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Giornaliste, attrici, scienziati, politici, protagonisti della campagna referendaria sulla legge 40
      Scritto da Francesco Cassani
12/06/05
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 Paola Saluzzi Sabrina Ferilli

Esistono vincitori e vinti nei referendum sulla "procreazione assistita"?

Dal punto di vista sociale, pensiamo di no. Perché salvaguardare una legge giusta, che cerca un ragionevole equilibrio tra i diritti del concepito, della madre, del padre, dei malati, della ricerca scientifica, significa costruire una società a misura d’uomo, di cui beneficiano tutti.

Dal punto di vista culturale e politico, invece, vincitori e vinti esistono, eccome. Perché la società di cui parliamo non la volevano tutti. C’era chi voleva una maternità-paternità basata sul possesso, sul desiderio che diventa diritto, sulla selezione dell’embrione “adatto”. C’era chi mascherava dietro il progresso della scienza i propri interessi multimiliardari. C’era chi cercava una rivincita sulla Chiesa, volendo imporre un laicismo un po’ ammuffito, fatto di slogan e scomuniche provenienti dai vecchi-nuovi sacerdoti del relativismo. C’erano i politici che volevano mascherare il loro vuoto programmatico intercettando le “avanguardie sociali”. E c’era chi, semplicemente, non aveva il coraggio di uscire dal giro dei vip engagés, della bella gente “moderna e progressista”, di quelli che debbono sentirsi “migliori”; anche se del contenuto dei referendum non avevano capito un’acca.
Celiando – ma non troppo – passiamo in rassegna un po’ di perdenti e vincitori.

Sabrina Ferilli ê – Ottima come modella da calendario. Mediocre come attrice. Pessima come intellettuale impegnata.

Paola Saluzzi é – Una donna che ha vissuto sulla sua pelle i problemi di un desiderio di maternità sofferto, uno dei pochi personaggi televisivi che ha avuto il coraggio di schierarsi per l’astensione contro il conformismo dei suoi colleghi. La rivedremo ancora in TV?

Dandini, Guzzanti, Moretti, Bonolis, Vasco Rossi, Bellucci, Bignardi, Parietti (che si definisce “profondamente cattolica”: ohibò!), Chechi, ecc., ecc. ê - Ovvero tutta la schiera di attori-cantanti-registi-ballerine-sportivi che si sentono in dovere di illuminarci con le vette del loro pensiero. Volti familiari che discettano con disinvoltura di bioetica sul palco dell’Ambra Jovinelli, tirando via la battuta come se si parlasse del lifting di Berlusconi. Divi abituati ad ottenere tutto con il denaro, anche un figlio “sano”. Vip talmente rinchiusi nel loro mondo dorato da dimenticare che la vita vera, spesso, sta da un’altra parte. Buon risveglio.

La dott.ssa Bianchini, l’ing. Carli, il prof. Sinibaldi, la casalinga di Voghera, Padre Matteo, Suor Chiara, Valentina, ecc., ecc. é – Ovvero la gente normale, il colto e l’inclita, chi ragiona con la propria testa ascoltando il parere di tutti senza farsi intimorire da nessuno.

Il prof. Veronesi ê - Da un medico schierato per il “sì” ci si aspettava qualche motivazione più profonda di quella per cui “l’embrione umano è simile a quello dello scimpanzè”. Per la qualifica di "scienziato" è rimandato a settembre. A proposito: non aveva aperto un centro di ricerca a Milano? Tana per il conflitto d’interessi!

Il prof. Vescovi é – Uno scienziato che abbiamo apprezzato non solo per le sue scoperte sulle staminali adulte, ma anche per la sua capacità di argomentare in maniera chiara, chiamando le cose con il loro nome, senza nulla concedere alla retorica scientista. Quando la scienza è al servizio dell’uomo (e non viceversa).

I grandi giornali ê - Corriere della Sera, La Stampa, Sole 24 Ore, Repubblica, Messaggero, tutti schierati col fronte del "sì". Almeno i referendari non lamentino di essere stati vittime della disinformazione...

