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Il nuovo Bob Geldof Stampa E-mail
Dall'organizzazione di concerti per il Terzo Mondo alle campagne per la famiglia tradizionale
      Scritto da William Ward
28/06/05

geldof.jpg

Pubblichiamo l'articolo apparso su Il Foglio del 29-10-2004 (le evidenziazioni in neretto sono nostre)

Londra. Trent’anni fa, alla vigilia della sua grande carriera di punk rocker, la sua ambizione dichiarata era di “fare un sacco di soldi e di scopare un sacco di donne”. All’apice del suo successo come cantante dei Boomtown Rats, ha attaccato in televisione nella sua natia Irlanda la Chiesa cattolica per “tutte le sue pecche e i suoi peccati”. In seguito si è convertito al buonismo terzomondista, organizzando il mega-concerto “Live Aid” per l’Etiopia flagellata dalla carestia, vincendosi non solo un’onorificenza reale (il titolo di Sir, cavaliere), ma anche un appellativo più sarcastico, molto usato sulla stampa londinese, “Saint Bob”.

Ora l’ex punk rocker ha mandato in visibilio le anime belle del pensiero unico dei “social liberal” britannici, con la sua campagna a favore del matrimonio tradizionale, sparando contro “i mali sociali causati dalla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta”. E per farlo, il “mediasavvy”, l’ex cantante appena cinquantenne ha confezionato per Channel Four, la rete televisiva britannica autonoma e conosciuta per i contenuti scabrosi dei suoi programmi, lo spazio per ben due trasmissioni in prime time, “Geldof on Marriage” e “Geldof on Fathers”.

La crisi del matrimonio tradizionale non è certamente un argomento nuovo in Inghilterra, dove un’unione su due finisce in divorzio, centocinquantamila su trecentomila nel 2003, ed è una crisi in costante aumento. Ma Geldof si è permesso di fare delle osservazioni morali in proposito: se la durata media del matrimonio britannico è ormai di soli undici anni, il dieci per cento dei divorzi sono di persone già divorziate. Il divorzio, dunque, è un vizio.

Ancora più polemica la sua tesi sulle colpe. Si dà per scontato ormai in tutto il mondo occidentale che il maschio abbia sempre torto e la donna sempre ragione, specialmente nelle vicissitudini matrimoniali. Si esclude a priori che la situazione possa essere diversa. Persino la legge, o almeno la prassi, in quasi tutti i paesi occidentali, dà credito a questo (pre)giudizio, affidando in caso di separazione o di divorzio, la cura dei figli alla madre, indifferentemente dal suo vero comportamento durante la parabola del rapporto col marito. “Saint Bob” dissente pubblicamente da questo diktat, ormai un architrave della bibbia del politically correct. Brandendo le statistiche ufficiali, secondo le quali il settanta per cento dei divorzi e delle separazioni sono richiesti dalle mogli, e che l’ottanta per cento delle donne inglesi si dichiarano “comunque infelici nella vita privata”, la società (e i giudici che decidono l’affidamento dei figli, che in Inghilterra sono sempre più spesso donne) non riesce a guardare in faccia una verità ovvia. Che sono le donne a non capire gli uomini, e non come si va dicendo da anni che “i maschi sono stupidi, perché non capiscono le donne”.

E via con una lunga filippica contro la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta “molto simpatica per quelli di noi che l’hanno vissuta in prima persona, specialmente dopo il clima restrittivo degli anni precedenti, ma un vero disastro per i nostri figli, che devono vivere con le conseguenze”.

 Passando al dunque, Geldof ha pubblicamente sfidato il governo chiedendo di rivedere la legge sul divorzio in senso più restrittivo, “per incoraggiare le coppie (e non solo i mariti) a meditare meglio su quello che fanno, specialmente ai danni dei figli, prima che sia troppo tardi”. “Rompere il contratto matrimoniale non dovrebb’essere scevro di conseguenze. Ci dovrebbe essere invece un periodo obbligatorio di mediazione prima che le coppie possano fare richiesta al tribunale per procedere con il divorzio”. Per Geldof, “il divorzio sta distruggendo la nostra società, oltre che la vita futura dei nostri figli” , e pertanto “non va intrapreso per un semplice capriccio”.

Per smentire il solito mantra che insiste che “il divorzio è quasi sempre meglio per i figli, se i genitori non stanno bene assieme”, “SaintBob” ha tirato fuori le statistiche: i figli delle coppie divorziate vanno molto peggio a scuola, sono più inclini a scendere nel vortice della criminalità e a suicidarsi. Gli uomini divorziati hanno un tasso molto più alto di tumori rispetto ai loro fratelli sposati, e manco a dirlo, sono più inclini al suicidio anche loro. Come certi cattolici italiani tradizionalisti, il malvestito ex punk, il cui intercalare è sempre il volgarissimo “fuck” o “fucking”, insiste che per le donne è molto meglio passare più tempo a casa a fare “home making” per il marito e per i figli. E anche se probabilmente Rocco Buttiglione non direbbe che “tornare a casa e trovare che la tua donna ti ha preparato una bella cena a lume di candela è “fucking sexy”, né suggerirebbe come l’arrapato Geldof che “dopo cena potreste sempre fare l’amore sulla tavola di cucina come dei maiali”, il pensiero di fondo del “matrimonio uber alles” li potrebbe forse accomunare.

Incalzando, Geldof ha parlato dell’affidamento automatico dei figli alla madre come una specie di “sequestro di minori da parte dello Stato”, e ha fatto una perorazione a favore del gruppo Fathers4Justice, la lobby dei padri disperati che non riescono più a vedere i propri figli. E finisce con uno splendido atout dal forte sapore thatcheriano: è meglio rimanere assieme, perché il divorzio costa troppo. Nel Regno Unito, più di 15 miliardi di sterline (22 miliardi di euro) vengono pagati ogni anno alle ragazze madri dalla sicurezza sociale.

La risposta da parte dei soliti commentatori inglesi non si è fatta attendere: ed è stato subito scandalo. Geldof è stato liquidato come un folle, un sessista, un ignorante e un esibizionista dagli elzeviristi (soprattutto donne, ma non solo) del pensiero unico “social-liberal” che da quaranta anni hanno il monopolio del commento sociale sui media inglesi. Buona parte delle critiche contro Geldof ha subito sottolineato le sue tristi vicissitudini personali. La moglie stravagante e squilibrata, Paula Yates, (una specie di Courtney Love degli anni Ottanta) che lo ha mollato a favore del cantante australiano Michael Hutchens, portandosi dietro le due amatissime figlie. Sia la Yates che Hutchens si sono in seguito suicidati (separatamente); a questo punto Geldof ha intrapreso una lunga battaglia giuridica per avere la custodia legale delle due figlie. Ci è riuscito, e gli è stata affidata anche la figlia della Yates e di Hutchens. Geldof convive (senza essere sposato) con l’attrice francese Jeanne Martine, che ormai fa da mamma a tutte e tre le bambine. Molte delle sue canzoni più recenti (che non hanno avuto particolare successo commerciale) sono peana forse un po’ melensi ai vantaggi della vita coniugale. “Perché mai – si è infine lamentato Geldof – in questo paese non puoi difendere l’istituto del matrimonio come contratto serio fra due adulti senza passare per un vecchio rincoglionito, un pazzo, o un reazionario di estrema destra?” 



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