Quando abbiamo pubblicato quest'articolo, nel gennaio 2011, la storia di Monique iniziava a fare il giro del mondo. A distanza di oltre un anno, una serie di testimonianze hanno fatto emergere che la ragazza aveva raccontato una serie di bugie (come spieghiamo in calce all'articolo già pubblicato): una storia di disagio pisicologico ancor prima che di disabilità fisica. Una storia che resta in ogni caso interessante...
Questa è la storia di Monique van der Vorst, olandese di 26 anni, atleta paraolimpica che dopo 13 anni di handicap ha riacquistato l’uso degli arti inferiori.
Monique nell’età dello sviluppo è rimasta paralizzata ad entrambe le gambe, a causa di un operazione mal riuscita in seguito ad un incidente d’auto. L’impossibilità di stare in piedi, di camminare, non le ha precluso di imparare a muoversi con una carrozzella, guidare e fare sport.
Per lei, promettente giocatrice di hockey su prato, amante della vita, quella di partecipare alle competizioni per diversamente abili è stata una scelta naturale.
Quindi si è concentrata su quello che sapeva fare meglio: correre con la handbike (o handcycle), la bici azionata a mano.
Dopo duri allenamenti, nel 2000 Monique partecipa alla sua prima gara. E vince, da esordiente.
Nel giro di un anno inizia ad ottenere molti successi e nel 2002 conquista il campionato mondiale di corsa su strada, in Germania.
Grazie al sostegno economico dello sponsor Ivacare, il più grande produttore di handcycle, Monique testa prototipi per migliorare la qualità di questo sport.
Nella stagione successiva riesce a sviluppare una nuova posizione che consente al ciclista di fissare la parte inferiore delle gambe sotto il sedile, perciò denominata “ginocchio a sedere”; i risultati nei test dimostrano come questa posizione consenta all’atleta di generare più forza.
La van der Vorst si abitua subito alla novità, tanto che nel 2004 diventa campionessa del mondo per la seconda volta, in Svizzera. Il “ginocchio a sedere” è un successo assoluto, grandissimo.
Ma a maggio del 2007 un incidente stradale costringe Monique a perdere sei mesi prima di tornare in pista. Giusto in tempo per mantenere la sua candidatura per i Giochi paraolimpici di Pechino, dove non delude: conquista due medaglie d’argento proprio con la handbike.
Il destino, però, volta di nuovo le spalle alla giovane atleta.
Un ennesimo incidente stradale, questa volta mentre si allena a Tampa, negli USA, la costringe ad una lunga riabilitazione in ospedale.
La van der Vorst non molla, resiste e svolgendo un programma di recupero intenso dimostra che “ciò che non ti uccide non può che renderti più forte” (è la scritta di benvenuto sulla pagina iniziale del suo sito).
Ritorna nel 2009. Partecipa ai campionati Nazionali di handbike dominando tutti gli eventi.
Poi una nuova avventura la porta a cimentarsi nel Triathlon.
Si qualifica per i Campionati del Mondo Ironman alle Hawaii, dove compie l’impresa stravincendo la pesantissima gara di triathlon per disabili: 4 km di nuoto, 180 di handbike e la maratona con la carrozzella in 11h 10’ 13’’. Battuti anche gli uomini.
Sulla scia dei suoi successi, Monique svolge un ruolo importante come testimonial di campagne che hanno il compito di avvicinare la gente portatrice di handicap, sensibilizzandola a guardare la capacità e non la disabilità. E di far capire l’importanza di essere ottimisti nella vita. Pertanto, dà dimostrazioni di handcycling in centri di riabilitazione, per mostrare alla gente l'importanza dello sport, anche quando si ha una disabilità fisica.
Per tutto questo viene scelta come Atleta disabile dell’anno 2009 nel National Sports Gala.
L’anno seguente Monique lo inizia alla grande. E’ in ottima forma, vince le maratone di Miami e di Melbourne.
Ma la sfortuna colpisce nuovamente la giovane atleta durante un allenamento: a Maiorca viene travolta da un altro ciclista. Uno shock: la fine della preparazione per Londra 2012, un lungo periodo di degenza ospedaliera.
Ma stavolta il fato rende quello che si era preso prima…
Nel periodo di riposo succede qualcosa; Monique inizia ad avere sensibilità alle gambe. Un brivido attraversa la ragazza, si riaccende in lei la fiammella, forse c’è una possibilità.
Giornate lunghissime a fare un passo e cadere.
Poi la svolta. Il giorno del suo 26esimo compleanno annuncia: “Posso camminare di nuovo!”
Emozionante, per i medici è inspiegabile.
Ma stavolta, di fronte alle zone d’ombra della scienza, Monique piange di gioia.
Questa è Monique van der Vorst.
Ha vinto 2 medaglie d'argento ai Giochi Paraolimpici di Pechino, 3 volte il titolo di campione del mondo, 6 volte campionessa europea, 8 titoli nazionali di corsa su strada e 2 a cronometro. Ha dominato la classifica generale per l'EHC (concorso Europeo Handcycling) per 5 anni consecutivi, trionfando in quasi tutte le gare in cui ha partecipato, a livello nazionale e internazionale. La van der Vorst ha vinto anche il Campionato del Mondo Ironman nel 2009.
Ora i suoi obiettivi cambiano. Inizia una nuova sfida, lunga e faticosa.
Intanto il prossimo 20 marzo correrà alla maratona di Roma (a piedi!) nella prova non competitiva di 4 Km, e sarà una grande emozione per lei che, innamorata della vita, non ha mai rinunciato a cercare le opportunità per portarla ad un più alto livello possibile.
E poi?
Da una donna così ci si può aspettare di tutto!!!
Per Monique inizia una nuova vita, la terza, ed in questa non vuole sognare, ma correre, con le sue gambe.
To be continued…
P.S.: Nel concludere il nostro articolo con un "La storia continua..." forse eravamo stati profetici...
Come dicevamo inizialmente, a distanza di un anno dalla diffusione della notizia è venuto a galla che la bella olandesina aveva mentito sulla sua invalidità!
Dopo che la sua storia era salita alla ribalta delle cronache, infatti, una serie di testimoni si sono fatti avanti per attestare che la giovane camminava anche prima dell'incidente "miracoloso" del marzo 2010 a Maiorca.
Finché, nel marzo 2012, la giovane confessa: "Il medico che cura la mia riabilitazione mi paragona ad una macchina. Il motore non era rotto, ma non sapevo più come ripartire. (...) Non ero consapevole (!) del fatto che già in precedenza stavo spesso sulle mie gambe. Non avrei mai dovuto finire sui media".
Insomma: questa ragazza, dopo il primo incidente, ha sofferto per anni di disturbi psicologici e di ansia che le impedivano di recuperare pienamente l'uso delle gambe. L'handbike è stato probabilmente uno sprone importante per guarire da questo problema. Sennonché, quando ha ricominciato a camminare correttamente, si è fatta prendere dalla paura di perdere la popolarità guadagnata come campionessa paraolimpica, e ha inventato la storia del "miracolo"...
L'augurio è che la sua guarigione possa essere davvero completa, anche dal punto di vista della maturazione umana e della capacità di affrontare serenamente la vita di ogni giorno. Anche senza un'inutile popolarità.