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Libri - Recensioni e Profili
"Frammenti di grazia" Stampa E-mail
Scoprire che la bellezza della vita è accogliere – e non 'conquistare' - la grazia
      Scritto da Gabriele Vecchione
19/09/11

Giacomo Cardinali e Francesco Panizzoli
Frammenti di grazia 
ed. Lateran University Press (Pontificia Univ. Lateranense), Roma 2011
11 euro, pp. 114


Questo libro, nello stile di una nuova lettera ai Galati, racconta con brevi “frammenti”, che vanno ben assaporati, la bellezza e la soavità della vita che è toccata da Gesù e che è vissuta con lui, descrivendo la liberazione che è felice di donarci, non per le opere nostre, ma per pura e amorosa grazia:  “La grazia è come un suono di corno, una esultanza cosmica, che annuncia la liberazione dopo cinquanta anni di schiavitù. Libertà e riscatto della tua esistenza: senza preavviso e senza motivazioni. Improvvisamente libero, conquistato. Ancor prima che tu possa accettare o rifiutare la proposta. Riscattato per amore”.

Per salvarsi non è sufficiente - e forse neanche richiesto - il dovere; così l’impegno, magari in qualche gruppo o comitato ecclesiale. Il Cristianesimo non è un galateo o moralità-per-la-moralità; il senso del peccato non è senso di colpa. La volontà di Dio non è ineffabile e non annichila l’uomo, come fosse ripiego del fallimento dei suoi progetti e magari si servisse di sofferenze e mali per affermarsi. Dio non ce lo s’ingrazia, essendo già ben disposto verso di noi, più di quanto noi lo siamo per lui; non è detto che i buoni si salvino e i cattivi si dannino (se pure è possibile incollare tali etichette), poiché a Dio piace sparigliare queste categorie umane. Dio è Padre e vuole per noi tutto il bene. Tutto ciò, ribadito dagli autori, appare un 25 aprile (ça va sans dire spoliticizzato) di quello che nel cristianesimo era divenuto, non per imperizia propria ma dei cristiani: opprimente, falso, antropomorfo.

Il quinto “frammento”, intitolato con una citazione del Vangelo di Luca - “Non le sarà dato alcun segno”, andrebbe letto nelle scuole e nelle autogestioni:

“Nei fatti e nelle cose che accadono non c’è nessuna volontà fatalistica da cercare. Tutto quello che aveva da dire Dio l’ha detto con un solo segno, rispetto al quale non c’è nulla da aggiungere: il segno di Giona… anticipazione di Colui che, dopo tre giorni nelle viscere della morte, risorse vittorioso. Ma cosa significa questo per te che sei alla ricerca di Dio? Significa che Lo troverai e Lo riconoscerai ogni qual volta che da un tuo sepolcro risorgerai. Ogni qual volta ti ritroverai libero, guarito, salvato, protetto… da una ferita che faceva male. Lo si trova sempre in una situazione crocifissa, in cui non c’è nulla di magico o sensazionale da invocare (come istintivamente vorremmo): Egli è lì a condividere e a trasformare la tua supplica in amore e vita per l’anima tua”.


Non esiste negli eventi della vita una teofania angosciante non rispettosa della libertà; piuttosto negli stessi eventi Dio ci custodisce, ci cura, ci conduce alla “vita in abbondanza” (Gv 10,10), pensando e suscitando nell’anima propositi meravigliosi. Dio ci ama per primo, ci ha scelti desideroso di schiacciare il nostro peccato con un masso sepolcrale, è nostro prossimo e la sua volontà è il compimento dell’esistenza. Nella passione del Figlio ci ha mostrato che il suo amore è “fino alla fine” non in senso cronologico, ma in senso intensivo: non poteva essere maggiore.

Frammenti di grazia – apprezzabile e generoso tentativo d’accompagnare il semino alla possanza di un albero -  non indica un benessere da raggiungere o un prodotto da consumare, ma, rivolgendosi ad un tu generico, dice al lettore che Egli è qui, ha sete di noi e continua nella e attraverso la Chiesa e i suoi sacramenti a comunicarci la sua passione per noi.

Così, riscattati per amore, potremo affidargli i nostri giorni.



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