Giuliano Ferrara e Il Foglio é - La crisalide è diventata farfalla: il giornalista guascone esperto in battaglie politiche si è convertito alle battaglie culturali, si è impegnato a rifondare un pensiero davvero laico, in dialogo con l'umanesimo cristiano, distinto dal laicismo bigotto. Il Foglio è stato la punta di lancia della campagna di controinformazione sui temi della fecondazione artificiale.

Stefania Prestigiacomo ê - Sin qui ministro decorativo, ha pensato bene di dare un senso alla sua carriera politica prendendo in prestito - con la passione delle novizie - una battaglia di altri, con toni vecchi di trent'anni. Si è distinta per l'infelice battuta sui "bimbi down che suonano il pianoforte". Ora teme che il suo "coraggio" - o la sua inconsistenza politica? - le costi caro: riprenderà ad essere decorativa, probabilmente non più ministro.

Letizia Moratti é - Volete un ministro donna competente, capace (più di molti colleghi uomini), seria? Si chiama Moratti e, guarda caso, si è astenuta...

Gianfranco Fini ê - Quel che sconcerta di più non è tanto la spregiudicatezza con cui ha abdicato a principî che riteneva essenziali (vedi le sue dichiarazioni), quanto l'inconsistenza dell'obiettivo politico che si proponeva: accreditarsi come leader "laico" apprezzato dalla maggior parte degli Italiani, combattere un disegno neocentrista che vedeva celarsi dietro il fronte dell'astensione... complimenti al "fine" stratega!

Pierferdinando Casini é - Il Presidente della Camera si è distinto nel difendere con pacatezza e fermezza l'opera del Parlamento e la legittimità della scelta astensionista (anche se ha evitato di consigliarla espressamente). I risultati parlano chiaro: l'erede di Berlusconi alla guida dei moderati è lui.

Fassino e i DS ê - Napoleone diceva degli Austriaci: "Ils sont toujours en retard: d'une journée, d'une armée, d'une idée (sono sempre in ritardo: di un giorno, di un'armata, di un'idea)". Così i vertici della sinistra italiana, che in media si accorgono dei cambiamenti sociali dieci anni dopo che sono avvenuti. Buona fortuna.

Francesco Rutelli é - Ha risparmiato al centrosinistra una disfatta che avrebbe avuto un significato politico ben più pesante. Ma la sua non è sembrata una scelta opportunistica, bensì l'inevitabile conseguenza di un cammino - iniziato da qualche tempo - sulla strada della moderazione (già in Parlamento aveva votato la legge 40). Fin dove riuscirà ad arrivare?

I radicali ê – Vestali in servizio permanente effettivo (ma non ce n’è uno che tenga famiglia?) della "liberazione degli Italiani dal giogo della superstizione clerico-fascista-comunista". La loro ragion d’essere – e l’unico modo per avere visibilità - è lo scontro, il vittimismo, lo scandalismo. Hanno piegato l’istituto dei referendum a questi scopi (e a quello di strumento per finanziarsi, visto che i promotori incassano un bel contributo se si raggiunge il quorum). Risultato: niente soldi e tutti a casa.

Camillo Ruini é L’influenza della Chiesa sul risultato varia, nel giudizio degli osservatori, dal tutto al… niente! Chi vuole agitare lo spauracchio dell’oppressione clericale, parla della potente macchina da guerra, della capillare struttura delle parrocchie, di una violenta azione di manipolazione delle coscienze. E ha invocato addirittura la galera per i preti che avessero suggerito l’astensione! Chi invece vuole sminuire il ruolo dei vescovi, dice che gli Italiani hanno fatto di testa loro, astenendosi perché disorientati dalla complessità dei quesiti. Gli uni e gli altri, ci pare, non conoscono né la Chiesa né gli Italiani. Ruini – e gli altri vescovi con lui – hanno semplicemente dimostrato sintonia col sentire popolare, e hanno esposto una serie di buone e convincenti ragioni per difendere la legge 40. Ragioni molto più laiche e razionali degli anatemi referendari contro l’oscurantismo. Stat crux dum volvitur orbis.

Nella pagina delle lettere il commento di un collaboratore a quest'articolo.



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