PRIMA PAGINA
faq
Mappa del sito
Temi caldi
Temi caldi
Notizie
Attualitą
Politica
Economia
In Europa
Nel Mondo
Contrappunti
Intorno a noi
Cittą e Quartieri
La Regione
Religione
Notizie e commenti
Cattolici e politica
Documenti ecclesiali
Link utili
Cultura
Libri
Cinema
Musica
Fumetti e Cartoni
Teatro
Arte ed eventi
Storia
Scienze e natura
Rubriche
Focus TV
Sport
Mangiar bene
Salute
Amore e Psiche
Soldi
Diritti
Viaggi e motori
Tecnologia
Buonumore
Login Utente
Username

Password

Ricordami
Dimenticata la password?
Indicizzazione
Convenzioni


Lettere - Al Direttore
Gestori dell'acqua privati? Attenzione ai furbetti Stampa E-mail
03/05/10

articolo di riferimento: Privatizzare l'acqua?

Gentile direttore,

leggo il Suo articolo “Privatizzare l’acqua?” ed avendo invitato gli amici a firmare per i referendum abrogativi dell’articolo 15 della  legge che corre sotto il nome di “decreto Ronchi”, ho pensato utile riportare a Lei ed ai Suoi lettori alcune riflessioni.

In via preliminare Le assicuro che non sono né di sinistra né ho orientamenti omosessuali visto che di questi tempi chi non è d’accordo con il governo viene spesso additato come di sinistra o addirittura indicato alla pubblica opinione come omosessuale (specialmente se cattolico); parimenti non ho intenzione di portare indietro le lancette degli orologi difendendo sprechi e clientelismi.

Semplicemente difendo il mio paese da comportamenti che ritengo dettati da interessi, nazionali e non, che propagandando le idee di efficienza ed efficacia tendono a lucrare sull’acquisizione e sulla gestione di beni e servizi, prima gestiti dallo stato nelle sue varie forme, con la politica dell’incremento ingiustificato di tariffe, tributi e contributi e l’assenza di investimenti.

D'altronde l’attività di privatizzare i profitti e socializzare le perdite è una caratteristica che il capitalismo italiano (ma anche europeo) ben conosce e pratica ed i contribuenti hanno imparato a riconoscere e pagare.

Come Lei ha riportato nel suo articolo il giudizio dell’antitrust è molto chiaro e coglie l’essenza del problema “. . . Rimane da chiarire chi sarà l’autorità che dovrà verificare e stabilire gli standard di qualità minimi essenziali e che vigilerà sulle tariffe . . . ”.

Mi permetto di aggiungere che non solo manca l’individuazione dell’autorità, ma manca anche la definizione degli standard di servizio e degli investimenti necessari alla ristrutturazione e rifacimento della rete idrica esistente.

Investimenti necessari e doverosi che non devono essere pagati con l’incremento delle tariffe; l’incremento delle tariffe deve servire a ripagare gli investimenti effettuati.

Per meglio chiarire ai lettori e ai furbetti: prima si investe, si migliora il servizio e poi si fanno gli aumenti sulle tariffe.

Come pure non sono definiti i limiti commerciali che questi “privati” dovrebbero esplicitamente avere, ad esempio in materia di esportazione od di distrazione nelle quote civili/agricole/industriali.

Come Lei ha riportato, “. . . e si teme che la lotta per il controllo delle fonti di approvvigionamento costituirà in futuro occasione di sempre maggiori conflitti . . .”; ha perfettamente ragione, solo che l’Italia è un crocevia di questi interessi perché è ricca di acqua.

Ci sembra ragionevole tutto questo?

E’ possibile che il legislatore permetta di appaltare un bene di questo tipo senza stabilire pesi e contrappesi che evitino gli abusi?

Mi chiedo e Le chiedo: è un comportamento di buon senso, un comportamento da “padre di famiglia” che dovrebbe guidare le azioni di ognuno di noi e a maggior ragione quelle del legislatore?

Se la risposta fosse, almeno, dubbiosa, possiamo avere il sospetto che tale legislazione sia stata dettata più da fortissimi interessi economici che da esigenze di bene comune?

Se a questo aggiungessimo l’evidenza empirica, ad esempio di quello che è successo nella regione Lazio, non dovremmo concludere che la materia dovrebbe essere affrontata in maniera più prudente?

Possiamo essere concordi che legiferare rinviando ad un momento successivo la definizione delle regole è un modo sbagliato di comportarsi?

Ecco è questo che non funziona ed è a questo quello a cui ci opponiamo.

Se poi gratta gratta vediamo quali sono le multinazionali coinvolte, ops! parlano una lingua neolatina, guarda caso la stessa di una compagnia aerea che sarà il maggior azionista della nostra compagnia di bandiera; ops! la stessa lingua a cui finanzieremo la costruzione di centrali nucleari; ops! la stessa lingua a cui gireremo una quota di south stream.

