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Focus TV - Notizie e commenti
Quando la pubblicità rende antipatico un marchio... Stampa E-mail
La Renault sceglie la strada degli spot contro la famiglia
      Scritto da Giovanni Martino
12/07/10
I papà invidiosi dell'uomo-Clio e della sua bella ragazza
I papà invidiosi dell'uomo-Clio e della sua bella ragazza
Ricordiamo con piacere il bello spot che accompagnò, nel 1994, il lancio della Renault Laguna: l’uomo al volante aveva come passeggero la moglie incinta, e le immagini facevano vedere l’espressione estasiata del feto che si godeva un viaggio comodo e silenzioso.
Uno spot delicato e – ci sembra – ricco di positività.

Ma le politiche commerciali non sono sempre le stesse.

A volte, per distinguersi dalla concorrenza, si scelgono pubblicità pensate per provocare e far discutere.
Il fatto che possano trasmettere messaggi negativi è secondario; l’importante sembra essere che gli spot restino impressi, per un verso o per l’altro, nella memoria dello spettatore.

Per la Renault quello spot della Laguna sembra una felice eccezione, perché la casa francese preferisce la strada della provocazione, e ama in particolare quella contro la famiglia.

1993, Renault 19. Un uomo si sposa ben quattro volte (esagerati!), ma si reca alle cerimonie sempre con la stessa automobile.
Insomma: cambiar moglie è un attività - come sappiamo - completamente indolore, senza strascichi economici o traumi affettivi, né per i coniugi né per i figli. In ogni caso, è certo più facile che cambiar macchina.
O forse si voleva enfatizzare come valore la fedeltà all’automobile…

Nel 2009 si riparte con una nuova serie di pubblicità "a tema", curate dalla società Publicis.

2009, New Scénic. Lo spot ricicla in gran parte l’idea di sedici anni prima, presentando un uomo che porta a spasso sorridente i figli nati da tre matrimoni diversi e un’avventura.
Recita il claim: “New Renault Scénic. Facciamo posto a tutte le famiglie”.
Ancora, tutto facile: basta avere la Scénic!

Il Responsabile della Comunicazione Renault, Andrea Baracco, di fronte alle proteste dell'arcivescovo di Bologna, ebbe modo di dichiarare con noncuranza (o forse supponenza): "Siamo spiacenti di aver urtato la sensibilità dell'arcivescovo, ma lo spot fotografa la realtà delle famiglie allargate e genitori separati".
Il punto è proprio questo: lo spot non fotografa la realtà, anche se vorrebbe lasciarlo intendere: non esistono famiglie allargate basate su quattro matrimoni; e non esistono casi in cui rotture familiari siano ricomposte in allegria e spensieratezza (sono già rari i casi in cui le ferite si rimarginano faticosamente). Disegnare scenarî drammatici come se fossero rosei significa lanciare messaggi irresponsabili, anche perché sappiamo che la pubblicità contribuisce a creare il costume.

2009, Scénic Xmod. Nello spot una ragazza contempla la vetrina di un negozio di articoli per la prima infanzia e si rivolge al suo fidanzato: “Lo sai che cosa mi piacerebbe?” Il giovane cambia espressione: sguardo terrorizzato, brivido lungo la schiena: questa non vorrà mica un figlio? Ma la ragazza rompe l’incanto: “Le scarpe della commessa!” Sollievo del fidanzato.
Il claim: “Renault Scenic Xmod. Tutto il resto può aspettare”. Anche i figli, figuriamoci (salvo ricorrere angosciati, a quarant’anni, ad inseminazioni artificiali, bombardamenti ormonali, ecc.).

2009, Nuova Twingo. Due versioni della pubblicità.
Nel primo spot, un ragazzo in giro di notte con gli amici sorprende il padre vestito da drag queen...e gli chiede di essere messo in lista per assistere allo spettacolo!
Nel secondo spot, una madre vede per caso un manifesto che pubblicizza uno spettacolo in cui la figlia si esibisce come spogliarellista e... le fa i complimenti per il nuovo lavoro!
Il claim: “Vivi il tuo tempo. Vivi Twingo". I nostri tempi secondo Renault... 
(Va bene il dialogo tra generazioni, il desiderio di non drammatizzare scelte controverse... ma un superficiale "lasciar correre" è vero dialogo o assenza di dialogo?)

2010, Nuova Clio. Lo spot presenta una serie di uomini che aspettano, con la loro auto, l’uscita da una scuola elementare. Arrivano infine i bimbi festanti, che corrono incontro ai loro papà. Uno di questi uomini, quello con la Clio, non aspettava però l’uscita del figlio, ma della bella maestra.

Tra tutti, questo è forse lo spot più triste.
La cosa che ci è apparsa davvero sgradevole, infatti, è lo sguardo degli altri uomini quando vedono la maestrina (davvero bella, non c’è che dire…) tra le braccia dell’uomo-Clio: sembrano tutti divenire verdi d’invidia.
Il claim: “Renault Clio. Dalla vita aspettati di più”.

A noi viene da domandarci: ma quei papà i loro bambini li hanno trovati sotto i cavoli o li hanno concepiti abbracciando – a loro volta - una maestrina/segretaria/dottoressa/casalinga/archeologa?
E chi “si aspetta di più dalla vita”: chi si limita alle effusioni amorose, o chi ne fa conseguire la gioia impagabile dei figli?

Insomma: viene banalizzata la famiglia e vengono piuttosto esaltati i desiderî, come idoli che si possono facilmente soddisfare senza responsabilità.
Ma a noi questi pubblicitarî che scelgono la provocazione per indurre agli acquisiti - e i vertici della casa che ne approvano le campagne - ‘provocano’… l’effetto contrario!


P.S.: abbiamo anche esempi recenti di ditte capaci di commissionare spot simpatici e intelligenti che valorizzano la famiglia...



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