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Cittą e Quartieri - Notizie e Commenti
Neve a Roma: una "spruzzatina" che ha messo in crisi una capitale inefficiente? Stampa E-mail
Tra impreparazione vera e montature giornalistico-politiche
      Scritto da Giovanni Martino
05/03/12

Il mese di febbraio ha offerto uno spettacolo davvero raro per la capitale (non succedeva da oltre venticinque anni): due nevicate che hanno “attecchito” al suolo, mettendo in difficoltà trasporti e servizî. Comune e prefettura hanno ritenuto di disporre per alcuni giorni la chiusura di scuole e uffici pubblici.

I disagi subiti dalla città hanno scatenato polemiche – e facili ironie – sull’impreparazione dell’amministrazione capitolina e dei cittadini romani, che sarebbero stati colti dal panico e non avrebbero saputo affrontare un evento atmosferico che altrove è assai frequente.

Le cose sono davvero andate così?

Diciamo subito che la vicenda della nevicata sulla capitale si può riassumere in due grandi concetti:

1) l'evento è stato affrontato male da una città impreparata (amministrazione e cittadini).

2) ma bisogna aggiungere che, anche laddove vi fosse maggiore preparazione, i disagi da neve in una città come Roma sono inevitabili.

Partiamo da quest'ultimo concetto.

Molti si sono domandati, polemicamente, perché Roma debba essere considerata una città diversa dalle altre. Semplice: perché Roma è una città diversa dalle altre.

Roma è una metropoli di quasi tre milioni di abitanti. Considerati i non residenti, vivono sul suo territorio quasi in quattro milioni. Ha una superficie maggiore della somma di tutti gli altri maggiori capoluoghi italiani: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Palermo, Bari, Genova, Palermo, Firenze, Cagliari.

I meccanismi di una metropoli - trasporti, approvvigionamenti, servizî, ecc. - sono inevitabilmente più delicati di quelli di ogni altra città. Un evento (climatico e non) eccezionale ha effetti amplificati.

Il paragone, casomai, andrebbe fatto con altre metropoli mondiali.
A dire il vero, anche in questi casi il confronto sarebbe probabilmente perdente per Roma. Colpa della "pigrizia", dei "piagnistei" e della disorganizzazione romana?
No. Colpa, essenzialmente, dell'assenza di un'efficiente rete di trasporto pubblico su rotaia (metropolitana).

A Roma solo il 22% dei cittadini usa il trasporto pubblico, e di questi solo il 26% (il 5% dei trasporti totali) usa la metropolitana (che ha solo due linee) e i tram.
Si badi bene: i mezzi pubblici esistenti sono sempre strapieni; i Romani usano l'automobile perché non hanno alternative.

Il che significa che ogni giorno a Roma circola oltre un milione di automobili (oltre a decine di migliaia di motorini), su strade strette e con molti saliscendi (micidiali in caso di neve e ghiaccio).
Il traffico è sempre molto intenso, diviene caotico in caso di pioggia. Basta un piccolo granello di sabbia per inceppare il delicato meccanismo. Qualsiasi ingegnere del traffico potrebbe spiegare che ogni rallentamento ha ripercussioni tanto maggiori - fino al blocco - quanto più una fila è lunga.

Insomma: anche una nevicata modesta (ma non irrisoria: 20/30 cm sono più che sufficienti per creare ghiaccio sul manto stradale, per cui risparmiamoci le facili ironie sulla "spruzzatina"), in una metropoli senza una vera rete di trasporto pubblico su ferro, comporterebbe sempre gravi disagi. Anche se gli abitanti fossero infaticabili e preparatissimi bergamaschi, londinesi o berlinesi.

Quanto sopra dovrebbe indurci almeno ad evitare giudizi sommarî e supponenti, che si sovrappongono a ormai triti luoghi comuni campanilistici.


Dicevamo anche, inizialmente, che alle difficoltà oggettive e inevitabili si sono sommate le inefficienze di una parte dei cittadini romani.

La più grave di tutte sembrerebbe quella di non aver costruito, nei decenni, la rete metropolitana che sola può dare soluzione ai problemi del traffico (anche senza neve).
Le colpe, però, non sono solo dei Romani: le grandi opere vengono finanziate dallo Stato.
Non entriamo nella polemica sull'opportunità di investire soldi pubblici in opere che possono comportare sprechi, ecc. Limitiamoci a fotografare un dato di fatto: le grandi opere, in tutto il mondo (e anche in Italia: alta velocità, passante di Mestre, Mose, variante di valico sull'Appennino, Expo 2015, ecc.) si fanno con importanti quote di finanziamento statale.

