Mappa del sito
Temi caldi
Temi caldi
Notizie
Attualitą
Politica
Economia
In Europa
Nel Mondo
Contrappunti
Intorno a noi
Cittą e Quartieri
La Regione
Religione
Notizie e commenti
Cattolici e politica
Documenti ecclesiali
Link utili
Cultura
Libri
Cinema
Musica
Fumetti e Cartoni
Teatro
Arte ed eventi
Storia
Scienze e natura
Rubriche
Focus TV
Sport
Mangiar bene
Salute
Amore e Psiche
Soldi
Diritti
Viaggi e motori
Tecnologia
Buonumore
Login Utente
Username

Password

Ricordami
Dimenticata la password?
Indicizzazione
Convenzioni


Religione e societą - Notizie e Commenti
La parola al nuovo Papa Stampa E-mail
La cronaca della messa di insediamento con estratti dell'omelia
      Scritto da Mimmo Muolo
08/05/05

benedettoXVI_conmitra_tralafolla.jpg La cronaca di Mimmo Muolo da Avvenire del 25 aprile 2005

È tornato il vento a Piazza San Pietro. Come quella mattina di sedici giorni fa, durante i funerali di Giovanni Paolo II. È tornato il vento e ora accarezza, scompigliandoli, i bianchi capelli di Benedetto XVI, emozionato, ma sorridente. Il vento come segno di continuità. Quasi un testimone che passa di mano nella millenaria staffetta della fede corsa dai Pontefici. O, se volete, una carezza del Padre di lassù, proprio come fanno i genitori di quaggiù con i loro bambini, arruffandone i capelli in uno spontaneo gesto d'affetto. Anche Papa Ratzinger ha il volto sereno di un fanciullo. E chissà se ha pensato anche lui che quel vento era la carezza di Dio. Certo si sarà rafforzato nella convinzione espressa poco prima, durante l'omelia interrotta da decine di applausi.

«Non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo». Perché «chi crede non è mai solo» e può contare sull'aiuto del Cielo, come su quello degli altri credenti. Basta guardarsi intorno per capire che la sua non è solo una constatazione. Non è certamente solo il nuovo Pontefice nella Messa che inaugura il suo ministero petrino. Davanti all'altare si stende una folla sterminata, che la Protezione civile valuterà in 350 mila persone. Intorno a lui c'è la schiera dei cardinali che lo hanno eletto e di quelli che hanno guidato la preghiera del popolo perché lo Spirito Santo ispirasse la scelta giusta. Ci sono i vescovi e i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose, 141 delegazioni ufficiali e i "delegati fraterni" delle altre comunità cristiane. È rappresentata, insomma, la Chiesa intera, in comunione con quell'altra schiera dei santi del cielo, che il nuovo Papa immagina abbia accolto e accompagnato Giovanni Paolo II «fino alla gloria di Dio». Perciò, anche se dice di non voler presentare oggi «un programma di governo», le sue affermazioni assumono una forte valenza programmatica.