Insomma, una lingua assetata!

Grazie

                                                                                                                                Luigi Milanesi


Risponde Giovanni Martino

Gentile amico,

La ringraziamo per il Suo contributo: ogni critica è ben accetta.

Ci sfuggono, peraltro, le ragioni della Sua difesa preventiva.
Su Europa Oggi sono ammesse le critiche al Governo (non siamo l'Ufficio stampa di Palazzo Chigi).
E non ci sembra di lasciare intendere che sia omosessuale chi formuli tali critiche (anche perché non ci sogniamo di lanciare accuse di omosessualità a mo' di insulto). Così come ci sembra di poter annotare che tali accuse non sono diffuse neanche altrove, pur nell'imbarbarimento della polemica politica cui partecipano simpatizzanti ed oppositori del Governo.

Ribadiamo invece che le critiche alla presunta "privatizzazione" dell'acqua hanno, in larga misura, origine da interessi politici trasversali (partiti che non vogliono rinunciare al ricco piatto delle municipalizzate) o da pregiudizî ideologici. Si tratta di un giudizio di carattere generale: persone come Lei possono benissimo non riconoscervisi.
Il movente ideologico, in particolare, è prevalentemente di sinistra (ma non solo: anche l'estrema destra difende la centralità dello Stato). In ogni caso, se rileviamo un pregiudizio ideologico, non intendiamo squalificarlo come qualcosa di riprovevole; intendiamo semplicemente suggerire idee e prospettive diverse.

Venendo al merito del Suo intervento, mi sento di condividere larga parte delle Sue preoccupazioni.

Chiarire quale sarà l’Autorità di vigilanza, stabilire gli standard di qualità minimi essenziali, vigilare sulle tariffe, non sono aspetti secondarî, ma centrali. Aspetti che fanno la differenza tra una gestione efficiente e rispettosa dei cittadini ed una gestione di furbetti che vogliono arricchirsi.

Queste legittime preoccupazioni, però, non possono - a mio avviso - capovolgere l'ordine delle cose.

Ravvisiamo rischi nella gestione privata dell'acqua (o di altri beni di pubblico interesse)?
Preoccupiamoci di evitare tali rischi, ma non rinunciamo per questo ai principî di buona amministrazione e al rispetto degli spazî democratici: è meglio che lo Stato non si occupi direttamente della gestione di beni e servizî che non siano "pubblici" nell'accezione più rigorosa del termine, perché ciò costituisce un'invasione di campo ed una fonte di degenerazioni maggiori di quelle che si vogliono evitare.

Altrimenti, ci comporteremmo come quel padre che, per paura che la figlia incontri un cattivo marito,... le impedisce di sposarsi.

La cattiva prova dello statalismo era stata prevista dai pensatori più avveduti (Von Hayek, Popper, Sturzo, ecc.) ed è stata confermata dalla storia.
E non mi sembra che "l’evidenza empirica di quello che è successo nella regione Lazio" suggerisca il contrario. Che io sappia, la distribuzione dell'acqua in questa Regione (come nelle altre) è quasi interamente affidata a società per azioni le quali - al di là della veste giuridica - private non sono: si tratta di società a capitale prevalentemente pubblico, le cosiddette "municipalizzate", su cui il mio articolo si sofferma.
(Peraltro, il decreto Ronchi non chiude nemmeno la porta alle municipalizzate, le quali possono partecipare alle gare).

Ciò detto, rifiutare lo statalismo non significa - come ricordo nell'articolo sui beni pubblici - rinunciare ad invocare il prezioso ruolo di controllo delle istituzioni democratiche.

Il decreto era migliorabile? Senz'altro.

Ma se l'attesa dei decreti attuativi ci impone di sospendere un giudizio completo (io l'ho definito un passo nella giusta direzione), possiamo già adesso rilevare che i referendum non vogliono migliorarlo, ma vogliono buttar via il bambino con l'acqua sporca, lasciando le cose come stanno (male).

 

mandaci anche tu il tuo commento



Ricerca Avanzata
Aggiungi questo sito ai tuoi preferitiPreferiti
Imposta questa pagina come la tua home pageHomepage
Agorą
Lettere e Forum
Segnalazioni
Associazionismo
Comunicati
Formazione
Dagli Atenei
Orientamento
Lavoro
Concorsi
Orientamento
Impresa oggi
Link utili
Informazione
Associazionismo
Tempo libero
Utilitą varie
Link consigliati
Zenit.org
La nuova Bussola
   Quotidiana
Storia libera
Scienza e fede
Il Timone
Google
Bing
YouTube
meteo
mappe e itinerari
Google Maps e
  Street View
TuttoCittà Street
  View



Questo sito utilizza Mambo, un software libero rilasciato su licenza Gnu/Gpl.
© Miro International Pty Ltd 2000 - 2005