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Magazine - Ultimo numero
I “grillini” cominciano bene: con le veline per imbavagliare la stampa! Stampa E-mail
L'inquietante comunicato alle redazioni, col “glossario” dei termini consentiti e di quelli vietati
      Scritto da Giovanni Martino
29/10/12

Le “veline”, per i più giovani, sono le ballerine di Striscia la notizia.

Chi ha un po’ di memoria storica, però, ricorderà che il termine (recuperato in chiave satirica da Antonio Ricci) risale al periodo fascista, quando venivano chiamate “veline” le note (scritte su carta velina) trasmesse dal regime alle redazioni dei giornali, con le disposizioni su come dovevano essere pubblicate le notizie.

In epoca repubblicana, ovviamente, le veline sono scomparse.

Non che il potere politico - ed economico - abbia rinunciato agli sforzi di influenzare la libertà di stampa (e dei media in generale): telefonate di lamentela, influenza sulla nomina dei direttori, ecc. Ma si è sempre trattato di azioni per quanto possibile dissimulate (poiché ne era evidente l'inammissibilità), volte a creare aree di influenza e di stampa “amica” più che a imbavagliare la stampa considerata non favorevole.

Nessun partito si è mai sognato di indirizzare formalmente a tutti i media prescrizioni su cosa fosse consentito o vietato pubblicare.

Per ritornare a un'assurda pretesa di questo tipo, abbiamo dovuto attendere lo scorso 29 ottobre, quando l’ “Ufficio Stampa Lista CiVica 5 Stelle Milano” ha indirizzato alle redazioni dei principali quotidiani un’e-mail con oggetto “Glossario 5 stelle”, in cui si legge, tra l’altro:

“Alla luce dell'enorme cambiamento proposto dal MoVimento 5 stelle è necessario che il vocabolario di riferimento usato dai media sia coerente e corretto. Per questa ragione è indispensabile che tutti voi giornalisti, redattori, caporedattori e direttori poniate la massima attenzione ad evitare parole che non appartengono alla realtà del movimento. Parole come partito e leader sono pertinenti alla politica tradizionale, quindi altro da noi. Sono parole incompatibili e fuorvianti rispetto alla nostra realtà di partecipazione e condivisione. E' corretto riferirsi al MoVimento 5 stelle come a una forza politica e agli eletti come portavoce.
(…) La parola grillini è scorretta e anche un po' offensiva, in quanto riduttiva e verticistica. Grillo è il megafono al nostro servizio e non il nostro leader. Noi siamo attivisti, gli attivisti del Movimento 5 stelle o, per brevità, attivisti 5 stelle”.


(Per carità di patria vi abbiamo risparmiato maiuscole, grassetti, evidenziazioni in rosso, usati a profusione come in un’inserzione pubblicitaria).

Insomma: una vera e propria velina!

Il fatto si commenta – o si dovrebbe commentare – da sé. Ma, visti i tempi, riteniamo utile qualche annotazione.

  1. Nel momento in cui rievochiamo le veline, stiamo paragonando i grillini – pardon: gli “attivisti 5 stelle” - ai fascisti?

    No (non ancora…), perché non hanno il potere che aveva quel regime, non hanno condotto azioni di violenza fisica (ma con quella verbale non scherzano...); quindi la forza intimidatoria del loro comunicato non è paragonabile. Ma la pretesa illiberale è simile.

    Tralasciando il fatto che tra qualche mese, con tutta probabilità, entreranno in forza in parlamento, per cui le loro pretese avranno ben altro peso…

  2. Al di là delle veline: l’idea di imporre un “glossario”, un “vocabolario” (la “neolingua” orwelliana…) è idea da regimi totalitari.

  3. Nel momento in cui denunciamo il carattere illiberale della velina inoltrata dai grillini, stiamo difendendo la “corporazione” dei giornalisti? Stiamo sostenendo che l’informazione in Italia è seria ed equilibrata?

    No, perché la qualità dell’informazione giornalistica lascia spesso a desiderare.

    Ma se la causa di questa scarsa qualità dell’informazione risiede nell’insufficienza di libertà (concentrazioni editoriali, commistioni tra potentati e informazione, mancanza di editori puri, giornalismo ideologico), il rimedio dovrebbe essere ricercato nella crescita degli spazi di libertà e non nella censura!

