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Religione e società - Cattolici e politica
Da “Todi 1” a “Todi 2”: le formazioni sociali cattoliche tornano ad impegnarsi in politica? Stampa E-mail
L’area del centro e dell’associazionismo cattolico in fermento, dopo anni di basso profilo
      Scritto da Giovanni Martino
12/11/12
Ultimo Aggiornamento: 10/02/13

La "Seconda Repubblica" nasce sulle ceneri della Democrazia Cristiana.
Implosione di un partito troppo a lungo al potere, 'occupato' da apparati per i quali la gestione degli interessi era divenuta prevalente rispetto al progetto politico.
Ma anche realizzazione di un disegno esterno volto a contenere la presenza pubblica dei cattolici, puntando su un bipolarismo artefatto e funzionale a interessi di potere diversi.

I cattolici, negli ultimi vent’anni, non sono ovviamente spariti dalla scena politica. Sono stati presenti in diversi partiti, con un ruolo però eminentemente personale, quindi subalterno a scelte strategiche che appartenevano a gruppi di potere ed ideologie di segno diverso. È mancato, insomma, un “progetto politico” in cui fosse completa, coerente e riconoscibile l’ispirazione cristiana.

L’unico partito che ha cercato di farsi portavoce di un progetto politico in cui risuonasse l’eco dell’ispirazione cristiana, l’UDC, lo ha fatto in maniera che agli occhi degli elettori spesso non è risultata abbastanza convincente, anche perché schiacciato dalla logica bipolare.

Le organizzazioni del laicato cattolico, poi, si sono ritratte da ogni impegno “politico”. Non solo hanno rifuggito ogni forma di “collateralismo”, di sostegno diretto ad un partito (il che sarebbe effettivamente in contraddizione col loro ruolo); ma hanno anche evitato ogni pronunciamento e impegno chiari su temi politici (con l’eccezione, dei referendum sulla procreazione assistita e del Family day).

In ambito cattolico si è molto discusso sul fatto che la rappresentanza sociale e politica dei cattolici non possa essere ricondotta esclusivamente alle tradizionali organizzazioni associative. Ma il silenzio di queste organizzazioni, in ogni caso, è stato un dato eloquente di questa (auto)emarginazione dei cattolici dalla vita politica, solo parzialmente compensata da una “supplenza” dei vescovi (ulteriore dibattito è stato quello sul rapporto tra "disimpegno" dei laici e "supplenza" dei vescovi: l'uno effetto dell'altra o viceversa?).

In altro articolo abbiamo esposto le ragioni per cui un progetto di ispirazione cristiana, nonché un impegno diretto del laicato cattolico, sono esigenze attuali della vita pubblica, e non sono in nessun modo “superati” dalle esigenze della modernità e della laicità. Anzi.
E abbiamo riflettuto su quali siano le prospettive di impegno migliori.

Ciò che ci preme fotografare in questa sede, però, sono i segni di risveglio del laicato cattolico.

“Todi 1” è la denominazione giornalistica attribuita al convegno tenutosi il 16 e 17 ottobre 2011 nella cittadina umbra, organizzato dal “Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”  (che racchiude le realtà più importanti di questo settore: Cisl, Coldiretti, Confartigianato, Confcooperative, Movimento cristiano lavoratori, Acli, Compagnia delle Opere) e al quale parteciparono intellettuali tra i più prestigiosi. Il convegno si tenne a porte chiuse (a testimonianza del fatto che ci si confrontava su decisioni concrete), e una sessione vide anche la partecipazione del presidente della CEI, cardinal Bagnasco. Al termine del convegno emerse la volontà di proseguire in un cammino di maggior visibilità dei cattolici impegnati nel sociale, ma non ci fu accordo sulle forme da dare a questo impegno (un nuovo partito di ispirazione cristiana? Aperto ad altre culture? Con quali alleanze esterne? Oppure un gruppo di pressione politica coordinato?). Di rilevante ci fu la “sfiducia” al governo Berlusconi (che sarebbe caduto un mese dopo), mediante l’invocazione di una nuova fase politica di ampie intese (come realmente accadde).

A distanza di un anno, il 21 e 22 ottobre 2012, “Todi 2”. Il Forum si è riunito ancora, questa volta senza Bagnasco. Il convegno ha prodotto un manifesto programmatico, la cui ricaduta concreta deve ancora delinearsi con la sua nettezza.

Alcune linee di azione sembrano però emerse: la rinuncia a promuovere un nuovo partito di chiara ispirazione cristiana, una “nuova DC” (ritenendo che non vi siano le condizioni politiche, anche in considerazione della legge elettorale); l’impegno a sostenere una nuova forza politica che unisca le culture cattolica e laica di ispirazione liberale; il coinvolgimento di alcuni ministri del governo Monti (in primis, per l’area cattolica, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi); l’impegno a sollecitare il proseguimento dell’esperienza dell’attuale governo, quasi certamente nel quadro di un’alleanza elettorale con l’UDC di Pierferdinando Casini, la forza che ha sin qui presidiato l’area di centro; nessuna scelta di campo preventiva tra destra e sinistra.
(In realtà, alcune delle linee di azione descritte sono emerse a prezzo di dissensi interni, come spieghiamo nell'aggiornamento in calce all'articolo. Ndr)

Altri nodi erano restati in sospeso: un forza di centro che guarda più a sinistra (disponibilità ad accordi sulle riforme con un PD che si stacchi da Vendola, come avrebbero voluto Riccardi e Andrea Olivero, presidente delle ACLI) o più a destra (tentativo di ricompattare un fronte moderato comprendente un Pdl senza Berlusconi, come avrebbero voluto la CEI e organizzazioni come CL e Coldiretti)? 
Due novità hanno sciolto questo nodo: il ritorno in campo di Berlusconi, ripartito con la sua campagna di invettive e acrobazie verbali, ha chiuso ogni possibilità di recupero a destra; la "salita" in politica di Monti, poi, offre all'area centrista una grande forza aggiuntiva e un grande potenziale elettorale, che le consentono di confrontarsi senza sudditanza con la sinistra (la quale già comincia ad accusare mal di pancia).

