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Cinema - Recensioni e Profili
"Il concerto" Stampa E-mail
Un film dal gran finale
      Scritto da Simone Arseni
18/10/10

Il concerto  
di Radu Mihaileanu
Francia-Italia-Romania-Belgio, 2009


Il concerto è l’ultimo film di Radu Mihaileanu. Uscito nelle sale italiane il 5 febbraio 2010, sembra aver calamitato su di sé gli apprezzamenti della critica e del pubblico.

Il film, effettivamente, è piacevole, una commedia intelligente ambientata nella Russia contemporanea, vecchia ereditiera di una situazione politica e sociale affossata da decenni di malgoverno comunista.

La trama non si sviluppa in maniera lineare. La prima scena del film si apre sulla vita di Andrei Filipov, ex direttore dell’orchestra Bolshoi, la più rinomata dell’intera Unione Sovietica negli anni '80. Oppostosi con fermezza alla politica antisemita di Breznev (allora segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica), egli era stato umiliato e costretto a svolgere la mansione di uomo delle pulizie proprio al teatro che lo aveva visto trionfare come direttore d’orchestra. I suoi fedeli musicisti erano stati licenziati e costretti ad arrangiarsi in un ambiente decisamente poco ospitale.

Tuttavia, a trent’anni dal suo ultimo concerto (brutalmente interrotto da un emissario del partito), Andrei Filipov trova sulla sua strada la grande occasione per il riscatto. Attraverso un ardito inganno sottrae l’invito che il Théâtre du Châtelet di Parigi aveva rivolto all’orchestra Bolshoi tramite un telegramma, e decide di presentarsi con i vecchi membri per finire il concerto interrotto trent’anni prima. E così percorre in lungo e in largo la città alla cerca di vecchi e nuovi componenti: zingari e vecchi sbandati, uomini barbuti e commercianti ebrei. Tutti, per quanto singolari, uniti da un grande talento e dalla passione per la musica classica.

Le avventure non mancano e fanno sorridere. Ciò che più diverte è il carattere dei singoli personaggi, decisamente accentuato nella goffaggine, ma che non per questo perde di credibilità. Il regista sembra scherzare con loro, creandogli attorno un ambiente surreale, vicende imprevedibili, atmosfere ispirate ai film di Kusturica, nelle quali caos e fanfare, musiche e ritmo scenico contribuiscono al divertimento.

Qualche caduta di stile laddove i ritmi si smorzano e i dialoghi pretendono di farsi seri. Il risultato non è brillante e si sforano i confini del retorico, del lirico, del già ascoltato. Mihaileanu prova a creare un equilibrio gradevole tra la commedia e il dramma, la frivolezza e la profondità dei dialoghi; eppure, delle due parti, decisamente meno scontata è quella comica.

La scena finale, invece, commuove davvero, sia per le musiche del Concerto per violino e orchestra in Re maggiore, Opera 35, di Tchaikovsky, sia grazie alla bravura degli attori. La produzione ha voluto unire alcune dei nomi più noti del cinema russo e di quello francese e il risultato premia questa scelta. La carica espressiva dei loro sguardi, unita al montaggio davvero esemplare di Ludovich Troch, rende il finale davvero prezioso.

Tra gli altri, c’è un interrogativo cui il regista sembra voler rispondere: cosa ha lasciato il comunismo nell’animo delle persone? A questa domanda Radu risponde in maniera ironica ma secca: la povertà materiale si spesso è tradotta in un senso di costrizione, di incapacità ad esprimere le proprie potenzialità e le proprie aspirazioni; nonché in un bisogno provinciale di lusso, di ricchezza, anche - non appena ve ne sia la possibilità - attraverso l’inganno e la corruzione, il tranello, la corruzione.

Nel panorama cinematografico attuale, Il concerto è un film che, pur non essendo eccezionale, risulta godibile.



Giudizio Utente: / 4

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