    Da Grillo vengono anatemi e insulti contro i media, plausi alla chiusura delle testate in crisi economica, rifiuto di ogni confronto e dibattito; ma nessuna proposta seria sulle strade per migliorare la qualità e il pluralismo dell’informazione (a meno che non creda seriamente che il giornalismo possa essere sostituito dal cosiddetto web 2.0, con tutti i limiti che questo strumento presenta, e in particolare dalle dirette streaming che il “movimento” si confeziona su misura, rifiutando ogni confronto con altre idee).

  4. Gli estensori della velina sarebbero da biasimare anche se avessero denunciato reali deformazioni della verità prodotte da organi di stampa.

    Il fatto è che hanno torto anche nel merito, perché non pretendono una maggiore adesione alla realtà, ma il suo contrario: pretendono che la realtà sia deformata per sostenere la loro rappresentazione propagandistica!

    Infatti:
  • Dicono di non essere un “partito”, ma un “movimento”.
    Dimostrando scarsa originalità: sono almeno cinquant’anni che nuove formazioni politiche non utilizzano la denominazione ufficiale di “partito”, perché la considerano screditata e vogliono diffondere un’immagine di novità…
    Un osservatore neutrale, però, per descrivere una realtà, non può utilizzare il termine pubblicitario suggerito dall'autore-produttore: un libro è un libro, anche se lo scrittore pretende che sia una “proiezione narrativa esistenziale”; un notebook è un notebook - un computer portatile –, anche se la casa produttrice pretende di aver introdotto uno strumento rivoluzionario da chiamare “megabok”, “fantabook”, “iperbook”; ecc.
    Un “partito”, dunque, è un insieme di cittadini che, come recita la Costituzione (art. 49), si associano liberamente “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. L’espressione “forza politica” è un sinonimo generico di partito, peraltro applicabile a tutti gli altri partiti: a meno di voler sostenere che il PD – per dire – non sia una forza politica...

    Con questo, stiamo dicendo che il Movimento 5 stelle è uguale agli altri partiti?
    Non è questo il punto: si tratta di una forza che ha certamente tratti particolari, apprezzabili per alcuni versi (il richiamo alla trasparenza e alla sobrietà nella vita pubblica), da condannare per altri versi (la demagogia irresponsabile, che in passato abbiamo già analizzato); anche le modalità organizzative sono "particolari", ma non necessariamente in meglio (nell'articolo linkato abbiamo parlato anche dell'illusione della "democrazia diretta").
    Il punto, però, è che la scelta dei termini appropriati – il “vocabolario coerente e corretto” - con cui può essere descritta la diversità del Movimento 5 stelle deve essere affidata a chi si assume la responsabilità di raccontare e commentare: non possono certamente essere considerate appropriate le definizioni pubblicitarie suggerite dai diretti interessati!

  • “Grillini” è una definizione “riduttiva e verticistica”?
    Sì, però… è 'vera'! Nel senso che descrive - sia pure con linguaggio evocativo - aspetti reali del Movimento 5 stelle. Quindi non è “scorretta” né “offensiva”.
    Grillo, infatti, non solo ha fondato il Movimento 5 stelle, ma è il proprietario del marchio (sì, proprio in senso tecnico), ha il potere di defenestrare gli oppositori (Tavolazzi, Favia, ecc.), ha scritto da sé il “non statuto” del movimento, impone – con il fido Casaleggio - il programma politico, comunica d’autorità i criteri per le candidature (gli aspiranti candidati sono scelti dagli iscritti esclusivamente sulla base del curriculum, senza bisogno di fornire alcuna indicazione sulle proprie idee programmatiche, evidentemente irrilevanti), ecc.

  • Grillo è il “megafono” al servizio del movimento e non il “leader”?
    Non parrebbe, per i motivi che abbiamo appena indicato. E sembra che allo stesso Grillo il ruolo di semplice “megafono”, suggerito dagli attivisti milanesi, stia stretto: nel Comunicato politico numero cinquantatre (senza accento sul numero, transeat; ma anche questa storia dei “comunicati politici” numerati, stile bollettini di guerra, è un po’ inquietante) si definisce… “capo politico”!

Insomma: se la qualità dell’informazione giornalistica, in generale, lascia spesso a desiderare, è anche vero che nel caso particolare del Movimento 5 stelle non troviamo particolare accanimento.


P.S.: Beppe Grillo non era – almeno ufficialmente - l’autore della velina. Va però evidenziato che il “leader”/“capo politico” del Movimento 5 stelle, ultimamente prontissimo nel tirare le orecchie agli “attivisti” che disattendono le sue direttive (divieto di presenza in tv, ecc.), non ha preso le distanze da questa iniziativa.



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