All’epoca del dibattito sui referendum abrogativi della legge sulla fecondazione artificiale, ci sforzavamo di segnalare quali erano i valori in gioco: la maternità/paternità è un desiderio legittimo, anche un “diritto” in senso lato; ma non un diritto assoluto, non può cioè infrangere altri diritti, come quelli del nascituro (che non è il mezzo per soddisfare aspirazioni).
Nei genitori che ignorano il senso delle leggi di natura, che considerano la tecnoscienza al servizio dei loro desideri, spesso c’è una tragica sottovalutazione delle conseguenze, la quale trasforma i desiderî in capricci.
Lo dimostra una cronaca “insospettabile", apparsa su la Repubblica (ed. locale di Torino) del 7-1-2010 con il titolo “Mamme dopo i 45 anni in aumento”.
Si sentono "mamme artificiali". Fantasticano, e qualche volta sognano, quella ragazza molto più giovane, forse più bella, certamente più povera che ha ‘donato´ – un eufemismo – i suoi ovociti perché loro potessero diventare madri quando la natura lo renderebbe difficile o impossibile.
(...) Marisa P., 47 anni, è una manager bancaria, gestisce patrimoni importanti. Separata da 9 anni, a 45 ha incontrato il suo nuovo compagno, ma il figlio così desiderato non poteva più arrivare. Quando è rientrata dal viaggio (per la donazione dell’ovocita, pratica vietata in Italia, ndr), nel suo caso a Bruxelles, ha chiamato le amiche, felice: «È tutto a posto, sono incinta, forse avrò due gemelli». Ma nessuno l´aveva avvertita che – alla sua età – problemi come il diabete o la preclampsia, possibili in qualsiasi gravidanza, diventano molto più probabili. E quando i medici le hanno detto che per parecchie settimane sarebbe stato meglio non lavorare è scoppiata in lacrime: «Non sono davvero i miei bambini, non sono pronta».