È indiscutibile che il livello medio dell'istruzione italiana non è mai stato invidiabile. Ma questo non è un fatto di cui una Nazione culturalmente aggressiva, critica e orgogliosa di sè dovrebbe ridere, anche se presentato a mo' di sketch per un pubblico affamato d'evasione spicciola e "senza pensieri".
Se in questa nostra Italia si vuole una democrazia sana, del popolo e per il popolo, quest'ultimo dovrebbe essere educato o, perlomeno, mantenuto ad un livello dignitoso di sapere, preservando spiragli di criticità. Come fa una mamma che, pur consentendo ad un figlio lo spazio di un’autonoma crescita intellettuale, non manca di biasimarne le idee "scandalose" per stimolare tale crescita.
Un’eccessiva indulgenza – o addirittura il compiacimento – verso il degrado della cultura può invece condurre ad una sorta di "blocco della maturità".
È quello che succede con le riproposizioni - da parte di alcuni programmi televisivi benedetti dall'alto - dei “provini” per accedere alla pubblica casa del Grande Fratello, che qualcuno vorrebbe essere lo specchio (deformato-deformante) della società italiana. Infatti, è diventato fenomeno, al tempo stesso commerciale e di costume, ridere e sorridere delle cristalline lacune - nozionistiche e d'amor proprio - dei candidati ai “reality”. Un esempio? L'ormai celebre "tallone d'Achille" scambiato per il "tallone da killer", e altre amenità che, invece di far sorridere, dovrebbero almeno imbronciare, e non poco, i responsabili dell'istruzione pubblica ed avviare una rapida analisi sulla qualità dell'istruzione obbligatoria nel nostro Paese.
Questi provini, però, non costituiscono solo il sintomo delle manchevolezze del nostro sistema educativo. Possono a loro volta diventarne causa.
I provini - che sarebbero da cassare e da mandare in soffitta con doppia mandata -, infatti, hanno una capillare diffusione grazie a social network e siti stile Youtube o Facebook, che li ripropongono all'infinito, rendendo ancora più nociva la diffusione di questa contro-cultura. Sì, esattamente "nociva" pare il termine più indicato.
Infatti in cuore nostro, ridendo di tali divertissements, possiamo sentirci tutti risollevati e autoassolti per il nostro non-leggere, non-interessarci a nulla tranne che al nostro orticello: la televisione sbatte in primo piano chi è più ignorante di noi (o, addirittura, come noi). A che serve, dunque, studiare, interessarsi e maturare uno spirito critico? C'è sempre chi sta peggio, in questa guerra tra spiriti poveri. E, per di più, è un “peggio” che viene ritratto come diffuso, innocuo, o addirittura chiave per il “successo”.
Dovremmo temere e ripudiare, in una democrazia sana, la sostituzione dell'uomo sapiens sapiens con un uomo mediocre, che schernisce e si schermisce dagli errori altrui, assolvendo così i propri.
La posizione che si tenta qui di spiegare non vuole esser né moralista né altro (lungi da chi scrive la venerazione per gli studiosi di professione e per gli intellettuali da salotto). Si vuole solamente considerare come sarebbe più opportuno piazzare a latere del palinsesto televisivo questi programmi d'intrattenimento, che violentano ripetutamente la lingua italiana e le più basilari nozioni di cultura, e che dovremmo considerare "per adulti", vista la notevole dose di senso critico che sarebbe necessaria alla loro visione.
La mediocrità al potere sarebbe davvero l'ultimo smacco per chi, proprio perché conosce la differenza tra il tallone d'Achille e quello “da killer”, al Grande Fratello non ci andrà mai (non avendone nemmeno l'ambizione). Reclamare – quando si viaggia per il mondo - dignità e rispetto per l’Italia diventerebbe una battaglia già persa tra le mura di casa.
Allora, per favore, riflettiamo e sorridiamo meno sulle nostre disgrazie e iniziamo a imbronciarci ed indignarci un po' di più.