Tornando alla nevicata, e agli altri "capi d'imputazione" (per i quali alcune "condanne" possono essere certamente emesse):

- "I Romani non sono abituati a spalare la neve". È vero. Se capiterà più spesso, si abitueranno.

- "Autobus e taxi non erano attrezzati". Questa è stata la pecca più grave. È vero che in una città bloccata anche i mezzi pubblici su gomma attrezzati non si possono muovere; ma è vero che solo se sono attrezzati si può pensare di indurre i cittadini a restarsene a casa senza paralizzare la città.

- "Mancavano gli spalaneve". Ne servivano certo di più, anche se non è pensabile tenere in efficienza centinaia di spalaneve desinati ad essere usati ogni 25 anni. Questo sì sarebbe uno spreco di denaro pubblico.

- "Le automobili private non avevano le gomme termiche". Probabilmente si può suggerire di portare sempre le catene a bordo (una spesa e una "scocciatura" accettabile anche per un evento che si verifica ad ogni Giubileo). Ma è sensato suggerire (o addirittura imporre con ordinanza) un uso generale delle gomme termiche in una città in cui le temperature medie minime invernali variano da 2,7° a 5° e le massime da 11,8° a 15,2°?

In ogni caso, anche con mezzi pubblici attrezzati e spalaneve non sarebbe possibile affrontare un'emergenza con un milione di veicoli in strada (anzi di più, perché in caso di neve non possono più circolare i motorini); neanche se questi veicoli fossero tutti dotati di catene o gomme termiche. L'unica soluzione ragionevole, in casi eccezionali, è di impedire che le strade siano occupate da chi non ne abbia l'assoluta necessità. L'ordinanza di chiusura di scuole e uffici è un provvedimento di ordine pubblico, non un favore ai "pigri" abitanti della capitale.

- "La giunta Alemanno si è mossa male". Il sindaco ha sbagliato molte cose: ha sottovalutato la prima precipitazione nevosa, scaricando le responsabilità sulle previsioni imprecise fornitegli dalla Protezione civile (ma le previsioni del tempo sono per loro natura imprecise…); ha cercato di spostare l’attenzione dalle inefficienze, innescando polemiche francamente eccessive (con una sovraesposizione televisiva); ha poi ecceduto in prudenza il venerdì della settimana successiva, “imponendo” al prefetto una chiusura degli uffici che in quel caso si poteva evitare (le previsioni meteorologiche erano più ottimistiche; anche se – potrebbe rispondere Alemanno – vatti a fidare delle previsioni…).
Ciò detto, le critiche al sindaco di Roma sono state spesso qualunquiste e strumentali (in Italia la battaglia politica non si lascia sfuggire nessuna occasione). Lo si è accusato al tempo stesso di una cosa (sottovalutazione del problema) e del suo contrario (allarmismo). Si è preteso che una gestione attenta dell’evento potesse consentire alla città di affrontarlo con naturalezza, mentre ciò – come abbiamo cercato di spiegare -  non è possibile.  Molte lamentale sembravano del tipo: “nevica, sindaco ladro!”.

Ciò che ha scandalizzato molti, soprattutto al di fuori della Capitale, è stato il clamore dei media sulla nevicata romana, quasi che ciò dovesse sminuire emergenze ancor più gravi in altre regioni.

Eppure, a ben vedere, nella capitale non si sono verificate situazioni tali da suscitare tanto clamore: non si sono viste scene di panico, gli scaffali dei supermercati non si sono svuotati, non ci sono state disperate richieste d’aiuto (casomai lamentele un po' esagerate e abilmente sollecitate dai giornalisti).

Il clamore dei media non è stato dettato dalla premura di tranquillizzare i Romani ansiosi (ad alcuni l’ansia sarà venuta proprio guardando i notiziarî!), ma solo dal desiderio di fare notizia con un evento fuori dall'usuale e, anche, di fare ironia sull'impreparazione – vera e presunta - della città.
E magari si è aggiunta una dose di mai sopita insofferenza verso il ruolo di Roma capitale.
I Romani sono stati "vittime" di questa informazione, non beneficiarî.



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