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Notizie - Attualità e Costume
La leggenda metropolitana della "Chiesa che non paga l’ICI" Stampa E-mail
Verità deformate e panzane ripetute (anche da fonti ‘autorevoli’)
      Scritto da Giovanni Martino
12/12/11
Un immobile della Chiesa esente dall'ICI: la mensa Caritas di Colle Oppio a Roma (concorrenza sleale ai ristoranti?)
Un immobile della Chiesa esente dall'ICI: la mensa Caritas di Colle Oppio a Roma (concorrenza sleale ai ristoranti?)
C’è la crisi? Facciamola pagare al Vaticano con i suoi “tesori” e “privilegi”!

Potrebbe sembrare la battutaccia di un umorismo anticlericale che si spera sorpassato.
E invece sembra diventata la nuova parola d’ordine di una campagna ben orchestrata dai soliti ambienti anticlericali, cavalcata da esponenti politici di diversa estrazione (attenzione: anche di destra…), diffusa da molti media ‘autorevoli’, rilanciata da blog e social network in cui si danno sfogo risentimenti e si diffondono luoghi comuni.

È interessante mettere a fuoco i protagonisti di questa campagna di disinformazione, e capire bene quali siano le motivazioni che li spingono e gli obiettivi che si prefiggono.

Ma, prima ancora, è necessario ristabilire – nel nostro piccolo – i contenuti di una corretta informazione.
È vero che le organizzazioni cattoliche fruiscono - come vedremo - di alcune agevolazioni in materia di imposte, e di pagamento di imposte sugli immobili (ICI, la futura IMU) in particolare.
Si tratta però di agevolazioni comuni a tutto il mondo del non profit, concesse solo per attività non commerciali.
Non è vero, quindi, che la Chiesa cattolica goda di “privilegi” particolari o che in assoluto non paghi l’ICI (come invece vogliono fare intendere certe campagne di “indignazione” del tutto fuori posto).

Nei giorni scorsi i vertici della Chiesa, quando hanno parlato della possibilità di “esaminare la questione”, non intendevano ammettere il godimento di (inesistenti) privilegi, ma molto semplicemente manifestare la disponibilità a verificare se sono opportune chiarificazioni normative che prevengano eventuali abusi.

Tra i grandi organi di informazione solo quelli più vicini alla Chiesa, soprattutto il quotidiano della CEI Avvenire, si sono preoccupati di verificare fatti e circostanze.
Dovere d’ufficio? Forse semplice deontologia professionale.

Quasi tutti gli altri media (anche quelli che in passato hanno mostrato sostegno a posizioni della Chiesa) si sono in diversa misura esercitati in un’opera di disinformazione, sparando cifre a casaccio sul patrimonio immobiliare della Chiesa e sulle mancate entrate per lo Stato dovute alle esenzioni.
Tutt’al più questi media si sono degnati di segnalare che la Chiesa nega di godere privilegi: come se si trattasse di dare conto di diverse opinioni sull’argomento, e non fosse invece dovere di un organo di informazione ricostruire la verità dei fatti!


Come stanno davvero le cose

L’art. 7 del d. lgs. 504/92 (istitutivo dell’ICI) così recita: “Sono esenti dall’imposta (…) gli immobili utilizzati dai soggetti di cui all'articolo 87, comma 1, lettera c), del testo unico delle imposte sui redditi [cioè gli “enti non commerciali”, ndr], (…) destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all'articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222 [cioè le attività di religione o di culto, ndr]”.

Per godere delle esenzioni dall’ICI, in sostanza, serve il concorso di due condizioni: la natura di ente non commerciale e l’uso esclusivo dell’immobile a fini non commerciali.

Pertanto:

1) La Chiesa cattolica e gli enti religiosi cattolici non godono di esenzioni particolari, ma delle stesse esenzioni di cui godono tutte le confessioni religiose che hanno intese con lo Stato (valdesi, ebrei, avventisti, evangelici, luterani, ecc.) e tutti gli enti non profit: organizzazioni di volontariato, onlus e associazioni di promozione sociale (nel campo dell'assistenza, della cultura, della tutela ambientale, ecc.), ong, associazioni sportive dilettantistiche, fondazioni, pro-loco, enti pubblici territoriali, aziende sanitarie, istituti previdenziali.