Vi si leggono, ad esempio, la volontà di dare ala alla collegialità, così come l'impegno missionario che si esprime nella ricerca della pecorella smarrita nelle «tante forme di deserto» del terzo millennio. La preghiera dell'unità fra i cristiani così come il servizio all'uomo che deve essere «tirato fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la luce di Dio». E infine la riproposizione - ulteriore segno di continuità - del grido che fu la bussola del pontificato di Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo». Invito rivolto in particolare ai giovani, ai quali il nuovo Pontefice ripete: «Non abbiate paura di Cristo. Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui riceve il centuplo». In questo modo il Pontificato di Papa Ratzinger si salda non solo a quello del suo immediato predecessore. Ma si innesta direttamente sulla roccia rappresentata da Pietro, al termine di una celebrazione durata due ore e quaranta e impreziosita da un complesso simbolismo, cui ha fatto rimando anche lo stesso Pontefice, nella sua omelia. Ecco, innanzitutto la sosta sulla tomba di Pietro, atto iniziale della liturgia, ecco l'incedere solenne attraverso la grande navata completamente sgombra della Basilica di San Pietro, fino a ricevere, una volta uscito sul sagrato, il primo caloroso abbraccio della folla. Ecco, poi, dopo le letture e il Vangelo («Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli») l'imposizione del pallio, la cui fattura con lana di pecore e agnelli proprio a quel Vangelo è ispirato. Benedetto XVI lo riceve dalle mani del cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estevez. E sul volto gli si legge chiaramente - insieme a una grande felicità - l'emozione di un così importante momento. Dirà poco dopo, nel corso dell'omelia: «Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi». E infatti quella sottile striscia di lana bianca, che si staglia sulla bellissima casula tessuta in oro antico già indossata da Giovanni Paolo II, ha in sé tutto il peso della missione affidata al successore di Pietro. Peso dell'«umanità intera», pecorella smarrita, che - a imitazione di Cristo - egli deve mettersi sulle spalle per condurla «alle acque della vita». Peso che, però, il Pontefice non porterà da solo. «Il Pallio dice innanzitutto che tutti noi siamo portati da Cristo. Ma al tempo stesso ci invita a portarci l'un l'altro».

E dove andare a cercare questa pecorella? Benedetto elenca i tanti deserti del nostro tempo: «Povertà, fame, sete, abbandono, solitudine, amore distrutto». E ancora: «Oscurità di Dio e svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell'uomo». Sembra di risentire Papa Wojtyla quando parlava di «ecologia umana». Benedetto XVI, infatti, sottolinea: «I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell'edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possono vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione». Invece, sempre con riferimento al pallio, Papa Ratzinger sottolinea: «Non è il potere che redime, ma l'amore. Il Dio che è divenuto agnello ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall'impazienza degli uomini». Quella stessa impazienza che, forse, è anche alla base dello «strappo» alla rete del Signore (chiaro riferimento alle divisioni tra i cristiani), di cui il Pontefice parla in relazione all'altro grande segno della Messa di inizio del suo ministero petrino: la consegna dell'anello del pescatore, da parte del cardinale decano, il segretario di Stato Angelo Sodano. C'è in quell'anello (uguale al sigillo con cui il Papa firmerà i suoi documenti) un'altra metafora della missione del Vescovo di Roma. «Anche oggi viene detto alla Chiesa e ai successori degli apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti per conquistare gli uomini al Vangelo». Di qui la sua preghiera ecumenica: «Signore, non permettere che la tua rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori dell'unità».

Allo stesso modo assume un valore simbolico, proprio nel segno dell'unità, anche l'obbedienza promessagli da dodici persone (tre cardinali, un vescovo, un sacerdote, un diacono, due religiosi, una coppia di coniugi, e due ragazzi cresimati) in rappresentanza di tutta la Chiesa. Una «Chiesa viva». Una «Chiesa giovane», che «porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro». Su quella via Benedetto XVI si è già incamminato. E non da solo. Il vento di Piazza San Pietro non mancherà mai di gonfiargli le vele.



Giudizio Utente: / 0

ScarsoOttimo 




Ricerca Avanzata
Aggiungi questo sito ai tuoi preferitiPreferiti
Imposta questa pagina come la tua home pageHomepage
Agorą
Lettere e Forum
Segnalazioni
Associazionismo
Comunicati
Formazione
Dagli Atenei
Orientamento
Lavoro
Concorsi
Orientamento
Impresa oggi
Link utili
Informazione
Associazionismo
Tempo libero
Utilitą varie
Link consigliati
Zenit.org
La nuova Bussola
   Quotidiana
Storia libera
Scienza e fede
Il Timone
Google
Bing
YouTube
meteo
mappe e itinerari
Google Maps e
  Street View
TuttoCittà Street
  View



Questo sito utilizza Mambo, un software libero rilasciato su licenza Gnu/Gpl.
© Miro International Pty Ltd 2000 - 2005