L'ultimo nodo rimasto era quello delle modalità concrete per un impegno elettorale: coalizione? E in tal caso: confluenza in Italia Futura di Montezemolo (come avrebbero voluto Riccardi ed Olivero) o ulteriore lista autonoma (come richiedevano altri movimenti)?
Oppure lista unica "per Monti", comprendente anche Udc e Italia Futura?
Quest'ultimo nodo sarà sciolto al tavolo delle trattative tra tutte le forze facenti parte della coalizione, tenendo conto delle diverse esigenze da conciliare (messaggio elettorale, composizione delle liste, soglie di sbarramento, prospettive successive alle elezioni).

Insomma: il “motore” di una presenza attiva delle forze sociali cattoliche sembra essersi riacceso, sia pure accompagnato da grande prudenza della gerarchia cattolica (indecisa sugli scenari futuri e – va detto – “assorbita” anche da recenti problemi interni).

Resta da vedere se i responsabili delle associazioni coinvolte nel Forum, protagonisti senz’altro di una scelta coraggiosa (magari qualcuno avrebbe voluto ancor più coraggio, ma tant’è), sapranno portare sino in fondo e con convinzione la loro iniziativa; se sapranno coinvolgere i propri iscritti con un appello sincero e credibile; se sapranno raccordarsi con generosità, senza egoismi e rivalità, con tutte le forze – politiche e sociali - sane del Paese; se sapranno parlare a tutti quelli che vogliono un cambiamento non avventuristico, un rinnovamento la cui moralità sia rintracciabile anche nella serietà e limpidezza della proposta politica.

Sperando di non dover attendere altri vent’anni.


P.S.: Aggiornamento al 12-1-2013.

Alla resa dei conti, "Todi 2" non ha mantenuto tutte le sue promesse: il Forum delle associazioni promotrici si è in parte sfilacciato. L'area centrista ha attirato il maggior numero di adesioni, ma non sempre dei vertici associativi.
Le avvisaglie di una difficoltà rispetto ad un impegno forte e coeso si erano avute già poco prima del convegno dello scorso ottobre, quando si dimise il portavoce del Forum, Natale Forlani. Il quale, in un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera del 10 gennaio, spiega le ragioni di quel gesto: "Io insieme ad altri pensavamo che il Forum dovesse esercitare una, diciamo così, pressione prepolitica, e quindi essenzialmente di tipo culturale, in modo da permettere al mondo cattolico di contare effettivamente nelle scelte dei principali partiti. (...) Pochi giorni dopo Todi 2, qualcuno ha deciso di trasformare questa idea e questo progetto in un impegno diretto di tipo partitico e di allearsi per questo con Italia Futura e Montezemolo".
Il "qualcuno" evocato da Forlani sono indubbiamente Riccardi e Olivero. Il primo si è pronunciato il giorno dopo sullo stesso giornale. Alla giornalista che lo interrogava sulle divisioni nel Forum ha replicato: "Non si poteva pensare che l'esperienza di Todi potesse essere travasata direttamente in politica". Sulla stessa falsariga Olivero, su
Avvenire: "Non abbiamo mai preteso di essere 'i' rappresentanti di Todi".
Bisogna però rilevare che la tesi sostenuta da Forlani - associazioni cattoliche come gruppo di pressione "prepolitico" - era rimasta largamente minoritaria, non solo rispetto ai leader che avrebbero poi accelerato i tempi dell'accordo con Montezemolo. Nel convegno di "Todi 2", infatti, era sostanzialmente emersa la tesi di un impegno più diretto da parte dell'associazionismo cattolico, come avevamo evidenziato nel nostro articolo e come veniva confermato dalle dichiarazioni possibiliste di tutti i leader del Forum.
Il problema - ci sembra - è che non si è trovata compattezza nello sciogliere i "nodi rimasti in sospeso", cioè le modalità di questo impegno più diretto e riconoscibile.
Riccardi (col senno di poi?) sostiene che una compattezza in questa direzione era probabilmente impossibile. Ma è stata ricercata da tutti con la convinzione che avevamo invocato sul finire del nostro articolo? Oppure il ministro ha peccato di protagonismo, pretendendo di dettare la linea?
A questo punto è già possibile tirare un primo bilancio di questa esperienza.
Se guardiamo al bicchiere mezzo vuoto, si è trattato di un'occasione ancora mancata. Cattolici poco visibili, che forse continueranno a contare poco.
Se guardiamo al bicchiere mezzo pieno, è iniziato un cammino, con errori da cui si può trarre esperienza. Esiste un "centro" - l'area nella quale hanno scelto di impegnarsi la maggior parte dei "reduci" di Todi - che ha un peso maggiore di quello sin qui esercitato dalla sola Udc; e che quindi potrebbe contribuire a scardinare il bipolarismo attuale, basato sugli apparati di potere e non sui progetti, ripristinando le condizioni per un assetto in cui trovino spazio le proposte politiche basate su identità e contenuti chiari.



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