2) La Chiesa cattolica, le organizzazioni a carattere religioso e gli enti non profit beneficiano dell’esenzione ICI solo per quegli immobili destinati unicamente ad attività di rilevante valore sociale (a partire dal 2004, a seguito di una sentenza della Cassazione e di una serie di norme interpretative, poi applicate con la circolare del Ministero delle Finanze n. 2 del 2009, è stato aggiunto il requisito che tali attività siano svolte in maniera “non esclusivamente commerciale”).

Gli immobili dove vengono condotte – anche solo in alcuni locali – attività esclusivamente commerciali pagano interamente l’imposta. Non è vero, quindi, che “basta mettere una cappellina in un albergo per ottenere l’esenzione”.
Tant’è che a Roma - ricorda Giuseppe Dalla Torre, presidente dell’autorità di informazione finanziaria della Santa Sede  - “uno dei maggiori contribuenti dell’Ici è il Vaticano attraverso la Congregazione di Propaganda Fide”. 

Chi parla di “privilegi” della Chiesa, quindi, farebbe bene a informarsi. O a far bene – e onestamente – il proprio mestiere, se è un operatore dell’informazione.

Eliminare le esenzioni solo per la Chiesa è evidentemente anticostituzionale, oltre che liberticida, visto che – come recita l’art.20 della nostra Carta – “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività”. Negare un’esenzione concessa ad altre organizzazioni similari sarebbe uno “speciale gravame”.

Chi volesse fare un dispetto alla Chiesa dovrebbe piuttosto eliminare le esenzioni per tutti gli enti religiosi (di qualsiasi confessione) e non profit: ipotesi che appare semplicemente assurda e autolesionista, considerato che questi enti svolgono attività di promozione sociale che hanno un valore ben maggiore delle esenzioni di cui godono, grazie anche al fatto che si basano su una larga componente di volontariato (oppure, per fare l’esempio di servizî convenzionati: negli ospedali religiosi si trova il 25% dei posti letto di Roma, però questi pesano solo per il 6,6% del bilancio sanitario regionale…).

Ma si sa: “Quos Deus perdere vult dementat prius”; il livore antireligioso fa perdere la ragione.

Altra questione è verificare se esistano enti – religiosi e non – che eludono l’imposta, mascherando attività commerciali (ad esempio ostelli e case d’accoglienza che ospitino turisti con ricettività di tipo alberghiero).
In questo caso, si tratta di reprimere gli abusi con una corretta azione di vigilanza amministrativa; se necessario, anche con disposizioni regolamentari chiarificatrici, considerato peraltro che l’ICI/IMU è un’imposta comunale e quindi le modalità applicative possono variare da Comune a Comune.
Nuove disposizioni regolamentari potrebbero anche restringere le fattispecie di esenzione, con tutta la prudenza che questo tipo di interventi richiede; ma quello di cui non c’è proprio bisogno sono le campagne ideologiche.


I protagonisti della campagna anticlericale

Ricordavamo inizialmente come sia interessante mettere a fuoco i protagonisti di questa campagna di disinformazione, comprenderne motivazioni e obiettivi.

In prima fila, ovviamente, troviamo anticlericali e laicisti d’antan, per lo più di sinistra, che non perdono occasione di sferrare attacchi alla Chiesa, colpevole di “ingerenza”, cioè di infastidire i loro disegni con il suo magistero morale.

Ultimamente – sorpresa – si sono però aggiunti esponenti politici del Pdl (Verdini, Polverini, Romani, Giammanco, Rampelli, Beccalossi, De Girolamo, Mottola; Berlusconi ha lasciato sul tema “libertà di coscienza”…) e organi di informazione della destra (apertamente Libero, in maniera più soft il Giornale). Sono gli stessi che in passato avevano difeso a spada tratta le prerogative della Chiesa; ed oggi le rimproverano, sottovoce, di non aver difeso con sufficiente convinzione l’ex premier Berlusconi.
Insomma, questi protagonisti della vita pubblica sembrano non agire per convinzione, ma nella speranza di trarre benefici politici (non sono i soli, eh). E si sorprendono se la Chiesa – che pure è ovviamente attenta a tutelare i propri diritti - non fa altrettanto. 



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